La storia dei reperti archeologici israeliani trattenuti da Trump Commento di Massimo Gaggi
Testata: Corriere della Sera Data: 20 luglio 2023 Pagina: 21 Autore: Massimo Gaggi Titolo: «Giallo sui reperti di Israele: «Sono a casa di Trump»»
Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 20/07/2023, a pag. 21, con il titolo 'Giallo sui reperti di Israele: «Sono a casa di Trump»' il commento di Massimo Gaggi.
Massimo Gaggi
Donald Trump
Se risulterà fondata (pochi i dubbi, la fonte è l’autorevole quotidiano israeliano Haaretz ), la storia dei reperti storici prestati da Israele nel 2019 per un party e un’esposizione alla Casa Bianca e «trattenuti» da Donald Trump, suona come una conferma della difficoltà che l’ex presidente repubblicano incontra nel distinguere tra possesso temporaneo di un bene non suo e proprietà personale. Un vizio che gli è già costato un’incriminazione per i documenti top secret che si è portato via dalla Casa Bianca, nascosti nella sua residenza di Mar-a-Lago. Ora è in arrivo un’altra incriminazione federale, stavolta per l’assalto al Congresso del 6 gennaio 2021 e il tentativo di impedire la proclama-zione della presidenza Biden. L’incriminazione ancora non c’è, ma il tycoon già chiede soldi ai suoi supporter per pagare le spese legali. Ma torniamo ai reperti storici: quattro anni fa un miliardario israeliano, Saul Fox, finanziatore dell’ente che restaura e conserva le antichità dello Stato ebraico, chiese a quella authority il prestito di alcuni oggetti come antichissime e preziose lampade ad olio in ceramica che sono parte del Tesoro nazionale. Voleva esibirle durante una festa a Washington col presidente Trump ed esporle alla Casa Bianca. Il prestito fu concesso dietro impegno di Fox a riconsegnare i reperti dopo l’esposizione. Ma gli oggetti prestati non sono mai tornati in Israele e non sarebbero nemmeno mai stati esposti. Stando ad Haaretz, l’authority del governo israeliano ha provato più volte a recupe-rare i reperti finiti a Mar-a-Lago, ma senza successo. Israel Hassan, ex capo dell’ente archeologico, ha spiegato che il funzionario incaricato di recuperare i reperti non riuscì a farlo perché lo scoppio della pandemia impose un blocco dei viaggi. La mancata restituzione potrebbe essere un semplice disguido. Ma le ripetute, riservate, richieste cadute nel vuoto sembrano indicare che Trump sia restio a riconsegnare ciò che è in suo possesso. Forse lo farà ora che la vicenda è pubblica: del resto la richiesta viene da un governo, Israele, del quale si dice grande amico.
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