Gli altri luoghi della Resistenza Commento di Roberto Giardina
Testata:Quotidiano nazionale Autore: Roberto Giardina Titolo: «Gli altri luoghi della Resistenza»
Riprendiamo dal QUOTIDIANO NAZIONALE il commento di Roberto Giardina dal titolo "Gli altri luoghi della Resistenza".
Roberto Giardina
Il 25 aprile si va in pellegrinaggio per ricordare, e spiegare ai ragazzi la resistenza, alle Fosse Ardeatine a Roma, dove vennero giustiziati per rappresaglia 335 italiani, il più giovane aveva 14 anni, o a Marzabotto e Sant´Anna di Stazzema, luoghi dove vennero compiuti massacri su donne, anziani, bambini, o a Boves, e altri luoghi noti. Ma ci sono altre località simbolo della lotta contro il nazifascismo, anche nel sud, dove giunsero presto gli alleati. Si può andare alla Casa Rossa, in Puglia, vicino a Alberobello. Era una masseria costruita da un sacerdote, Francesco Gigante, che vi aprì nel 1887 una scuola agraria attiva fino al 1939. Ha tre piani e una trentina di vani, in cui vennero detenuti ebrei italiani e ebrei catturati in Jugoslavia, prigionieri di guerra, e antifascisti. Prima o poi venivano deportati al nord, molti finirono nei lager in Germania. L´edificio in color rosso è in cattive condizioni, ma è stata creata una fondazione che ne ha cura, si pensa al restauro, ed è visitabile. In provincia di Modena, a Nonantola, si trova Villa Emma, dove bambini ebrei trovarono rifugio. Il 17 luglio del ´42, giunsero 40 ragazzi dalla Germania e dall´Austria, nell´aprile del ´43 giunse un secondo gruppo di 33 giovani ebrei dalla Bosnia e dalla Croazia. Protetti della popolazione locale, dopo l´armistizio dell´ 8 settembre furono messi in salvo in Svizzera. Tranne due, Salomon Papo, un quindicenne di Sarajevo, e l´ebreo italiano Goffredo Pacifici, scoperti dai nazisti, furono eliminati. Tutti i bambini e gli adolescenti di Villa Emma, dopo la guerra emigrarono in Israele. Filetto è un paese di 872 abitanti, vicino a Chieti in Abruzzo, accogliente, con un bel panorama. Qualcuno era bambino di pochi anni, quando qui avvenne una rappresaglia della Wehrmacht, l´esercito, non delle SS, il sette giugno del ´44, dimenticata fino al ´69 quando divenne nota al mondo, a causa del suo autore, il capitano Mathias Defregger, diventato sacerdote e poi vescovo a Monaco. I partigiani avevano ucciso due militari tedeschi, al capitano venne ordinato di eseguire la vendetta: fece giustiziare 17 uomini, scelti a casa, e dare alle fiamme alcune case del paese. Interrogato dai giornalisti, un quarto di secolo dopo, Defregger rispose. “Non sono pentito, non sono diventato sacerdote per questo, ho eseguito gli ordini.” Ma gli alleati erano a pochi chilometri, avrebbe potuto perdere qualche ora, un paio di giorni, e salvare vite innocenti. A Filetto non c´è niente da vedere per ricordare l´eccidio, visitarlo serve a porsi la domanda: ma come è stato possibile? Per ricordare la resistenza, e gli orrori di quegli anni, non occorre andare lontano. Quasi in ogni città, ovunque si viva, basta andare a passeggio nel quartiere e guardare a terra. Prima o poi si vedrà una pietra d´inciampo, o più di una, poste a ricordare un ebreo, che oggi sarebbe un vicino di casa, deportato a mai più tornato.