All'ONU gli ebrei con le stelle gialle
Diario di guerra di Deborah Fait
L'ambasciatore Gilad Erdan all'Onu
«Alcuni di voi non hanno imparato nulla negli ultimi 80 anni. Alcuni di voi hanno dimenticato perché è stato creato questo organismo. Da oggi in poi, ogni volta che guarderete me ricorderete cosa significa rimanere in silenzio davanti al Male. Come i miei nonni e come i nonni di milioni di ebrei, io e il mio team da ora in poi indosseremo le stelle gialle. Le indosseremo finché non vi sveglierete e condannerete le atrocità di Hamas». Queste le parole di Gilad Erdan, ambasciatore di Israele all’ONU, davanti all’assemblea riunita. Un gesto forte, di grande impatto emotivo. Una dolorosa accusa alle Nazioni Unite che ancora non hanno condannato le atrocità commesse da Hamas il 7 ottobre, il Sabato Nero. Ieri Zaka, l’organizzazione israeliana che raccoglie le spoglie delle vittime del terrorismo per ricomporle, ha trovato la testa di Shanì Louk, una ragazza israeliana di origine tedesca che era andata al Festival della musica nel deserto del Negev. Aveva 22 anni, era una che credeva nella pace, è stata catturata dai satanisti insieme a altri 260 ragazzi, stuprata, ammazzata e decapitata.
L’orrore ha raggiunto il massimo della sopportazione umana quando è stato trovato il corpicino di un bambino bruciato nel forno di casa.
Tutto il mondo conosce ormai i crimini di cui si sono macchiati i palestinesi di Hamas, tutto il mondo ha sentito, ha visto, perché Israele per la prima volta ha permesso che fossero rese pubbliche le immagini infernali girate dagli stessi terroristi. Terroristi, si può ancora chiamarli tali? A mio parere è un termine troppo civile per essere abbinato a dei demoni assetati di sangue ebraico. Non esiste una parola adatta. I terroristi ammazzano, si, mettono bombe, è vero, accoltellano, giusto. Ma questi di Gaza hanno fatto di più, sono andati oltre, hanno squartato, hanno bruciato le persone vive, hanno tagliato il ventre a una donna incinta mentre era viva e hanno decapitato il bambino. Hanno dato fuoco a un papà legato a suo figlio. No, bisogna trovare un’altra parola per poter definire questi mostri. Bisogna inventarla ma la fantasia delle persone normali non arriva così lontano, non riesce ad addentrarsi negli antri dell’inferno.
L’islam vuole divorare la nostra civiltà, pezzo per pezzo, incominciando da Israele e poi continuando con il resto del mondo occidentale. Guardando le manifestazioni aberranti di questi giorni ho pensato che se lo meriterebbero, avere l’islam in casa sarebbe la giusta punizione per tutti quegli invasati che urlavano per le strade e le piazze di Roma, Milano, Parigi, New York, Los Angeles. Il 7 ottobre ha fatto sì che cadessero molte maschere e che quelli che coltivavano il loro personale odio antisemita nell’intimità della loro sporca coscienza, si sentissero finalmente liberi di esprimerlo pubblicamente. I demoni avevano sgozzato degli ebrei, finalmente! Che liberazione poter gioire prendendo le parti di Hamas, urlando che non sono terroristi ma liberatori…non si sa di cosa. Che goduria poter gridare “Israele nazista” non solo nei centri sociali o nelle moschee ma nelle piazze, sotto monumenti che parlano della bellezza e la civiltà dell’Italia. Povera Italia, ridotta a un grande shuk, con indemoniati avvolti nella kefiah, vestiti con palandrane informi, sventolando bandiere rosse e bandiere di uno stato che non esiste. Oriana Fallaci, che aveva previsto tutto, diceva “Diventeremo Eurabia. Il nemico è in casa nostra e non vuole dialogare”. Altro che non dialogare, il nemico ci vuole incatenare alle sue regole barbare, ci vuole annientare, vuole rendere le piazze, le belle piazze italiane, dove c’è sempre una fontana o un monumento, a una cloaca, una lercia cloaca.
Eppure la gente, resa eccitata dal sangue degli ebrei, le ha invase quelle piazze, violentando la loro bellezza, per gridare il suo odio verso il popolo ebraico.
Deborah Fait