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Corriere della Sera Rassegna Stampa
27.05.2023 Elif Shafak: 'C'è ancora speranza di battere Erdogan'
Intervista di Monica Ricci Sargentini

Testata: Corriere della Sera
Data: 27 maggio 2023
Pagina: 16
Autore: Monica Ricci Sargentini
Titolo: ««Battere il Sultano? Sarà molto difficile ma è giusto sperare»»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 27/05/2023, a pag.16, con il titolo «Battere il Sultano? Sarà molto difficile  ma è giusto sperare» l'intervista di Monica Ricci Sargentini.

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Monica Ricci Sargentini

Elif Shafak
Elif Shafak

ISTANBUL «La Turchia si merita la democrazia. Ora più che mai l’opposizione deve rimanere unita. Tenere viva la speranza contro la paura. Parlare contro l’oppressione è importante». Elif Shafak si emoziona, sa qual è la posta in gioco e pensa che sia un suo dovere parlare: «Noi scrittori vogliamo vivere dentro la nostra immaginazione letteraria. Ma, venendo da un Paese come la Turchia, non possiamo concederci il lusso di rimanere in silenzio. Noi dobbiamo parlare per quelli che non hanno voce», dice l’autrice de La bastarda di Istanbul, tra le voci più autorevoli della letteratura turca, in questa intervista con il Corriere della Sera.

L’opposizione si era illusa che la vittoria fosse a portata di mano già al primo turno. Forse ha confuso il desiderio con la realtà? «Direi piuttosto che si trattava di una speranza contro la paura. I risultati del primo turno sono stati demoralizzanti. Ma dobbiamo ricordarci che Erdogan è al potere da venti lunghi anni. Questa non è stata un’elezione alla pari. L’Akp aveva promesso riforme liberali, una nuova costituzione democratica e l’adesione all’Unione europea, invece più passava il tempo più diventava nazionalista, islamista e autoritario. Kemal Kiliçdaroglu ha ottenuto molto se si pensa che in Turchia non c’è nessuna libertà di stampa, né divisione dei poteri, e molti attivisti dei diritti umani, come Osman Kavala, sono stati messi ingiustamente in prigione».

Cosa può fare Kiliçdaroglu per vincere domenica? «Kiliçdaroglu è un uomo onesto, un bravo politico e ha fatto una campagna basata sulla calma, l’inclusività e la gentilezza. Il suo approccio è pacifico e costruttivo. Trovo che questo sia molto importante in un Paese in cui le persone sono molto divise e alcune anche arrabbiate. Lui ha trovato il modo di tenere insieme chi viene da storie diverse con uno slogan che parla d’amore. Ma non è facile combattere contro il populismo, l’autoritarismo e l’ingiustizia sistematica».

Cosa succederà se, come sembra, Erdogan vincerà? «Sarà una cattiva notizia per tutti quelli che vivono in democrazia, rispettano la diversità, appoggiano i diritti umani, quelli delle donne e quelli Lgbtq. Trovo molto triste vedere la crescita del fondamentalismo religioso, dell’ultranazionalismo e dell’autoritarismo. Questo è un bivio esistenziale per la popolazione femminile e per tutti quelli che vengono trattati come “l’altro”, cioè i curdi, gli alevi e altre minoranze. Perché quando la democrazia viene scossa, i primi diritti che vengono cancellati sono i loro, come è accaduto con la Convenzione di Istanbul. La Turchia sta diventando sempre di più patriarcale e sessista».

C’è un grande aumento del nazionalismo, lo testimonia il 5% di Sinan Ogan al primo turno, perché? «La grande ascesa del nazionalismo turco è molto deprimente. Questa è una tendenza che è andata avanti per un bel po’ di tempo. I politici populisti usano la retorica incendiaria contro gli immigrati e le minoranze, cioè le persone che non hanno alcun potere. I politici demagoghi creano sempre un’atmosfera di paura, odio, divisione e estrema polarizzazione. È quello che è successo in Turchia e che ha reso l’ascesa del nazionalismo più forte».

I segnali che arrivano dalla Borsa di Istanbul sono molto negativi, cosa succederà all’economia? «L’economia turca era già in sofferenza e se Erdogan vincerà non migliorerà. Uno dei maggiori problemi è che, invece di assumere nelle istituzioni persone competenti, oggettive e credibili, vengono nominati e promossi solo i sostenitori del presidente. Questo vuol dire che non c’è meritocrazia, mentre abbondano nepotismo e favoritismo. Anche questo avrà un effetto molto negativo sull’economia. E sono le persone povere che pagano il prezzo. La gente sta già soffrendo».

 Ci si aspettava che le regioni colpite dal terremoto avrebbero penalizzato Erdogan per il ritardo dei soccorsi e per lo scandalo dell’abusivismo. Al contrario l’Akp ha vinto in quelle zone. Come mai? «Ci sono diverse ragioni. La gente nelle zone terremotate ha sofferto molto e in migliaia sono morti o hanno perso tutti loro averi. Ad Hatay, per esempio, dove il voto di solito premia l’opposizione, ci sono state molte vittime e i sopravvissuti hanno dovuto lasciare la città. Alcuni sono tornati per votare, e questo è ammirevole, ma in migliaia no, purtroppo. In altri posti colpiti dal sisma, come Maras, dove il governo è forte e la cultura è tradizionalmente più conservatrice, il governo ha costruito un sistema clientelare con le risorse dello Stato per avere consensi».

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