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Libero Rassegna Stampa
21.11.2023 In difesa delle donne nelle piazze, ma alleati con chi le odia
Commento di Pietro Senaldi

Testata: Libero
Data: 21 novembre 2023
Pagina: 10
Autore: Pietro Senaldi
Titolo: «Femministe in cortocircuito»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 21/11/2023, a pag.10, con il titolo 'Femministe in cortocircuito' il commento di Pietro Senaldi.

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Pietro Senaldi

Ora le femministe scendono in piazza per difendere i nemici dei diritti  civili - ilGiornale.it

«Mi sembra una falsa un po’ cagna, eh sì, tu hai creduto che fossero killer». «Chiamo un’altra bitch (si dice così puttana, in inglese) perché la mia bitch è lesbica». «È una troia, ti fa le fusa». Con questi alti versi il cantante Sfera Ebbasta sta sbancando: in un giorno i dodici brani del suo nuovo album hanno conquistato i primi dodici posti della classifica di Spotify, ciascuno scaricato almeno un milione di volte. «Se ogni cosa che ho di noi sparirà, eh lo so che ti amo, ma ti ammazzerò»: questi invece sono Irama & Rkomi. Il loro antesignano è Fedez, oggi convertito, paladino della causa arcobaleno confuso tra Chiara Ferragni e Rosa Chemical, l’odio verso la destra, da Fdi alla Lega, come unica stella polare, che per avere successo cantava «come il crimine, senza regole, come le ragazze col grilletto facile, entriamo senza pagare; tu eri bravo a scuola, poi il mondo del lavoro ha mentito alla tua laurea e ai miei sogni ha mantenuto la parola». Con questa musica è cresciuta la generazione di Filippo Torretta e sta crescendo quella dei suoi fratelli minori. Eppure la colpa dei femminicidi in Italia, in costante calo e sotto la media europea, per le femministe di “Non una di meno” - nobili principi e scopi, pessimi interpreti e strategie- che sfileranno sabato in piazza è del primo governo retto da una donna; perché è di destra e quindi per sua natura patriarcale, anche se non c’è nessuno studio che dimostri che una persona, maschio o femmina, sia più violenta o meno a seconda del partito che vota. La deputata leghista Laura Ravetto ha presentato una proposta di legge che prevede l’obbligo di insegnare il rispetto per le donne nell’ora di educazione civica, ma la sinistra si è opposta perché ritiene prioritario spingere sui temi del libero orientamento sessuale. È probabile che Meloni e Schlein, sulla scorta dell’assassinio di Giulia, trovino un accordo per inserire nelle scuole uno spazio contro i femminicidi, ma quante ore servono per azzerare gli insegnamenti dei rapper di cui sopra, che bombardano i nostri ragazzi con testi osceni e violenti tutti i pomeriggi senza che nessuno fiati? «La nostra è fiction, non siate superficiali», si difendono i trapper, con più vigliaccheria che leggerezza. 

VIOLENZA E COLONNE SONORE Ma da noi conta solo la politica, che strumentalizza le vittime, senza riguardo né per le donne né per gli uomini, tutti presunti criminali e comunque colpevoli di appartenere a un genere che ha dominato il mondo e tutte le società, inutile nasconderlo, grazie alla violenza, di cui però l’uomo, storia e statistiche alla mano, è la prima vittima. «Le ragazze sono grandi fiori, profumati di fragilità, ma in amore sono grandi querce. L’audacia le riscatta sempre, non le fa crollare mai. E qui dall’altra parte siamo noi, violenti e impacciati, convinti e indaffarati, che non ne veniamo mai a capo» cantava qualche anno fa Edoardo Bennato. Le radio che dispensano sermoni sull’aggressività di pochi per cui dobbiamo tutti dichiararci colpevoli però preferiscono passare «Ragazzo di destra, tutto solo nel tuo bomberino, posa il manganello. Ti difenderò con il tirapugni d’oro e mi darai un figlio naturale la notte di Natale» degli altre volte bravissimi Colapesce e Dimartino, quelli del «facile giudicare, senza la tua squadra tu chi sei?». Forse i dee-jay del momento pensano sia un testo più inclusivo. Questi sono i modelli dei giovani e questo è quello che si sentono dire riguardo ai sentimenti che vivono per la prima volta. Ciononostante i giovani di oggi uccidono meno le loro compagne rispetto ai loro padri e ai loro nonni, che crescevano con «Sono un ragazzo fortunato» di Jovanotti o, prima, «Ti amo» di Umberto Tozzi. Decine di psicologi in televisione spiegano che i giovani oggi sono violenti - forse si sono scordati quelli di ieri, che prima di far carriera tiravano chiavi inglesi in testa ai coetanei per strada, ma lì c’era la giustificazione ideologica e allora andava bene - perché, viziati dai genitori, non sanno reggere le frustrazioni e i no. I loro genitori, cresciuti da genitori assenti, erano violenti per questo senza neppure conoscere il motivo della rabbia che gli cresceva dentro. 

TRANSFEMMINISTE Certo, a disorientare ancora di più le nuove generazioni sono le pasionarie, si definiscono transfemministe ingovernabili, che sfileranno sabato prossimo, formalmente per le donne, sostanzialmente contro una donna, Giorgia Meloni. Su loro sito internet, in bella mostra, c’è l’annuncio del corteo contro la società patriarcale e, a fianco, la scritta «Palestina libera». Lo pensa anche Rula Jebreal, palestinese di Manhattan, che sta con Gaza e con le donne, che è un po’ come dire di stare allo stesso tempo con Nerone e con i cristiani. Lei, come le altre, addebita all’Italia i crimini di Filippo Torretta e difende gli stupratori di Hamas, che hanno portato in giro per la città i corpi nudi di ragazze stuprate e straziati come fossero trofei. Tanto erano ebree, naziste per chi la pensa come Rula. Quanta malafede, o cecità, ci vuole per non capire che la morte di Giulia è figlia di un male individuale e che invece lo scempio delle ragazze del rave è il portato di una cultura intrinsecamente violenta e misogena, che mette il velo alle proprie donne e sgozza quelle altrui, dopo averle violentate? A Gaza oltre la metà delle donne dichiara di aver subito violenza dal marito, il che significa che, se si sentissero libero di parlare, lo confesserebbero tutte o quasi. Una su tre si sposa prima dei diciotto anni, tutte devono avere il permesso per uscire dalla città e in tribunale la loro opinione vale la metà di quella di un uomo. Ma questo per chi, sabato, sfilerà contro il maschio bianco occidentale più una donna al comando, non conta. Il patriarcato, se islamico o se è celebrato da un rapper tatuato e anti-leghista, non è un male; anzi, può diventare un’ottima colonna sonora.

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