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Libero Rassegna Stampa
12.11.2023 Alleanza sciiti e sunniti
Commento di Andrea Morigi

Testata: Libero
Data: 12 novembre 2023
Pagina: 8
Autore: Andrea Morigi
Titolo: «Vertice arabo-islamico a Riad»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 12/11/2023, a pag.8 con il titolo "Vertice arabo-islamico a Riad", il commento di Andrea Morigi.

Princìpi non negoziabili» e Destra -
Andrea Morigi

Cartoonist Gary Varvel: Iran's hand in Hamas

Un primo risultato dal vertice di Riad, in Arabia Saudita, Hamas- e per suo tramite i Fratelli Musulmani- lo ha già ottenuto: il coagulo dell’internazionale islamica, capace di superare almeno temporaneamente le proprie secolari divisioni in nome della lotta contro il comune nemico sionista. Alla vigilia di una sconfitta militare, i terroristi riescono a ottenere una vittoria politica. Ma è la Cina comunista ad aver mediato l’incontro a tu per tu fra il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman e il presidente dell’Iran Ebrahim Raisi al summit sul conflitto in Medio Oriente. Per i media iraniani, i due hanno elencato «10 soluzioni per il popolo palestinese» e Raisi ha auspicato la fine degli attacchi a Gaza, la revoca «dell’assedio israeliano» attraverso la riapertura del valico di Rafah con l'Egitto e il ritiro «dell’esercito sionista» dall'exclave palestinese. 

L’EMBARGO NEGATO Il contenuto dei colloqui bilaterali rimane quasi secondario rispetto all’accelerazione della convergenza fra sunniti e sciiti. I due Paesi hanno ristabilito le relazioni diplomatiche lo scorso marzo. L’intesa, propone Raisi, può procedere sul doppio binario delle sanzioni: da un lato il boicottaggio economico e dall’altro l’embargo petrolifero e sulle materie prime per strangolare lo Stato ebraico. Gli altri partecipanti al summit tuttavia non ci stanno e ci si deve limitare a una generica condanna. «Non c’è altra via che resistere a Israele, baciamo le mani a Hamas per la sua resistenza contro Israele», ha detto il presidente della Repubblica Islamica al vertice congiunto dell'Organizzazione perla cooperazione islamica e della Lega Araba a Riad. Coglie la palla al balzo il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, che chiede un’indagine dell’Aiea sugli armamenti nucleari israeliani. Ma nemmeno su quest’ultima proposta si trova consenso. Le pacche sulle spalle fra MbS e il dittatore siriano Bashar Assad mostrano un clima di apparente concordia. Dopo anni di appoggio a fazioni di ribelli contro il regime di Damasco, anche i sovrani wahhabiti valutano la convenienza della realpolitik, in un quadro di sostanziale similitudine fra regimi sanguinari. Dopo anni di isolamento, ora Teheran tenta di andare all’incasso per aver resistito dal 1979 contro il Grande Satana, gli Usa, e aver contrattaccato sostenendo la guerra santa di Hamas, superando le divisioni confessionali. Ieri, dopo 44 anni di gelo, il generale Abdel Fattah Al Sisi, presidente egiziano, ha incontrato il suo omologo iraniano, il quale ormai può permettersi di affermare: «Basta parole. Oggi è il giorno dell’azione» e di esortare «l’intero mondo islamico» affinché sia «unito e attraverso questa unità possiamo risolvere il problema», in modo che «alla fine di questo vertice si arrivi a una soluzione a beneficio del popolo palestinese». Accusa poi gli Stati Uniti di aver «aperto la strada affinché Israele uccida e bombardi di più». A parole gli danno tutti ragione. L’obiettivo propagandistico è di ribaltare i piani, facendo apparire gli aggressori jihadisti come vittime di un attacco da parte degli ebrei, dimenticando il diritto di questi ultimi non solo a rispondere al fuoco, ma anche a punire i responsabili dello sterminio di innocenti colpevoli solo di essere israeliani. Nella dichiarazione finale del vertice congiunto chiedono infatti al Consiglio di Sicurezza dell’Onu «una risoluzione decisiva e vincolante» per fermare «l’aggressione» di Israele a Gaza. Nel documento i leader arabi e musulmani respingono le «giustificazioni» israeliane di «autodifesa» e chiedono la sospensione immediata delle azioni belliche contro Hamas. Anzi, chiedono che la Striscia di Gaza non sia più separata dalla Cisgiordania in un ipotetico futuro Stato palestinese. 

COME MAOMETTO Tanto per loro l’entità sionista va cancellata. Anche sulla questione degli ostagginelle mani di Hamas e dei civili palestinesi utilizzati come scudi umani prevale il pragmatismo che ricalcale imprese del profeta dell’islam, il quale, ricorda Luca Montecchi nel suo recente Maometto. L’anno dell’Égira (Bolis, 2023), mise in atto lo «smantellamento, fino alla cancellazione dei Giudei medinesi, una comunità - presente da cinque secoli, quando la città si chiamava Yatrib- saldamente ancorata al credo di Mosè, e perciò giudicata inaffidabile e recalcitrante: incompatibile col popolo del Corano». Sono cambiati i mezzi, non i fini, rispetto a quindici secoli fa. Tecnologie e risorse sono enormemente superiori rispetto ad allora. Benché sia ancora utopica la formazione di una legione araba che muova alla conquista di Gerusalemme.

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