L’esodo silenzioso degli ebrei dai Paesi arabi alla Commissione degli Esteri L'audizione di David Meghnagi
Testata: Bet Magazine Data: 26 maggio 2023 Pagina: 1 Autore: la redazione di BET Magazine-Mosaico Titolo: «L’esodo silenzioso degli ebrei dai Paesi arabi alla Commissione degli Esteri»
Riprendiamo da BET Magazine-Mosaico l'articolo redazionale "L’esodo silenzioso degli ebrei dai Paesi arabi alla Commissione degli Esteri".
Il 23 maggio David Meghnagi, docente universitario, psicoanalista e studioso, ha tenuto alla Commissione degli Esteri una audizione di 45 minuti su “L’esodo silenzioso” degli Ebrei dal mondo arabo, che vide più di 850.000 ebrei costretti a lasciare i Paesi arabi. Un tema, questo, di cui si parla ancora molto poco. In 15 anni si tratta della quarta audizione sul tema fatta alla Commissione degli Esteri da Meghnagi: la prima, nel giugno del 2009 con Irwin Cottler, già ministro del Canada e Fiamma Nirenstein allora vice presidente della Commissione esteri, poi nel 2016, realizzata per conto dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane, quella del 2021 e quella di quest’anno. “Si tratta di un percorso che ha come obiettivo la sensibilizzazione della classe politica su un tema poco noto e largamente rimosso dal dibattito politico la cui conoscenza è fondamentale per una rilettura della storia più recente del mondo arabo e del conflitto arabo israeliano – spiega a Mosaico David Meghnagi -. L’ostilità contro gli ebrei nasce prima del rifiuto opposto alle aspirazioni del movimento di rinascita nazionale ebraico. Si trattò in una prima fase del rifiuto del diritto degli ebrei all’emancipazione. L’emancipazione degli ebrei e dei cristiani era percepita come una violazione dei valori dell’umma islamica, la messa in discussione da una condizione di sottomissione considerata immutabile. L’odio contro Israele viene dopo ed è stato considerato come la realizzazione di un piano di stravolgimento dell’umma islamica e della nazione araba”.
Sul tema Meghnagi aveva realizzato, nel 2017, in occasione dei cinquanta anni dall’ultimo esodo dalla Libia (1967) con il regista Ruggero Gabbai il documentario Fuga da Tripoli, un documentario sugli ebrei di Libia che la Rai ha proiettato in prima serata, mentre qualche anno prima lo stesso Ruggero Gabbai ne aveva realizzato un altro sugli ebrei egiziani, Starting over again. “Ma ne occorrerebbero altri sugli ebrei iraniani, irakeni, siriani, tunisini, tanto più che la composizione delle nostre comunità è profondamente cambiata – commenta Meghnagi -. A Roma un terzo della comunità è origine libica e a Milano la maggioranza proviene dai paesi arabi e dall’Iran. Si tratta ormai di una parte interna della storia ebraica italiana non pienamente metabolizzata e rappresentata. Realizzare dei documentari di qualità contribuirebbe a fare conoscere meglio una pagina importante della storia dell’ebraismo italiano, ma anche del Vicino Oriente”. Secondo Meghnagi, “la narrazione della storia aiuterebbe a guardare al conflitto mediorientale con uno sguardo diverso e più ampio e forse anche per questo la loro vicenda è stata largamente ignorata, rimossa o derubricata come fosse una mera conseguenza del conflitto arabo-israeliano e non invece la spia di un processo endogeno cominciato molto prima e che dopo gli Ebrei ha colpito altre minoranze della Regione. Le comunità ebraiche del mondo arabo e islamico sono oggi solo un flebile ricordo. Eppure non molto tempo fa ne costituivano un elemento essenziale e costitutivo. Oltre 850.000 ebrei lasciarono per sempre il mondo arabo”. “Se il mondo arabo avesse accettato la nascita dello Stato di Israele e non avesse scatenato una guerra di distruzione in cui Israele perse l’1 per cento della sua popolazione, israeliani e palestinesi festeggerebbero oggi nello stesso giorno la loro indipendenza – continua -. La guerra di distruzione ebbe come conseguenza il dramma di 700 mila profughi arabi e 50 mila profughi israeliani, a cui si aggiunsero 850 mila ebrei fuggiti dai paesi arabi, che non erano parte del conflitto, ma furono ugualmente perseguitati, derubati e cacciati: erano degli ostaggi inermi che subirono la violenza delle folle e trovarono in larga parte rifugio in Israele dove ricostruirono le loro esistenze spezzate, trasformando l’esilio in esodo. I palestinesi furono invece trasformati in profughi permanenti con l’obiettivo di rendere il conflitto non componibile politicamente”.
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