Riprendiamo da LIBERO di oggi, 04/02/2024, a pag.1 con il titolo "La passione di Barbero per i centri sociali che menano i poliziotti: sono una ricchezza", il commento di Lorenzo Mottola.
Lorenzo Mottola
Lo storico Alessandro Barbero, l'anno scorso a conferenza contro il capitalismo in compagnia di personaggi comunisti e putiniani. Eppure il quotidiano La Stampa continua a elogiarlo.
Al grido di «no alla violenza» hanno festeggiato il Primo maggio 2022 lanciandosi per i portici di Torino armati di spranghe all’inseguimento di un gruppo di poliziotti, ferendone diversi. Poi hanno cercato di sfondare i cordoni disposti dalle forze dell’ordine, sempre a bastonate, per raggiungere il “palco autorità” e, presumibilmente, regolare a mazzate i conti anche con le suddette autorità, ovvero sindaco, governatore e sindacalisti vari. Parliamo di quei bravi ragazzi del Centro Sociale Askatasuna.
Quelli cui il Partito Democratico ha deciso di donare la sede, che attualmente occupano abusivamente, perché possano continuare a gestire le loro preziose attività, per esempio organizzare “pacifici” cortei No Tave contro Israele. Quelli per cui certi intellettuali di sinistra stravedono, come dimostra l’ultima intervista di Alessandro Barbero, celebre storico medievista, principe dei podcast e delle comparsate tv, oltre che ex tesserato del Pci.
Forse preoccupato all’idea di essere scavalcato a sinistra da Giovanni De Luna - ex Lotta Continua - nella scuderia degli studiosi della Stampa, la rockstar della divulgazione ha rilasciato un’intervista al quotidiano di casa Gedi spiegando che «quello che si sta cercando di fare con Askatasuna è il fondamento della democrazia (...) il centro sociale compie tante attività importanti per il quartiere. Forse prima non era un bene comune in senso tecnico-giuridico, ora lo diventerà: non ci vedo dei problemi, anzi un’opportunità di incontro da cogliere». Incontri importanti come, per esempio, quelli con i poliziotti che cercano di prendere democraticamente a calci. Spiega Barbero che i centri sociali «forse spaventano qualcuno, molta gente non si sognerebbe mai di metterci piede, ma sono una ricchezza delle nostre città: favoriscono incontri tra pensieri diversi, anche distanti tra loro». Il problema è che quando incontrano qualcuno che la pensa diversamente, di norma quest’ultimo rischia di finire in ospedale.
L’amore di Barbero per i centri sociali, comunque, ha un’origine precisa.
Fresco di ritiro dall’attività accademica, lo storico pensionato sta vivendo una seconda adolescenza particolarmente turbolenta. Ha scelto di avventurarsi in una sorta di un tour delle case occupate. E pare sia frutto di un preciso schema politico. «Sono sempre stato orgogliosamente di sinistra e continuo a esserlo», aveva detto qualche anno fa. «Mala sinistra, oggi, è rimasta ingabbiata nel mondo intellettuale e nei salotti borghesi: non è più radicata, come un tempo, tra le fasce popolari». E così ecco la sua svolta popolare. Il 25 febbraio terrà una conferenza al Leoncavallo di Milano, messa in agenda tra un concerto tecno di “Pablito il Drito” e la solita serata antiproibizionista con tributo a Bob Marley e fogliolona di marijuana proiettata sui muri. «Io sono borghese, e sono stato un ragazzino timido e rispettoso delle regole - continua il professore -. Forse quello non è il mio ambiente naturale, ma mi sono trovato a poter chiacchierare con la loro massima disponibilità di fronte a platee enormi di giovani e non giovani, affamati di dialogo e discussione». Affamati di tante cose, per esempio di bravi avvocati. Sono ben dodici gli esponenti dell’Askatasuna che per i fatti di cui parlavamo primo maggio a Torino - rischiano di finire dietro le sbarre. Ma Barbero se la cava con un «le responsabilità sono individuali» e sull’occupazione bisogna «affrontare l’illegalità in modo illuminato». Che ovviamente significa non affrontarla. Il tutto perla gioia dei sindacati di polizia, che ovviamente protestano. Ma Barbero sa bene da che parte stare. Da qui il sospetto malizioso: qualcuno dopo la pensione è a caccia di candidature? Chi vivrà...
Per inviare a Libero la propria opinione, telefonare: 02/99966200, oppure cliccare sulla e-mail sottostante