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La Stampa Rassegna Stampa
22.06.2023 Putin, minaccia nucleare
Commento di Anna Zafesova

Testata: La Stampa
Data: 22 giugno 2023
Pagina: 14
Autore: Anna Zafesova
Titolo: «Apocalypse Putin»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 22/06/2023, a pag.14 con il titolo "Apocalypse Putin" il commento di Anna Zafesova.

Anna Zafesova | ISPI
Anna Zafesova

Ucraina, l'Italia invia armi e missili a Kiev. Ecco perché l'articolo 11  della Costituzione non lo vieta - Luce

«La televisione russa ha minacciato il ricorso alle armi atomiche duecento volte, nelle ultime due settimane». Il conto è stato fatto da Dmitry Muratov, il premio Nobel per la pace 2021, che in un discorso recente si è chiesto se ci sarà mai un «dopoguerra». Un interrogativo che torna di attualità, dopo che Joe Biden ha confessato, la settimana scorsa, di «non escludere» che Vladimir Putin farà ricorso alle armi nucleari, in un disperato tentativo di ribaltare non solo le sorti della sua guerra contro l'Ucraina, ma anche tutti gli equilibri internazionali. Finora, il dossier nucleare era apparso più una sorta di bluff mediatico: ogni volta che da Mosca arrivava una minaccia, Washington rispondeva pacatamente di non vedere rischi di escalation. Che poteva voler dire che la situazione era sotto controllo, oppure era una reazione all'intimidazione, per spuntare l'arma della paura usata dal Cremlino. Un gioco delle parti che a un certo punto aveva declassato le minacce russe dai titoli di prima pagina dedicati alle prime invettive atomiche di Dmitry Medvedev, a notizie ordinarie, rumore di fondo, rituali propagandistici per alzare il morale dei russi. I talk show mostravano simulazioni al computer dello «tsunami radioattivo» che potrebbe sommergere la Gran Bretagna dopo l'attacco di un drone subacqueo atomico russo, e gli ospiti parlavano di «colpire Londra e Berlino» con tono quasi indifferente. L'intercettazione dei missili ipersonici – dichiarati «impossibili da abbattere» da Putin – riuscita più volte alla contraerea di Kyiv ha dato ulteriore peso a quella scuola di analisti che sospettavano che le nuove armi «senza pari nel mondo» fossero una invenzione dei generali russi per spillare soldi al Cremlino. Che Putin non perda mai una photo opportunity accanto a un carro armato o un caccia, è noto a tutti, a cominciare dai suoi creatori d'immagine che anche ieri l'hanno fatto apparire a fianco dei cadetti delle accademie militari, a raccontare che la «triade nucleare russa verrà potenziata», e che presto arriveranno i missili nucleari strategici Sarmat, a sostituire i vettori di epoca sovietica. Il Cremlino si sente ormai libero da ogni vincolo di parità strategica, e il viceministro degli Esteri Sergey Ryabkov ha appena annunciato che per ora non c'è alcun accordo sulla ripresa di un negoziato sull'arsenale nucleare con gli americani. La proposta dell'amministrazione Biden era stata quella di «compartimentare» la discussione, estrapolando il negoziato sul controllo del nucleare da tutti gli altri contrasti, come era già stato fatto negli anni '70-80 con l'Urss. Ryabkov insiste che si potrà tornare al tavolo della diplomazia solo quando «gli Usa cambieranno la loro linea antirussa». E mentre della diplomazia non restano ormai che brandelli, di recente ha fatto scalpore l'articolo del noto politologo russo Sergey Karaganov che propone di lanciare un attacco atomico ai Paesi europei, per una «dimostrazione di forza» che spinga gli alleati a non aiutare più l'Ucraina. Una «rappresaglia preventiva», è l'ossimoro coniato da Karaganov, che considera «la soglia per il ricorso al nucleare troppo elevata», e ritiene che «bisogna riportare in Occidente la paura». Una dichiarazione talmente minacciosa che perfino Putin si è sentito in dovere di precisare che la condizione per l'uso delle atomiche è una minaccia all'esistenza della Russia, che «per ora non esiste». Il presidente russo però si è vantato di avere più testate atomiche dei Paesi della Nato, e ha rivelato che gli Usa «vogliono convincerci a ridurre il numero, ma col c... che lo faremo». Resta la domanda se si tratta di un bluff, se Putin sta semplicemente cercando di compiacere il suo elettorato, o se davvero si sta preparando al peggio, anche perché lo stesso Karaganov nel suo articolo ammette che l'unica speranza di Mosca per non perdere la guerra è «riportare l'Occidente alla ragione e spezzarne la volontà». Un ragionamento che non ha nulla a che vedere con la diplomazia, ma semmai con le trattative dei «duri» della Pietroburgo delle gang dove il presidente russo si è formato politicamente negli anni '90. Il nemico va piegato con la paura, e se non si piega la minaccia va incrementata. Però a quel punto va anche implementata, mentre negli ultimi mesi la Russia non ha reagito a molte «linee rosse» che aveva minacciato di proteggere con rappresaglie pesanti, dalla riconquista di Kherson, agli attacchi dei droni a Mosca, alle sortite ucraine nel territorio russo e le forniture di carri armati e aerei occidentali. Il direttore dello spionaggio militare ucraino Kyrilo Budanov (appena ricomparso dopo che la propaganda del Cremlino lo dava in coma dopo un bombardamento russo) sostiene che il regime putiniano non avrà mai il coraggio di giocarsi tutto lanciando le atomiche: «Per quanto mi possano stare antipatici, non credo che a Mosca ci siano molti stupidi».

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