Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 27/05/2023, a pag. 3, con il titolo «Non cederemo alcun territorio: così non si può arrivare alla pace» l'intervista di Marta Serafini.
Marta Serafini
Mykhailo Podolyak
«Qui stanno piovendo missili sugli ospedali. Parlare di compromesso ora porterà solo altri morti in Ucraina». Ribadisce la posizione di Kiev Mykhailo Podolyak, consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelensky mentre Pechino e il Vaticano provano la mediazione. E Dnipro conta i morti dopo l’ennesimo raid contro un obiettivo civile. Iniziamo dalla Cina.
Indiscrezioni di stampa parlano di una richiesta da parte dell’inviato speciale di Pechino Li Hui all’Europa di riconoscere l’annessione dei territori occupati da Mosca. Cosa risponde Kiev? «Quello che diciamo da tempo. Ossia che la nostra “formula di pace” prevede come primo passo la completa rimozione dei gruppi armati russi dal territorio dell’Ucraina entro i confini del 1991. È ovvio che non sosterremo alcuna opzione che comporti concessioni territoriali. I cosiddetti scenari di “compromesso” non porterebbero alla pace ma alla prosecuzione della guerra e a un aumento significativo della pressione terroristica sull’Ucraina. Ma non solo. Vedremmo un’ulteriore militarizzazione della Russia e nuove aggressioni ad altri Stati».
Nessun passo avanti dunque... «Le faccio una domanda: perché gli Stati spendono miliardi per lo sviluppo di piattaforme democratiche e investono in strumenti per la risoluzione pacifica dei conflitti, se permettiamo all’aggressore di rubare e uccidere impunemente?»
Sulla missione di pace del Vaticano, Mosca si è detta favorevole. Kiev è della stessa opinione? «Chiunque ha il diritto di discutere la risoluzione della guerra. L’integrità territoriale dell’Ucraina risponde a uno dei principi fondamentali del diritto internazionale, è un imperativo. Penso che nessuno possa mettere in discussione questo punto. Se il Vaticano promuoverà il ritiro delle truppe russe dal territorio dell’Ucraina, chiederà l’accesso e il ritorno di prigionieri militari e civili ucraini e dei bambini rapiti, allora accoglieremo con favore tale iniziativa. Se invece la Santa Sede ha una visione diversa, purtroppo, non farà che approfondire la crisi e provocare ulteriori azioni aggressive da parte della Russia».
Ieri a Dnipro è stato bombardato un ospedale e nei giorni scorsi abbiamo assistito a raid continui. Perché ora i russi prendono di mira questa città? «È una delle città in prima linea e offre rifugio e assistenza medica ai rifugiati. Non è un hub militare, quindi la Russia conferma ancora una volta la sua natura terroristica. I razzi sono stati deliberatamente puntati su edifici residenziali e ospedali. Questo è il vero potere del “secondo esercito del mondo”».
La battaglia di Bakhmut ha cambiato il corso della guerra? «Le nostre forze hanno guadagnato tempo in modo che i partner abbiano il tempo di consegnare le armi necessarie. In questo periodo, decine di migliaia di nemici sono stati liquidati. La difesa di Bakhmut, durata più di 10 mesi, ha dimostrato la capacità dell’esercito ucraino. Inoltre, vediamo un cambiamento nella retorica dei leader mondiali. Se prima si parlava di concessioni territoriali, della necessità di arrendersi a Bakhmut, ora si parla di vittoria dell’Ucraina con mezzi militari, come unica opzione possibile per garantire stabilità e pace globali».
Per inviare la propria opinione al Corriere della Sera, telefonare 02/62821, oppure cliccare sulla e-mail sottostante