Un gelato ad Auschwitz Commento di Roberto Giardina
Testata:Quotidiano nazionale Autore: Roberto Giardina Titolo: «Un gelato ad Auschwitz»
Riprendiamo dal QUOTIDIANO NAZIONALE il commento di Roberto Giardina dal titolo "Un gelato ad Auschwitz".
Roberto Giardina
Un cono gelato a Auschwitz. Un chiosco è stato aperto da qualche giorno innanzi al Lager, vende coni, e cialde, gelati industriali e fatti artigianalmente, assicura il gestore che si ripromette di fare buoni affari. Ogni giorno il campo di sterminio è visitato da migliaia di persone, in gran parte studenti in gruppi organizzati dalle scuole. Ma in Polonia sono cominciate le proteste, il Lager è il più grande cimitero al mondo, scrivono i giornali, un luogo della memoria, non per andare in vacanza. I nazisti vi uccisero un milione e centomila ebrei. Il portavoce del museo che gestisce il campo, Bartosz Bartyzel, dichiara che è cominciata la procedura per giungere alla chiusura del chiosco: “Sorge a 250 metri dall´ingresso, su un terreno privato su cui non abbiamo giurisdizione. Non abbiamo il potere di intervenire direttamente.” “Il proprietario del terreno e il gestore del chiosco hanno stipulato un contratto, “ dichiara a sua volta il portavoce del municipio di Oswiecim, Andrzej Skrzpinski, da cui dipende il Lager, ma stiamo controllando la situazione giuridica, forse non si ha il diritto di esercitare un´attività privata a Auschwitz.” Nel campo è vietato mangiare e usare i telefonini, ma ogni giorno i sorveglianti sono costretti a intervenire. I visitatori si comportano come se fossero in gita, mangiano i panini e bevono birra durante la visita. E si scattono selfies, innanzi alla scritta “Arbeit macht frei”, il lavoro rende liberi, posta all´ingresso. Alcune settimane fa, una ragazza italiana si è fatta fotografare in posa romantica dal fidanzato sui binari che conducono al campo, e ha messo la foto su facebook. I ragazzi fanno a gara a chi va più veloce in equilibrio sui binari, e più a lungo senza cadere, come se si trovassero in una Luna Park. “Vendere e comprare un cono a Auschwitz non è solo una dimostrazione di cattivo gusto, commenta Bartyzel, ma un oltraggio ai morti. Si viene fino al campo e si ignora la storia? O a molti non importa”. Avviene anche a Buchenwald, il Lager a otto chilometri da Weimar, nella foresta di faggi dove Goethe andava a passeggio. “In inverno, quando nevica, vengono a sciare e andare sugli slittini, ha denunciato il responsabile del campo Christian Wagner, sciano sul prato tra le tombe, sono tremila, ma le vittime furono 56mila. In primavera e estate vengono a fare pic-nic e grigliano wurstel.” A Buchenwald morì la principessa Mafalda di Savoia. A Berlino; tra i tre e quattro milioni di turisti visitano OGNI ANNO il Denkmal per gli ebrei uccisi nella Shoah, inaugurato nel maggio del 2005, in pieno centro di fianco alla Porta di Brandeburgo. L´architetto americano di origine ebrea, Peter Eisenman, 90 anni oggi, ha costruito 2711 steli in cemento, di altezza variabile, fino a due metri, su 19mila metri quadrati, quasi due campi di calcio. Dall´alto sembrano onde. I ragazzi si aggirano tra le steli, come in un labirinto, saltano da una all´altra, ridano e gridano, le coppiette si baciano. Molti protestano per la mancanza di rispetto. “L´avevo previsto, commenta Eisenman, non si può proteggere il mausoleo come un lager, sarebbe una sconfitta. I giovani si sentono liberi ma spero che pensino dove si trovano e perché.”