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La Stampa Rassegna Stampa
22.06.2023 Iran, Shirin Ebadi: "Le violenze non fermeranno la rivoluzione"
La intervista Francesca Paci

Testata: La Stampa
Data: 22 giugno 2023
Pagina: 15
Autore: Francesca Paci
Titolo: «"Le violenze non fermeranno la rivoluzione il regime di Teheran è destinato a cadere"»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 22/06/2023, a pag.15, con il titolo "Le violenze non fermeranno la rivoluzione il regime di Teheran è destinato a cadere", l'intervista di Francesca Paci.

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Francesca Paci

La nobel Shirin Ebadi: «Il mio Iran è un fuoco che covava sotto le ceneri.  E le donne lo hanno acceso» - L'Espresso
Shirin Ebadi

Parla senza formalismi, Shirin Ebadi: le iraniane e gli iraniani abbandoneranno le piazze solo quando il regime sarà caduto, il riformismo è morto e sepolto, l'offensiva diplomatica nella regione non basterà agli ayatollah per strangolare la rivoluzione delle donne. Ospite del Premio Hemingway, che riceverà sabato a Lignano Sabbiadoro, la Premio Nobel iraniana racconta a La Stampa le ambizioni di una vita e mette in guardia l'amministrazione Biden: «Obama si pentì di non aver ascoltato l'Onda Verde nel 2009 per realpolitik, ripetere il suo errore oggi sarebbe gravissimo».

A quasi un anno dall'inizio della rivoluzione delle donne il regime pare all'offensiva. Fin dove possono spingersi iraniane e iraniani? «Il popolo iraniano ha dimostrato con la propria vita che è disposto a pagare un prezzo altissimo per la democrazia: nonostante vengano arrestati, uccisi per la strada o impiccati, gli iraniani non tornano indietro e non lo faranno. Sapete perché? Perché negli ultimi 43 anni le loro richieste non sono mai state ascoltate. Hanno provato a riformare il sistema ma si sono resi conto che non è possibile e questa nuova consapevolezza è palese oggi negli slogan di piazza. Quanto iniziato con la morte di Mahsa Amini finirà con la fine del regime: dobbiamo però prendere atto del fatto che la rivoluzione è un processo con alti e bassi. Dal settembre 2022 a oggi sono stati ammazzati 68 minorenni, sono state attaccate con gas tossico le scuole e i dormitori femminili per avvelenare le studentesse e fermare le proteste. Il regime purtroppo non conosce limiti ed è disposto a commettere qualunque crimine pur di restare al potere, ma il coraggio della gente è più forte».

I video che arrivano dall'Iran mostrano tante ragazze in strada senza velo. Com'è cambiata in questi mesi la società iraniana? «Le ragazze iraniane non portano il velo perché non hanno più paura. Sanno che se venissero arrestate potrebbero ricevere condanne severe e trascorrere anni in detenzione, ma vogliono che, a qualsiasi costo, questa situazione discriminatoria e umiliante finisca. Ci sono negozi e bar che per aver servito clienti senza velo sono stati chiusi, eppure ce ne sono altri che continuano, non hanno paura. Quando un popolo arriva a questo punto non può che vincere, ecco perché gli iraniani vinceranno».

Giorni fa è scattato il mandato d'arresto per altre due giovani attrici, Azadeh Samadi e Leila Boloukat, ree di aver partecipato senza hijab al funerale di un amico regista. Da ore una nuova protesta divampa nelle università. Quanto coraggio ci vuole e quanta rabbia? «Le iraniane hanno preso una decisione, porranno fine alla discriminazione».

Com'era l'Iran quando lei, Shirin Ebadi, aveva l'età di queste sue giovani connazionali? Si rivede in loro? «Quando andavo all'università io, non c'era ancora la repubblica islamica, c'era la monarchia. Le donne allora vivevano sicuramente in una situazione migliore, venivano rispettate le libertà personali e sociali ma non c'era libertà politica. Per questo gli iraniani si sono sollevati, volevano anche le libertà politiche. Ma purtroppo il risultato di quello sforzo ci ha portato alla repubblica islamica».

A che gioco sta giocando la Guida Suprema Khamenei? «Khamenei vuole solo mantenere il proprio potere, lo fa con le unghie e con i denti. Basti pensare che si può finire in prigione per il semplice piangere i propri morti. E non succede da ieri. Voglio ricordare il giovane professore Pouya Bakthiari, ucciso nel 2019: i suoi genitori sono tuttora in carcere esclusivamente per aver chiesto giustizia».

Sembra che le esecuzioni siano aumentate: 10, secondo le ong Hengaw e Hrana, tra il 6 e il 12 giugno. Pensano di poter uccidere tutti? «Da sempre il regime usa le condanne a morte per terrorizzare la popolazione, per far capire a chi protesta che non ci sarà pietà. Così facendo, mostra di non conoscere soluzioni oltre la violenza ».

In poche settimane la Repubblica Islamica d'Iran ha riagganciato Riad, abbracciato Maduro, avvicinato lala Libia, oltre a scambiarsi "favori" quotidiani con la Russia di Putin, a cui fornisce droni per la guerra contro l'Ucraina. E' possibile che il regime resista all'onda della piazza anche stavolta, rafforzando il suo posto nel fronte anti-occidentale? «I rapporti con gli altri Paesi non impediranno la caduta del regime, che oltre l'80% della popolazione non ritiene più legittimo. Anche l'URSS è caduta, pur essendo all'epoca una superpotenza, sotto la pressione del malcontento sociale. La volontà del popolo è importante per mantenere un regime al potere e questo gli ayatollah lo sanno bene. Non sono ottimista sulla politica estera dell'Iran. Il regime vuole esportare la sua rivoluzione e non fa nulla per nasconderlo, per questo credo queste alleanze non dureranno a lungo».

Il New York Times e il Washington Post hanno raccontato di contatti in corso tra l'amministrazione Biden e Teheran. Che effetto le fa? «Quella americana, di solito, è una politica a breve termine: questo è il momento peggiore per intrattenere negoziati con il regime iraniano. Spero si tratti solo di prigionieri da liberare e non di qualcosa che porterebbe al rafforzamento della teocrazia. Biden commetterebbe un errore enorme, pari a quello di Obama, il quale, anni dopo, ammise di aver sbagliato clamorosamente nel non ascoltare l'urlo dei giovani iraniani che nel 2009 gli chiedevano di stare dalla loro parte. Spero non che si ripeta».

Cosa possonofare l'Italia, l'Europa, l'occidente, tutti partecipi ma spesso timidi sui diritti umani degli altri? «Sarà il popolo iraniano a decidere del destino del regime e non l'Ue o l'America. Ma è fondamentale che i governi occidentali non stringano patti con gli ayatollah garantendo la loro sopravvivenza. Dopo l'accordo sul nucleare ci furono anni in cui le sanzioni erano sospese ma la vita degli iraniani non migliorava. L'occidente non deve aiutare il regime iraniano, non deve legittimarlo con scambi sbagliati di prigionieri, non deve prolungarne la vita».

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