Oggi la Germania nazista non potrebbe essere sconfitta
Analisi di David Elber
Terroristi di Hamas
Se le democrazie Occidentali avessero utilizzato, nei confronti della Germania nazista, gli stessi criteri che pretendono da Israele, nei confronti dei nemici che ne vogliono la distruzione, oggi il terzo reich sarebbe ancora esistente.
Questa amara conclusione si è ancora una volta palesata con la guerra scatenata dai palestinesi di Gaza il 7 ottobre.
Oggi, soprattutto in Europa, in molti ambienti si è creata la convinzione che una aggressione armata possa essere fronteggiata con le sole “armi” della diplomazia e del dialogo. Praticamente tutti i paesi dell’Europa Occidentale, ripudiano la guerra come mezzo per dirimere le controversie internazionali. Per questa ragione non tollerano che un paese, seppur aggredito, possa difendersi con le armi, e quando lo fa, lo deve fare in modo “proporzionato”. Chi fa questa affermazione, però, non ha le capacità di spiegare cosa sia la “proporzionalità” richiesta, al massimo si spinge ad affermare che non bisogna “causare sofferenze alla popolazione civile”. Ma, come questo sia possibile, quando un aggressore utilizza, volontariamente, i centri urbani come basi militari per aggredire l’avversario e utilizza la popolazione civile come scudi umani, non viene mai chiarito. E questo ha una spiegazione: si confonde la guerra con le operazioni di pubblica sicurezza. Però, la guerra ha le sue regole e le operazioni di pubblica sicurezza hanno le loro. Se si confonde questo principio non si capisce più cosa sia la guerra e cosa sia la pubblica sicurezza. Ma come si è potuto arrivare a questa punto? Semplice: ripudiando la guerra si è arrivati a pensare che anche tutti gli altri paesi del mondo la ripudiano. Ma questo è un abbaglio colossale: è una sorta di dissonanza cognitiva istituzionalizzata, dove il desiderio di non fare la guerra ha sostituito la realtà, dove la guerra è contemplata ancora come mezzo per risolvere le dispute. Quando il desiderio si scontra con la realtà e prevale su di essa, come nel caso delle guerre, questo produce un effetto pericoloso: non si è più in grado di riconoscere il pericolo e di conseguenza non si è più in grado di difendersi da esso. Per tale ragione, si ha la pretesa che, anche gli Stati aggrediti come Israele e l’Ucraina, non si difendano altrimenti passano dalla ragione al torto. In Europa si è arrivati a questo modo di pensare perché l’Occidente europeo ha potuto vivere in pace per quasi 80 anni. Ma quello che non si è compreso, è che questo fatto non è avvenuto perché gli europei occidentali, semplicemente, ripudiano la guerra; questo è potuto avvenire, solo, perché gli USA hanno garantito la sicurezza di tutto il continente europeo per tutti questi anni al posto dei governanti europei.
Così tale ingenuo (e pericoloso) modo di pensare la politica internazionale, ha portato l’Unione Europea a non comprendere le relazioni internazionali ancora basate sulla forza delle armi. La conseguenza di ciò è la sua irrilevanza politica. Proviamo a fare due esempi di come l’Occidentale non ha compreso i fatti e le sue conseguenze.
La guerra in Ucraina e la guerra in Israele.
L’attuale guerra in Ucraina, è la conseguenza della non azione Occidentale dopo le brevi guerre, volute da Putin, in Georgia (2008) e in Ucraina (2014). Nel primo caso, la comunità non ha fatto, praticamente, nulla per ristabilire il diritto di sovranità territoriale georgiano. Nel secondo caso, ha imposto alla Russia delle sanzioni economiche. In pratica ha agito come se non fossero scoppiate delle guerre ma come se fossero questioni “interne” tra la Russia e due sue ex repubbliche, facendo finta di non vedere come il diritto internazionale fosse stato calpestato. Senz’altro anche gli interessi economici ed energetici hanno influito sulla decisione di non intervenire, ma la ragione principale è stata il “ripudio” della guerra come strumento di risoluzione delle dispute. Questo è ancora più palese nel caso dell’invasione vera e propria dell’Ucraina, da parte della Russia avvenuta nel 2022. Anche in questo caso non si è mai pensato ad un intervento militare diretto in aiuto degli ucraini (su questo ha giocato anche la deterrenza nucleare russa). Inoltre, il ripudio europeo della guerra, ha inciso anche sulla decisione di fornire, agli ucraini, solo armamenti limitati, cosa che permette all’Ucraina di non perdere la guerra ma, altresì, non permette neanche di vincerla. In pratica, soprattutto l’Europa, spera che le ostilità possano cessare per esaurimento dei contendenti, per arrivare così ad una soluzione di compromesso sul modello della guerra di Corea, dove dal 1953 vige una tregua che nei fatti è una soluzione permanente.
Il caso della guerra in Israele è molto differente da quella ucraina ma l’incomprensione Occidentale è altrettanto palese, forse è anche peggiore. Qui siamo di fronte all’aggressione di un’organizzazione definita “terroristica” ai danni di uno Stato riconosciuto. La prima grave incomprensione (dalla quale scaturiscono gli atteggiamenti deboli mostrati dagli europei) deriva dal fatto di considerare Hamas come una “semplice” organizzazione terroristica ma nella realtà, come vedremo, Hamas è molto di più di questo. Tale grave incomprensione porta gli europei a credere che si possa trattare Hamas come se fosse un’organizzazione terroristica come lo sono state le BR in Italia, l’ETA in Spagna o l’IRA in Gran Bretagna. Quindi con metodi di contrasto tipici della pubblica sicurezza: norme anti-terrorismo, azioni limitate di polizia e pene detentive. Però tutte queste organizzazioni terroristiche, potevano contare su una limitato supporto di alcune categorie di persone, e non hanno mai agito come Stati veri e propri, cioè avendo il controllo totale su un determinato territorio e su una determinata popolazione, che nel caso di Hamas lo sostiene a grande maggioranza. È come se l’Occidente dopo l’attacco tedesco alla Polonia avesse considerato la Germania nazista come una semplice organizzazione terroristica e non uno Stato criminale. Ma a quel tempo, una guerra era considerata una guerra è non un mero problema di ordine pubblico. Invece, da molti anni a questa parte in Occidente, il solo nominare una guerra come tale è diventato un grosso problema figuriamoci affrontarla.
Israele, però, è stato colpito da una vera e propria azione di guerra criminale e non da un semplice azione terroristica. Infatti, lo Stato ebraico resosi purtroppo conto di cosa sia Hamas ha dichiarato lo stato di guerra con i relativi poteri straordinari dell’esecutivo. L’Europa, invece, considera Hamas come una semplice organizzazione terroristica e quindi ha la pretesa che si possa agire con i metodi della pubblica sicurezza e della trattativa per gli ostaggi. Da qui la richiesta del tutto inadeguata e per certi versi vigliacca, fatta ad Israele, di trattare la crisi con i metodi di polizia e non come se fosse una guerra che richiede i metodi di una guerra. Da questo discende il principio di “proporzionalità” richiesto ma che nei conflitti armati non esiste. In guerra ci sono delle precise norme da rispettare che si trovano nelle Convenzioni dell’Aia e di Ginevra (con i relativi protocolli del 1977) e Israele le ha sempre rispettate e anche questa volta si atterrà ad esse.
L’Europa, in primis, ha permesso che Hamas diventasse una potenza statuale criminale con flussi di denaro e pressioni politiche su Israele affinché permettesse il transito di materiali che sono stati utilizzati quasi esclusivamente per scopi bellici. Così facendo, aveva sperato che Hamas e la Striscia di Gaza diventassero uno “Stato pacifico” che potesse vivere fianco a fianco con Israele, ma la realtà dei fatti ci dice che le intenzioni di Hamas erano bel altre. Ma, nonostante quanto accaduto in Israele il 7 ottobre, in Europa si cerca di non vedere la realtà che ci dice che le guerre possono ancora scoppiare e che bisogna sapersi difendere, riconoscendole e affrontandole con i mezzi e le modalità che la guerra richiede.
In conclusione, confondendo le leggi di pubblica sicurezza con le leggi internazionali che disciplinano le guerre, come ha fatto, tra gli altri anche il ministro degli esteri Tajani con le sue insulse dichiarazioni a Tel Aviv, si rischia di confondere le regole di ingaggio sottese dai due ambiti che non sono paragonabili tra loro per portata e competenze. Tale confusione e incompetenza, oggi, porta al rischio concreto che realtà paragonabili alla Germania nazista siano tutelate e inattaccabili.