Dall'UNRWA al Tribunale Internazionale, l'Onu è sempre dalla parte di Hamas
Sono passati quasi quattro mesi da quando delle orde di militanti sanguinari di Hamas si sono scagliate contro i pacifici kibbutzim nei dintorni della Striscia di Gaza. Sono trascorsi più di cento giorni da quando il governo israeliano ha diffuso le immagini delle atrocità commesse il 7 ottobre, scattate dagli stessi perpetratori; a questo scopo sono state organizzate delle sessioni speciali sia presso la sede dell'ONU che in diversi parlamenti tra cui quello francese. Ci saremmo aspettati la repulsione, l’orrore, le condanne unanimi. Ne abbiamo avuto alcune, ma pochissime. Soprattutto abbiamo avuto la presa di posizione del Segretario Generale delle Nazioni Unite, che si è affrettato a trovare una timida giustificazione per le azioni di quell'organizzazione terroristica che è Hamas. Ne sono seguite delle altre. I movimenti femministi sono rimasti a lungo in silenzio di fronte alle testimonianze della barbarie degli stupri commessi quel giorno. La risposta di Israele, d’altro canto, non è stata accolta con la stessa clemenza. Indifferenti al destino dei civili israeliani, tra cui dei bambini assassinati, come alla sorte di coloro che erano stati portati con la forza a Gaza e imprigionati in condizioni disumane, milioni di uomini hanno marciato da Londra a Parigi o a New York per pretendere la cessazione incondizionata dell’offensiva dell’IDF. Le testimonianze dei primi ostaggi rilasciati e le conseguenze che portavano sui loro corpi non sono riuscite a commuovere i decisori occidentali. Il loro destino, e quello degli sfortunati uomini e delle sfortunate donne tuttora detenuti nei sinistri corridoi sotterranei di Hamas, hanno scarso peso rispetto alle “sofferenze del popolo palestinese.” Il Sudafrica chiede alla Corte Internazionale di Giustizia di condannare lo Stato ebraico per “genocidio.” Il che è comunque curioso se si considera che, secondo lo stesso Hamas, la guerra ha provocato 25.000 vittime, tra civili e combattenti. Sappiamo che nella Striscia di Gaza ci sono più di due milioni di abitanti. In queste condizioni Hamas ha capito che era giunto il momento di presentare la sua versione dei fatti. Da qui la pubblicazione di un incredibile opuscolo da parte dell'Hamas Media Office – l'ufficio di propaganda dell'organizzazione e intitolato “Operazione Diluvio Al Aksa(1)” Ecco un estratto: “Evitare danni ai civili, in particolare ai bambini, alle donne ed agli anziani, è un impegno religioso e morale di tutti i combattenti delle Brigate Al-Qassam. Noi ribadiamo che la resistenza palestinese ha dato prova di una assoluta disciplina e di un impegno nei confronti dei valori islamici durante l’operazione e che i combattenti palestinesi hanno preso di mira solo i soldati occupanti e coloro che trasportavano armi contro il nostro popolo. Nel frattempo, i combattenti palestinesi hanno cercato di evitare di nuocere ai civili, anche se la resistenza non possiede armi di precisione. Inoltre, se si è verificato un caso in cui sono stati colpiti dei civili, ciò è accaduto accidentalmente e durante lo scontro con le forze di occupazione.” Ahimè, saranno solo in troppi a crederci.