Kiev, il Papa è filo russo, non può mediare Analisi di Paolo Brera, Anna Zafesova
Testata:La Repubblica - La Stampa Autore: Paolo Brera - Anna Zafesova Titolo: «Kiev affossa la mediazione vaticana: 'Il Papa è filorusso, non è credibile' - L'affondo di Kiev contro Francesco: 'Non può mediare, è un filo-russo'»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 09/09/2023, a pag. 10, con il titolo “Kiev affossa la mediazione vaticana: 'Il Papa è filorusso, non è credibile' " l'analisi di Paolo Brera; dalla STAMPA, a pag. 3, con il titolo "L'affondo di Kiev contro Francesco: 'Non può mediare, è un filo-russo' ", l'analisi di Anna Zafesova.
Ecco gli articoli:
Paolo Brera: "Kiev affossa la mediazione vaticana: 'Il Papa è filorusso, non è credibile' "
Papa Francesco
KIEV— Se mai ha avuto qualche possibilità di successo, la missione diplomatica vaticana tra russi e ucraini pare ormai al capolinea: papa Francesco «non ha alcun ruolo di mediazione, è filorusso, non è credibile », ha detto ieri il primo consigliere del presidente Zelensky, Mikhailo Podoliak, in un colloquio con una giornalista televisiva ucraina. Ha scelto parole tali da non lasciare spazio a interpretazioni. E ha persino insinuato che ci siano i rubli, «gli investimenti che la Russia sta facendo nella Banca Vaticana», a spingere il pastore di 1,4 miliardi di cattolici a non lanciare la crociata condannando Putin, come vorrebbe Kiev. Sono mesi che l’irritazione ucraina verso il Pontefice cresce insieme alla preoccupazione per il ruolo guida che il Vaticano ha in America Latina e Africa, con cui Kiev sta cercando di costruire un supporto alla proposta di pace in dieci punti di Zelensky. Da via Bankova guardavano con diffidenza (se non con aperta ostilità) una mediazione vaticana che distraesse dalla loro linea presentata al G7 e portata avanti con successo a Gedda, in Arabia Saudita. Nessuno però l’aveva affossata, essendo ancora in corso, con il cardinale Zuppi in procinto di partire per Pechino. Ma il 27 agosto le parole in videoconferenza di Bergoglio ai giovani cattolici di San Pietroburgo hanno rotto i tabù: «Voi siete gli eredi della Grande madre Russia. Grazie per il vostro modo di essere, per il vostro modo di essere russi», disse il Pontefice sollevando uno tsunami e spiegando poi che si riferiva alla «cultura russa», che «non va cancellata ». Ma l’ira di Kiev non si è affievolita. Il Papa «annulla in modo inconsapevole la reputazione della Santa Sede», dice Podolyak all’intervistatrice. E il secondo effetto delle sue parole è «l’annullamento assoluto di ogni missione di mediazione che il Vaticano potrebbe svolgere. Non ha senso — continua il consigliere di Zelensky — parlare di un mediatorechiamato Papa se questi assume una posizione filorussa, come è evidente a tutti. Non era la prima volta, ma prima era avvenuto in modo un po’ confuso e abbiamo fatto finta di non vedere. Oggi è chiaro che hauna posizione filorussa, e questo si riflette in modo estremamente negativo sulla guerra. Se una persona promuove chiaramente il diritto della Russia di uccidere i cittadini di un altro paese su un altro territorio sovrano, sta promuovendo la guerra. Basta chiamare le cose col loro nome. Il Vaticano non può avere alcuna funzione di mediazione: ingannerebbe l’Ucraina o la giustizia». Senza contare, aggiunge, che «il Vaticano non ha condannato l’aggressione russa» e che «la Russia ha un grande investimento nella Banca Vaticana, e questo probabilmente influenza la posizione del Papa». Non è stata una giornata facile, per Kiev. Il nervosismo è salito alle stelle quando è emerso lo scoop della Bild su una lettera che l’Onu avrebbe consegnato a Mosca offrendo alcune delle condizioni richieste dai russi per rientrare nell’accordo sul grano: «Le Nazioni Unite sono diventate le principali lobbiste dei criminali di guerra», dice Podolyak. Ma è la guerra a preoccupare Kiev. La controffensiva è difficile, e dove la pressione era promettente i russi serrano le fila: «Se noi non siamo nei cieli ma c’è la Russia, ci fermano dal cielo: stanno frenando la nostra controffensiva», dice Zelensky denunciando il raffreddamento degli aiuti: «I nostri partner rallentano le sanzioni. Mi chiedono: la controffensiva come va? Più velocemente dei nuovi pacchetti di sanzioni». Sono arrivati ieri i primi dieci vecchi carri Leopard 1 da Danimarca, Germania e Olanda: un’inezia. E i russi hanno ritirato le forze stanziate in Bielorussia e le riposizionano, tappando con l’aviazione le falle che Kiev insinua al Sud.
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Anna Zafesova: "L'affondo di Kiev contro Francesco: 'Non può mediare, è un filo-russo' "
Parlare di un «mediatore che si chiama Papa non ha alcun senso»: le illusioni di una mediazione vaticana erano già abbastanza naufragate, ma a metterci una pietra sopra sono arrivate ieri sera le parole di Mykhailo Podolyak, il consigliere della presidenza ucraina che di regola funge da portavoce della linea politica di Kyiv. La speranza di archiviare lo scandalo delle dichiarazioni di Francesco sulla «grande madre Russia» e «l'eredità dell'impero illuminato di cultura e umanesimo» come uno scivolone o una gaffe a questo punto svanisce: in una intervista alla televisione Ucraina, Podolyak non ha remore a definire la posizione di Bergoglio come «pro russa in una maniera assolutamente evidente ormai a tutti». Con il conseguente «azzeramento totale di qualunque missione di mediazione che potrebbe venire svolta dal Vaticano» e della «reputazione della Santa Sede». Il sogno di Francesco di diventare il mediatore tra Mosca e Kyiv sembrava essere tramontato già due mesi fa, dopo che la missione del cardinale Matteo Zuppi non aveva portato non soltanto a una tregua che a dire il vero non era stata considerata possibile praticamente da nessuno, ma nemmeno a qualche risultato visibile di carattere umanitario, come avevano sperato alcuni commentatori ucraini rispetto ai negoziati sullo scambio di prigionieri e soprattutto sulla questione della restituzione all'Ucraina dei bambini rapiti e trattenuti forzatamente in territorio russo. Un dossier drammatico molto sentito in Ucraina, e sentire il Papa dedicarsi a decantare «la grande cultura russa» e l'operato proprio di Pietro I e Caterina II, i due zar che avevano schiacciato senza pietà ogni manifestazione di cultura e autonomia ucraina per inglobare nuovi territori nel loro impero, è stato «un momento di dolore, sofferenza e delusione per il popolo ucraino», come hanno dichiarato i vescovi della chiesa greco cattolica dell'Ucraina, che hanno incontrato Bergoglio in Vaticano giovedì. Un incontro chiaramente organizzato per placare l'ira della chiesa cattolica più numerosa tra quelle presenti nel territorio dell'ex Urss: quasi 5 milioni di fedeli, dieci volte più che in Russia, divisi prevalentemente tra la chiesa di rito grecocattolico (la maggioranza) e quella di rito romano. Il capo della delegazione grecocattolica giunta in Vaticano, Svyatoslav, ha definito il chiarimento con il Santo Padre «un dialogo franco e aperto», e Francesco ha assicurato di «stare con il popolo ucraino», che non deve nutrire «dubbi sul fatto con chi stia il Papa». Il problema è che a Kyiv i dubbi nati in occasioni precedenti di dichiarazioni che potevano venire soggette a letture ambivalenti – come quella sulle ragioni della Russia nell'invasione dell'Ucraina, provocata dall'«abbaiare della Nato» – sono diventati ormai certezze. È vero che Podolyak ieri ha ribadito che la posizione filorussa del Vaticano è «inconsapevole», ma quello che lo stesso Francesco ha provato a giustificare come «un discorso sulla cultura e non sull'imperialismo» è stato già applaudito al Cremlino. Il portavoce di Vladimir Putin, Dmitry Peskov, ha complimentato «la conoscenza della storia russa» di Bergoglio e le tv di Stato hanno ritrasmesso le sue dichiarazioni ai giovani cattolici russi, molto simili a quelle della propaganda del Cremlino sulla «grande cultura russa». Il rischio che le dichiarazioni del Vaticano possano venire utilizzate dalla propaganda di Mosca per giustificare l'ideologia del "mondo russo" da imporre alle sue ex colonie è stato infatti, secondo la Ukrainska Pravda uno degli argomenti principali portati dalla delegazione dei vescovi ucraini. La pazienza della Kyiv politica invece sembra essersi esaurita. Anche perché lo stesso Cremlino è il primo a ribadire l'impossibilità di una «tregua», e l'intensificarsi dei bombardamenti delle città ucraine negli ultimi giorni sembra essere un segnale di escalation lanciato da Mosca, insieme al rifiuto di Putin di riaprire l'accordo sul grano per permettere all'Ucraina di tornare a esportare il suo grano. Oltretutto, anche i personaggi storici russi prediletti dal papa Francesco, Pietro e Caterina, ormai appaiono troppo "illuminati" perfino per Mosca: i nuovi manuali di storia imposti alle scuole e alle università russe per volere del capo del Cremlino criticano il fondatore dell'impero russo – cui lo stesso Putin ha più volte dichiarato di ispirarsi – per aver «portato la moda dell'adorazione forsennata per tutto quello che è occidentale». La "finestra sull'Europa" aperta da Pietro viene serrata, e gli zar ideali oggi sono Ivan il Terribile e Nicola I.
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