Difesa di Israele sulle accuse di genocidio Commento di Fiamma Nirenstein
Testata: Il Giornale Data: 11 gennaio 2024 Pagina: 12 Autore: Fiamma Nirenstein Titolo: «Difesa di Israele sulle accuse di genocidio»
Riprendiamo dal GIORNALE di oggi 11/01/2024 a pag.12 il commento di Fiamma Nirenstein con il titolo:"Difesa di Israele sulle accuse di genocidio"
Durban: nel 2001 la conferenza ONU contro il razzismo si trasformò in una conferenza razzista contro Israele
È un bel palazzo gotico quello che all’Aia ospiterà da oggi per due giorni l’accusa di “genocidio” che il Sud Africa ha sollevato presso l’ICJ (international Court of Justice da non confondere con l’ICC, International Criminal Court) contro di Israele. L’intento del Sud Africa è fermare l’azione militare di Israele, sostenendo che la guerra è combattuta con intenzioni genocide. Ci vorranno alcune settimane perché la Corte dia un parere, e poi un seguito di mesi nel merito delle singole accuse e la competenza della Corte. L’evento di oggi è ironico, interessante, e molto allarmante e triste dal punto di vista della cultura mondiale. Ironico: perché il termine genocidio è stato coniato nel 1944 da un avvocato ebreo Raphael Lemkin per definire le atrocità e le intenzioni naziste. Nel 1948 la corte fu creata su questa ispirazione, e ecco che la “nazificazione” di Israele”, una base dell’antisemitismo contemporaneo come dice il grande storico Robert Wistrich, appare in tutta la sua forza mentre Israele si batte per la vita. Interessante, perché sulle sedie degli imputati invece di Israele dovrebbe palesemente esserci chi ha espresso e messo in atto ultimamente intenzioni genocide: ovvero, Hamas che nella sua Carta chiama ad uccidere tutti gli ebrei, e lo fa, indistintamente nella pratica terrorista. Allarmante: perché denuncia una grande confusione cognitiva che sotto l’egida degli “oppressi contro gli oppressori” ignora la storia: solo tre mesi fa abbiamo avuto nel Paese accusato una strage inenarrabile di bambini e famiglie al grido “Yehud Yehud” (ebreo, ebreo) con intenti genocidi. Israele sta ancora raccogliendo i resti della strage mentre combatte due guerre di sopravvivenza: una per sconfiggere a Gaza l’esercito terrorista del 7 di ottobre; l’altra per strappargli i poveri 136 ostaggi, anche loro solo “ebrei”. Tutto questo è quasi inesistente nella memoria di più di 80 pagine presentata all’ICJ. Da stamani essa è vagliata da 15 giudici all’Aia. Il tribunale è incaricato dall’ONU, i giudici, fra cui Aharon Barak sono di alto livello, fra di loro siedono gli americani, i francesi, tutti gli occidentali vantano un giudiziario libero; ma ci sono anche Russia, Cina, Somalia, Uganda, Libano, Paesi in cui si può supporre il legame fra giudiziario e politico. L’accusa di genocidio a Israele è un’aggressione politica, negli anni, Israele ha sempre cercato un compromesso coi palestinesi, (i processi e gli accordi di Madrid, Camp David, Oslo…), le guerre sono state di difesa, lo sgombero di Gaza come altri, dimostra la speranza nella convivenza che è sempre stata nel sionismo. I numeri dei morti civili a Gaza purtroppo sono alti, ma innanzitutto sono forniti dal governo di Gaza, lo stesso che ha organizzato le atrocità del 7 ottobre, difficile fidarsi; dei circa 15mila membri dell’esercito di Hamas sembra che circa 8000 siano stati uccisi in battaglia, e che sia alto, come si è visto dall’episodio dell’ospedale colpito dal missile palestinese, sono frequenti i lanci sbagliati. Soprattutto il terreno è una fortezza in cui le strutture civili sono casematte e la popolazione è usata come scudo di difesa. Israele ha cercato con volantini di indurre i cittadini a sgomberare, e ha fornito gli aiuti umanitari richiesti. Il Sud Africa porta affermazioni di alcuni politici che annunciavano incaute intenzioni di radere al suolo Gaza, poi però modificate con l’intenzione di cancellare Hamas. Durante questo giovedì si discuteranno le accuse, e venerdì parlerà l’avvocato inglese Malcolm Show in difesa di Israele. Ma già un’accusa tanto cruda invoca la delegittimazione dell’esistenza stessa dello Stato Ebraico, quella che “From the river to the sea”, dal fiume al mare, chiede l’obliterazione degli ebrei. Se, la Corte accettasse la richiesta sudafricana, la prima conseguenza sarebbe l’imposizione a Israele di fermare la guerra a Hamas. In seguito a un “no”, potrebbe essere convocato il Consiglio di Sicurezza. Sarebbe una sconfitta penosa del buon senso, del prestigio stesso dell’ICJ e del diritto all’autodifesa dal terrorismo.
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