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La Repubblica Rassegna Stampa
23.08.2023 Ucraina/Russia, la guerra delle statue
Analisi di Brunella Giovara

Testata: La Repubblica
Data: 23 agosto 2023
Pagina: 11
Autore: Brunella Giovara
Titolo: «Nel giorno della festa ucraina la statua della “Madre Patria” sfida i Kalibr russi col tridente»
Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 23/08/2023, a pag.11, con il titolo “Nel giorno della festa ucraina la statua della “Madre Patria” sfida i Kalibr russi col tridente”, l'analisi di Brunella Giovara.

Kiev non ha opzioni

ZAPORIZHZHIA — Due donne si fronteggiano a distanza, saranno almeno mille chilometri. La “Madre Patria” di Kiev, e “La Madre Patria chiama!” di Volgograd. Si capisce, sono due statue giganti e allegoriche, costruite quando c’era ancora l’Unione Sovietica, e l’Ucraina ne era parte. Ma domani si inaugura ufficialmente la nuova versione della prima, che d’ora in avanti si chiamerà Madre Ucraina, e ha subito un restyling notevole: sullo scudo che impugna, non più la falce e martello, ma il tridente simbolo di questo Paese ribelle e ostinato, che davanti a Putin non vuole proprio inginocchiarsi. Si teme dunque che Madre Ucraina venga eletta a bersaglio principe della giornata di domani, che è la Festa dell’Indipendenza. Sulla via Khreshchatyk è stata di nuovo allestita la parata dei carri armati russi catturati, semi distrutti – un evento che attirerà migliaia di persone – ma è vero che la cosa più importante e irritante per i russi è la Statua con il tridente. Inaugurata nel 1981 da Breznev, e rivolta fin da allora e non si sa perché a Est anziché a Ovest, verso l’Europa. Come è l’altra, minacciosa e urlante, lo spadone nella destra, a dominare la città che un tempo si chiamava Stalingrad. È stato un caso, non ci sono cabale, ma le due Madri si guardano (male), come se fossero sulle sponde opposte di unatrincea. E nell’allarme generale scattato in vista della Festa, c’è il pericolo concreto che un missile tiri giù quella ucraina. E di missili ne sono pronti parecchi. Lunedì il Comando Sud aveva lanciato l’allerta massima, spiegando che nel Mar Nero sono schierate molte navi da guerra russe (e un sottomarino), con una decina di missili Kalibr pronti al lancio. Ieri si è aggiunta la nave Cyclon, che da sola ne porta otto, e i missili sono diventati venti. Ce n’è per bombardare tutta l’Ucraina. Da Nord a Sud, come succede tutti i giorni. Ieri è stata colpita Kryvyi Rih, che è la città dove è nato Zelensky, e Zaporizhzhia, a Kherson, ma anche Kharkiv, a Est. E a Nord, i droni Shaked hanno di nuovo raggiunto Chernihiv, già provata dal bombardamento di tre giorni fa, dove ci sono state sette vittime e centinaia di feriti. I russi (il ministero della Difesa) hanno anche annunciato di aver distrutto due navi ucraine. La prima, una non meglio definita «nave da ricognizione», che sarebbe stata affondata «nell’area degli impianti russi di produzione del gas, nel Mar Nero». Non ci sono video però, che lo dimostrino. La seconda, «distrutta a Est dell’Isola dei Serpenti. Un’imbarcazione ad alta velocità prodotta dalla Willard Sea Force statunitense, con un gruppo da sbarco ucraino a bordo». Se è vero, non si capisce dove gli ucraini avessero intenzione di sbarcare (la Crimea occupata è lontana). E comunque, sarebbe una delle cinque donate dagli Usa a suo tempo, super gommoni lunghi ben 7 metri. Esiste un video, che però risulta incomprensibile ai più. Ma è vero che in queste ore si attende un attacco su scala più grande. Una lezione, e più forte, se ce ne fosse ancora bisogno. E poi gli ucraini stanno avanzando. Lentamente, ma lo stanno facendo. Al punto che il consigliere per la sicurezza nazionale Usa, Jake Sullivan, ha dichiarato che «non c’è stallo sul campo di battaglia. Ci sono azioni di attacco e di difesa da parte di entrambe le parti in punti multipli lungo una linea del fronte molto estesa». E l’Ucraina «continua a riconquistare controllo su territori su base metodica e sistematica». Come a dire che tutte le critiche arrivate sugli ucraini per la inefficacia dell’offensiva (in primis, le fonti di intelligence citate dal Washington Post qualche giorno fa), vanno dimenticate. Le critichehanno suscitato l’indignazione di molti, non solo nel governo, ma anche nell’opinione pubblica. Al telegiornale nazionale di Kanal 24, la conduttrice Iryna Uslova ha domandato: «Ma dove sono questi giornalisti americani? A Robotyne? A Kupiansk? Perché non vengono qui a vedere come stanno le cose?». Ed è ufficiale che gli ucraini hanno preso e mantengono il paese di Robotyne, sulla strada che porta a Tokmak, direzione Melitopol. Sarà piccolo, ma intanto è libero. Gli uomini della 47esima Brigata motorizzata hanno diffuso un video in cui un gruppo di povere donne riceve finalmente acqua potabile e cibo. Raccontano di essere vissute per 15 mesi senza acqua ed elettricità, e per la prima volta ieri hanno potuto telefonare a figli e parenti. «Siamo ancora vivi, siamo salvi…». Poi sono stati tutti evacuati sui Bradley corazzati, e portati indietro, nelle retrovie. Da Robotyne in avanti, si combatterà per aprire la strada verso il prossimo paese.

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