La sinistra soffia sul fuoco della violenza Commento di Daniele Capezzone
Testata: Libero Data: 25 febbraio 2024 Pagina: 12 Autore: Daniele Capezzone Titolo: «La sinistra soffia sul fuoco della violenza»
Riprendiamo da LIBERO di oggi 25/02/2024, a pag.1/12, con il titolo "La sinistra soffia sul fuoco della violenza", il commento di Daniele Capezzone.
Daniele Capezzone
Non promette nulla di buono la campagna della sinistra politica e mediatica contro le forze dell’ordine. Per carità: può anche darsi che – in una circostanza o in un’altra, negli ultimi giorni – qualche agente abbia esagerato.
Sarà giusto, anzi sacrosanto, verificarlo e accertarlo.
Ma ciò che inquieta è per un verso il riflesso automatico di colpevolizzazione della polizia e per altro verso il tentativo di descrivere un’Italia in mano a un governo di fanatici autoritari. Elly Schlein, sfidando il ridicolo, ha parlato di un «clima di repressione»; il suo alleato Nicola Fratoianni ha proposto «scorte democratiche» allo scopo di proteggere i manifestanti dalle forze dell’ordine.
Su Repubblica, Massimo Giannini, aspirante staffetta partigiana, già vede – cito fior da fiore – «crudelitas» e non «pietas»; spiega che le forze dell’ordine «respirano l’aria che tira»; denuncia nientemeno che un «totalitarismo soft», la «capocrazia», la «repressione»; gran finale con Orban e, «spingendo la notte più in là», con Putin. Alé.
Sulla Stampa, perfino il solitamente acuto e ragionevole Mattia Feltri, ieri non sorretto nemmeno da un filo di ironia, invita i giovani italiani ad andarsene, non senza aver lasciato a verbale questo passaggio: «Bisognerebbe insorgere contro un governo che si diverte a menare e incarcerare i nostri figli con la boriosa pretesa di raddrizzarli».
Sia detto con rispetto di tutti: ma dove vivono? Che Italia descrivono? E soprattutto: perché si sta cercando – immagino involontariamente – di incendiare il clima?
Qui a Libero riteniamo sacro il free speech in ogni sua manifestazione: libertà di pensiero, di parola, di espressione, di manifestazione. In primo luogo verso le opinioni più lontane dalla nostra.
Ma ognuno di noi sa bene cosa accadrebbe – nelle maggiori capitali occidentali – in presenza di cortei non autorizzati né preannunciati, o in presenza di improvvise deviazioni del percorso verso una sinagoga o un consolato americano, o in presenza (i video bisogna guardarli integralmente: non solo nelle parti più comode per il proprio ragionamento) di manifestanti che insultano i poliziotti (“Sbirri di merda”), o che tentano di toglier loro lo scudo, scalciano, forzano i blocchi.
CLIMA DA ANNI SETTANTA
Diciamolo quando mancano ancora 105 lunghissimi giorni alle elezioni europee del 9 giugno: se qualcuno a sinistra pensa di procedere così, tra assalti alle sedi Rai, manifestazioni con slogan anti-israeliani (per non dire anti-semiti), insulti e offese alle forze dell’ordine, roghi di manichini raffiguranti gli avversari politici, ricerca sistematica del contatto fisico, l’esito è purtroppo scritto. Così rischiamo tutti di farci male, molto male. Ed è semplicemente irresponsabile che, senza alcuna valida ragione, si cerchi di ricreare un clima da anni Settanta, di contrapposizioni violente e avvelenate, di scontro nelle piazze.
Il primo compito di un’opposizione sarebbe quello di indicare uno sbocco e una prospettiva, un percorso, degli obiettivi. Se invece ci si affida solo a un’escalation scomposta nelle parole e nelle azioni, com’è accaduto perfino a un vecchio comunista come Vincenzo De Luca, che certe cose dovrebbe saperle, allora vuol dire che si sta scegliendo una scommessa ad altissimo rischio.
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