Martedì 1 agosto, l’AWS (Amazon Web Services), società del gruppo Amazon che fornisce servizi di cloud computing, ha annunciato un investimento da 7,2 miliardi di dollari in Israele, oltre alla decisione di creare un nuovo servizio cloud nel paese. Come riporta Algemeiner, l’investimento si protrarrà fino al 2037, e secondo le stime genererà una crescita di circa 14 miliardi di dollari nel PIL nazionale e andrà anche a sostenere 7.700 posti di lavoro. L’annuncio arriva dopo che già nel 2021 il colosso della Silicon Valley aveva stipulato un accordo con il governo israeliano da 1,2 miliardi per il Project Nimbus, un contratto con il quale i servizi ministeriali online venivano trasferiti su centri di raccolta dati dell’AWS. Un accordo che in certi casi è stato osteggiato: mercoledì 26 luglio l’ALU (Amazon Labor Union), il sindacato che rappresenta oltre 8.000 dipendenti Amazon, ha co-organizzato una manifestazione antisraeliana a New York e si è opposto all’accordo nell’ottica di boicottare lo Stato Ebraico. L’accordo con l’AWS, che in Israele oltre al governo fornisce servizi anche alle due principali banche del paese e alla società di cybersicurezza Wiz, è stato accolto con favore dal Primo Ministro Benjamin Netanyahu, il quale alla luce di un recente attentato terroristico nei pressi di Gerusalemme ha dichiarato: “Voglio dirvi che non è solo l’IDF (l’esercito israeliano, ndr) ad essere forte, ma anche l’economia. Oggi ci è stato detto che Amazon sta investendo nell’economia israeliana; questo dopo che già Intel ha detto che intende investire 25 miliardi, e che NVIDIA sta costruendo un super-computer qui da noi”. Amazon ha aperto la sua prima sede in Israele, a Tel Aviv, nell’ottobre 2017. Nel luglio dello stesso anno, avevano firmato un accordo da 37 milioni di shekel all’anno (8,9 milioni di euro per il cambio di allora) per affittare uno spazio per uffici esclusivo.
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