Dopo essere volato ad Abu Dhabi e Riad ed essere stato accolto da 21 salve di cannone e pattuglie acrobatiche che disegnavano il tricolore russo in cielo, Vladimir Putin riceve a Mosca il principale fiancheggiatore di Hamas. L’atmosfera del vertice è rilassata. Il leader del Cremlino parla della sua visita lampo di mercoledì nella Penisola Arabica e scherza: «Ieri ero nella regione vicina. Sarei voluto atterrare a Teheran e incontrarvi direttamente lì. Ma mi hanno detto che era già pronto per volare a Mosca». Il presidente iraniano Ebrahim Raisi raccoglie la provocazione dicendosi pronto a ospitarlo e Putin promette di «approfittare sicuramente» dell’invito. Un siparietto rilanciato da tutte le tv russe che irriterà inevitabilmente Israele.
Come se non bastasse, quando Raisi parla di «genocidio e crimini contro l’umanità a Gaza», «crimini sostenuti dagli Stati Uniti, così come dai Paesi occidentali», “Putin d’Arabia” non solo annuisce, ma rilancia: la vista dei bambini sofferenti e insanguinati a Gaza, dice con ipocrita retorica, fa «venire le lacrime agli occhi». Il presidente russo non perde poi occasione per accusare ripetutamente l’Occidente di doppi standard per la sua condanna dell’offensiva russa contro Kiev, mentre tace dei raid israeliani nella Striscia di Gaza. I due leader discutono anche dell’imminente accordo sulla creazione di una zona di libero scambio tra l’Iran e l’Unione economica eurasiatica guidata da Mosca che riunisce le ex Repubbliche sovietiche, nonché del corridoio di trasporto ferroviario Nord-Sud. Tacciono, invece, perlomeno a favor di telecamera, della sempre più stretta cooperazione militare che «preoccupa» gli Stati Uniti. Nessuno conferma l’indiscrezione pubblicata da T-Invariant: a Togliatti, invece che auto Zhiguli, verranno assemblati i droni kamikaze iraniani Shahed, già ampiamente utilizzati contro Kiev.
In giornata, Putin trova anche il tempo per partecipare al forum “La Russia chiama” e incontrare il principe ereditario dell’Oman Ziyazin bin Haitham Al Said che dice di «condividere la necessità di porre fine all’attuale ordine mondiale ingiusto e al dominio dell’Occidente ». Stesso tenore dei colloqui del giorno prima con lo sceicco emiratino Mohammed bin Zayed Al Nahyan e con il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman. Una fitta girandola diplomaticaper ritagliarsi una parte negli sforzi di mediazione in Medio Oriente a fronte di quello che definisce «fallimento della diplomazia statunitense ». Difficile, vista la distanza ormai incolmabile con Israele.
Ma dalle parole passa subito ai fatti. Insieme agli Emirati Arabi Uniti e alla Cina, la Russia convoca una riunione urgente del Consiglio di Sicurezza dell’Onu che si terrà oggi. Sarà anche l’occasione per presentare un rapporto da parte del Segretario generale Antonio Guterres che, per la prima volta dalla sua investitura, ha fatto ricorso all’articolo 99 della Carta delle Nazioni Unite per «invocare un urgente cessate il fuoco» e così «scongiurare il drammatico collasso del sistema umanitario» a Gaza. Una manovra a tenaglia, coordinata da Mosca, Pechino e, in rappresentanza dei Paesi arabi, da Abu Dhabi, per forzare la mano a Israele