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Libero Rassegna Stampa
26.02.2024 Non copiamo gli Usa
Commento di Daniele Capezzone

Testata: Libero
Data: 26 febbraio 2024
Pagina: 1
Autore: Daniele Capezzone
Titolo: «Delegittimare gli agenti fa solo aumentare criminalità e tensioni»

Riprendiamo da LIBERO di oggi 26/02/2024, a pag.1/5, con il titolo "Delegittimare gli agenti fa solo aumentare criminalità e tensioni", il commento di Daniele Capezzone.

Confessioni di un liberale. Daniele Capezzone al Caffè della Versiliana  Giovedì 14 luglio, ore 18:30 - Versiliana Festival
Daniele Capezzone

How Portland Became a Nightmare for Democrats - POLITICO
Scontri fra polizia e manifestanti Black Lives Matter. Negli Usa l'ordine pubblico è collassato a seguito della più grande campagna di delegittimazione delle forze dell'ordine, dopo l'uccisione di George Floyd. Vogliamo seguirne l'esempio (sbagliato)?

L’ala sinistra della politica americana (democratici molto radicalizzati, con amplissimo sostegno mediatico) ha coniato negli anni scorsi una campagna inquietante e uno slogan orrendo, che hanno prodotto guai inenarrabili: defund the police. Cioè, alla lettera, definanziare la polizia, spostare risorse destinate alle forze dell’ordine e indirizzarle altrove. La reale intenzione (che vedremo tra poco) era solo malamente celata da un po’ di fuffa sociologica, e cioè dalla richiesta di interventi di welfare, di assistenza, attinenti alla scuola e all’educazione, più una spolverata di “inclusion” e “diversity”. Come dire: per costruire sicurezza nei quartieri e nei territori servono in primo luogo interventi “sociali”.
Balle: dietro questa foglia di fico, c’era e c’è un’ostilità di fondo nei confronti delle forze dell’ordine, invariabilmente descritte come orientate alla repressione, alla brutalità, alla violenza.

LA PARTENZA

L’innesco fu offerto, nel maggio 2020, dalla vicenda – effettivamente orribile – di George Floyd, l’afroamericano morto a Minneapolis, nel Minnesota, a seguito dell’azione di quattro agenti che lo picchiarono e lo soffocarono. Un caso autentico di “police brutality”, quello. Ma non meno brutale fu la sequenza di manifestazioni targate “Black lives matter”, con la vera e propria messa a ferro e fuoco di numerose città americane.
Fu impressionante – per mesi – il senso di colpa dell’America bianca e moderata, che dedicò il suo tempo a scusarsi anche per colpe non commesse.
E non meno sensazionale fu il sostegno mediatico a manifestazioni che si facevano via via più violente: rimase leggendario un fermo immagine dell’inviato della Cnn in Wisconsin, durante furiose manifestazioni di sinistra, con sullo sfondo fuochi e immagini di guerriglia urbana, con il surreale sottotitolo che descriveva i fatti come “mostly peaceful”, prevalentemente pacifici.
Tra l’altro – paradosso nel paradosso – a essere così indulgenti ancora nel 2021, nel 2022 e nel 2023 verso questo tipo di atti di guerriglia erano gli stessi (politici e commentatori) che invece erano stati assolutamente indignati dopo la manifestazione pro Trump del 6 gennaio 2021 a Capitol Hill. Solita storia e consueto doppio standard: una piazza violenta o comunque agitata può diventare cosa buona o cosa cattiva, cosa civile o cosa incivile, cosa meritoria o cosa pericolosissima. E da che dipende? Elementare, Watson: da chi manifesta. Se i promotori sono nella lavagna dei “buoni”, degli “accettati”, degli “ammessi”, scatta il semaforo verde; se invece stanno dalla parte dei “cattivi”, dei “reietti, dei “malsopportati”, automaticamente il semaforo diventa rosso. Ma non divaghiamo e torniamo al punto.
Per due-tre anni le campagne di delegittimazione (più ancora che di materiale definanziamento) della polizia sono proseguite ottenendo non di rado anche provvedimenti in tal senso da parte di molte rilevanti città e singoli stati americani. Risultato? Un’autentica esplosione del crimine. Proprio a Minneapolis, ad esempio, nell’anno successivo alla morte di Floyd, si è registrato un aumento del 66% dei principali reati (omicidi, rapine, stupri, aggressioni), in coincidenza con la scelta “prudenziale” delle forze dell’ordine di essere meno presenti e meno attive nei quartieri ritenuti più caldi.
E sta di fatto che in una ventina tra le principali città americane il trend è stato del medesimo tipo: impennata del numero di reati, sparatorie continue, quartieri trasformati in terra di nessuno, commercianti terrorizzati, proprietà private vandalizzate, e così via.

SENZA AVVERSARI

Naturalmente – come gli apprendisti stregoni non avevano saputo prevedere – tutto ciò ha esacerbato la parte maggioritaria dell’opinione pubblica statunitense, e almeno dal 2022 in poi il tema della sicurezza è ridiventato cruciale negli Usa. E si può ben dire che, se Trump è oggi in clamoroso vantaggio, proprio la sicurezza (e l’immigrazione) sono due dei cavalli di battaglia su cui può contare in una corsa che pare inarrestabile. Sarebbe il caso che anche la nostra sinistra riflettesse su questa deriva. È saggio, davanti a forze dell’ordine italiane note per essere tra le più garantiste e prudenti al mondo, scatenare una campagna indiscriminata di colpevolizzazione? È intelligente farlo in un periodo in cui ci sono state più di mille manifestazioni, non tutte pacifiche né facili da gestire? È lungimirante farlo nel momento in cui – secondo tutti i sondaggi – la principale domanda dei cittadini ha proprio a che fare con la sicurezza? La sensazione è che la sinistra stia letteralmente andando contromano in autostrada. Quanto alla destra, farà bene a non lasciarsi intimidire. È giusto, anzi sacrosanto verificare che – nell’una o nell’altra circostanza – alcuni agenti non abbiano esagerato. Ma i cittadini chiedono sicurezza, e sarebbe paradossale mettere sotto pressione polizia e carabinieri, di fatto accettandone la delegittimazione, e contribuendo a far aumentare una già inquietante tendenza al disordine e all’insicurezza nelle nostre città.

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