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Corriere della Sera Rassegna Stampa
23.04.2023 Putin prova a dividere Germania e Ue
Commento di Danilo Taino

Testata: Corriere della Sera
Data: 23 aprile 2023
Pagina: 7
Autore: Danilo Taino
Titolo: «Un rapporto ormai a pezzi. Ma così Putin prova a dividere i tedeschi e la Ue»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 23/04/2023, a pag. 7, con il titolo "Un rapporto ormai a pezzi. Ma così Putin prova a dividere i tedeschi e la Ue", il commento di Danilo Taino.

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Danilo Taino

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Oggi più che mai, in Russia la diplomazia è la prosecuzione della guerra con altri mezzi. L’espulsione annunciata ieri dal Cremlino di venti membri dell’ambasciata tedesca a Mosca ha un significato più ampio di una semplice ritorsione per azioni prese da Berlino nei confronti di sospette spie russe. Serve anche, probabilmente e soprattutto, a dividere: all’interno della Germania e in Europa, più precisamente sul fondamentale asse franco-tedesco. I rapporti tra Germania e Russia sono storicamente stretti e, fino all’invasione dell’Ucraina, intensi nonostante ci siano state tensioni dopo l’annessione della Crimea alla Federazione Russa nel 2014. La Germania è il Paese chiave dell’Europa continentale e a Mosca lo si è sempre considerato tale, in era zarista, nei sette decenni dell’Unione Sovietica e nel post-Guerra Fredda che ne è seguito. Per lungo tempo, entrambe le Nazioni si sono mosse da grandi potenze: si sono incontrate, come nel patto Ribbentrop-Molotov del 1939 che aprì la strada all’invasione nazista della Polonia e alla Seconda guerra mondiale; si sono scontrate, nell’invasione della Russia ordinata da Hitler nel 1941. Negli anni del confronto tra blocco capitalista e blocco comunista, la Germania Ovest varò la Ostpolitik, l’apertura della Repubblica Federale di Bonn a Mosca e alla Germania dell’Est. Poi, caduto l’impero sovietico, si è aperta l’era della collaborazione: sulle ali degli scambi commerciali ed economici, l’industria e in generale l’economia tedesca hanno stabilito relazioni profonde, fino a un certo punto vantaggiose per entrambi i Paesi. L’era di Angela Merkel, dal 2005, ha coinciso con il potere moscovita di Vladimir Putin e in questi anni l’establishment tedesco non ha visto la corda con la quale il leader russo stava legando più di un Paese europeo, innanzitutto la Germania, alla sua fornitura di energia. Nemmeno dopo la prima invasione russa dell’Ucraina nove anni fa. Oggi, la percezione dei tedeschi nei confronti del regime putiniano è profondamente cambiata ma, nell’industria e in alcune parti politiche, il desiderio di non eccedere nell’appoggio a Kiev e di tenere aperta una porta verso Est non è affatto sopita: l’economia e la Storia pesano. Per il Cremlino, un buon motivo per sottolineare, attraverso l’espulsione dei venti diplomatici, il crollo dei rapporti di un tempo e accusare per questo la posizione rigida a sostegno dell’Ucraina di una parte (ma non tutto) del governo guidato da Olaf Scholz. Nella speranza di dividere. L’obiettivo di Putin di creare tensioni nell’Unione europea è anche più evidente. Ora, riserva un trattamento diverso ai due Paesi che sono storicamente tra loro più vicini e si sono mossi nei decenni come motore della Ue, la Germania e la Francia. Non è solo che il presidente Emmanuel Macron ha cercato una mediazione con il Cremlino (il tavolo lungo) nei primi mesi della guerra o che ha sostenuto la necessità di non umiliare Putin. È che, dopo il non brillantissimo viaggio a Pechino durante il quale ha segnato una distanza da alcune posizioni americane, il leader francese è visto come un sostenitore dell’Alleanza Atlantica meno convinto di altri, governo tedesco compreso, dove la ministra degli Esteri Annalena Baerbock ha posizioni rigide nei confronti sia di Putin sia di Xi Jinping. Per Mosca è evidentemente il caso di segnare la differenza tra Berlino e Parigi: al cuore della Ue, è la Germania che va punita. Sperando che «si ravveda» al proprio interno e sperando di creare qualche frizione con la Francia. Quasi certamente un’illusione. Ma, d’altra parte, Putin ha sempre meno carte per dividere l’Occidente. Anche questa non è granché.

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