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La Stampa Rassegna Stampa
10.06.2023 Iran, il coraggio delle ragazze
Commento di Parisa Nazari

Testata: La Stampa
Data: 10 giugno 2023
Pagina: 23
Autore: Parisa Nazari
Titolo: «Iran, il coraggio delle ragazze»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 10/06/2023, a pag.23 con il titolo "Iran, il coraggio delle ragazze" il commento di Parisa Nazari.

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Parisa Nazari

In Iran avvelenano le ragazze per fare chiudere le scuole - ilGiornale.it

In Iran ci sono almeno 800 giovani donne e uomini a cui le forze dell'ordine hanno sparato negli occhi per aver partecipato alle manifestazioni pacifiche dopo quel tragico 16 settembre 2022, quando la notizia della morte di Mahsa (Jina) Amini è diventata virale sui social prima di arrivare ai media mainstream di tutto il mondo. Le autorità negano di aver sparato ai manifestanti sostenendo che si tratti di fake news per colpire l'immagine della Repubblica islamica. Ma le immagini diffuse dai Citizen journalists non lasciano dubbi; sono stati utilizzati proiettili di gomma, di plastica, pallini da caccia, paintballs e molte altre munizioni – spesso di fabbricazione europea – utilizzate per la caccia. Sono migliaia le immagini dei cittadini colpiti da numerose pallini in tutto il corpo, pallini che sappiamo possono uccidere. Lo ha dichiarato anche il professor Francesco Bandello, il chirurgo dell'ospedale San Raffaele di Milano che si è reso disponibile a operare Elahe Tavakolian, la prima donna accecata da un proiettile di gomma arrivata in Italia per salvarsi la vita. Elahe è arrivata qui attraverso una rete di solidarietà creata da singoli cittadine e cittadini e che hanno deciso di non rimanere indifferenti di fronte al dramma di una giovane donna, madre di due gemelli, che avrebbe rischiato la vita se non avesse lasciato la propria patria e la propria famiglia. C'è stata una vera e propria gara di solidarietà per aiutare Elahe e come lei tante altre ragazze e ragazzi in pericolo in Iran e anche in Turchia. L'artefice di questa rete è Ashkan Khatibi, popolare regista, attore, scrittore, regista e musicista che da mesi è in contatto con buona parte dei giovani feriti a cui offre assistenza medica e anche economica. Quando Elahe ha lanciato un Sos ad Ashkan, lui ha semplicemente pensato di contattare Michele Marelli, amico milanese e interprete di lingua persiana che a sua volta ha contattato Roberta Rei, giornalista della trasmissione televisiva Le Iene. Roberta e Michele hanno incontrato Elahe a Istanbul dove Roberta ha chiesto al consolato italiano un visto di ingresso in Italia per cure urgenti all'ospedale San Raffaele di Milano dove, una volta ottenuto il visto, le hanno estratto un proiettile di gomma di circa 2 cm che poteva causarle la cecità di entrambi gli occhi nonché la morte. Elahe, chiamata sui social "figlia dell'Iran", è stata accolta dalla diaspora iraniana come una eroina e con il loro aiuto ha conosciuto Shady Alizadeh, giovane avvocata italo-iraniana, ed Erminia Rizzi operatrice legale pugliese che l'hanno assistita nel percorso di richiesta della protezione internazionale al governo italiano. Ora Elahe è in attesa del riconoscimento dello status del rifugiato politico in Italia e nel frattempo porta una protesi perfetta che le è stata donata da un altro essere umano che si è presa cura di lei: Alessandra Modugno, l'oculista del centro Oculistica Italiana di Roma. Dopo poche settimane è arrivata in Italia anche Rahele Amiri, storia simile ma senza un proiettile nel corpo dato che era stata colpita da un paintball mentre manifestava a mani nude. Anche per lei è stato impossibile recuperare la vista e oggi una protesi perfetta sostituisce il suo occhio verde. Questa è una parte della storia a lieto fine di Elahe e Rahele in Italia, che come altre donne ferite sfidano il regime sorridendo e ornando i volti segnati con fiori colorati, simbolo della loro vitalità, al grido di "Donna, vita libertà". Ma adesso, a tutti coloro che hanno subito violenze e mutilazioni in Iran per aver partecipato alle manifestazioni è necessario garantire un ingresso legale e sicuro in Europa e in Italia, soprattutto alle donne e agli uomini che sono riusciti a raggiungere Paesi di transito e che continuano da quei luoghi a lottare per i loro diritti e per la loro sicurezza.

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