Ucraina: Putin distrugge anche le chiese Cronaca di Lorenzo Cremonesi
Testata: Corriere della Sera Data: 17 aprile 2023 Pagina: 14 Autore: Lorenzo Cremonesi Titolo: «Mine nei palazzi e cecchini. La resistenza di Bakhmut»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 17/04/2023, a pag.14, con il titolo 'Mine nei palazzi e cecchini. La resistenza di Bakhmut' l'analisi di Lorenzo Cremonesi.
Lorenzo Cremonesi
Kramatorsk Quando capiscono che gli attacchi russi stanno per avere la meglio e sono quasi riusciti a circondare le loro posizioni, le unità scelte ucraine minano l’area e si ritirano gradualmente, lasciando pochi cecchini a rallentarli. Quindi, una volta usciti anche gli ultimi dei loro, con i droni si assicurano che i russi s’impadroniscano delle postazioni appena abbandonate e allora fanno brillare gli esplosivi mirando a uccidere il massimo numero di nemici possibile e allo stesso tempo distruggendo qualsiasi loro rifugio. Sui social locali hanno postato alcuni video in cui illustrano chiaramente questa strategia della terra bruciata mirata a resistere il più a lungo possibile a Bakhmut e renderla indifendibile per i russi che la stanno lentamente conquistando. In uno dei più cliccati si vede uno dei palazzi alti nei quartieri occidentali (quelli orientali, occupati dai russi già a ottobre, sono per lo più composti da villette e casupole mono-famigliari) ripreso dal cielo di notte. L’inquadratura si sposta sui soldati che ancora sparano dall’interno, poi ancora dal cielo riprende la nuvola di fumo illuminata dai bagliori dell’incendio al pianterreno e alla fine una forte deflagrazione causa il crollo dello stabile che si affloscia su sé stesso. Quando le circostanze lo permettono, vengono accumulati vecchi copertoni, paglia e benzina vicino alle cariche esplosive per amplificare gli effetti dell’incendio. Pochi giorni fa, i comandi a Kiev accusavano i russi di voler ridurre Bakhmut a un campo di macerie bombardando metodicamente tutti i luoghi della resistenza ucraina. Anche il cecchino migliore dotato del fucile più moderno può fare molto poco contro la pioggia ininterrotta di proiettili di grosso calibro o missili Grad sparati da 20 o 30 chilometri di distanza. Ma, a ben vedere, anche gli ucraini non sono da meno quanto a devastazioni dell’area urbana. «Non c’è molto di nuovo. In genere gli eserciti in ritirata distruggono tutto ciò che possono prima di ripiegare. E Bakhmut non fa eccezione, anche per il fatto che il retropensiero dei nostri comandi è che presto scatterà la controffensiva, riconquisteremo l’intera Bakhmut e non avrebbe senso lasciare ai russi un terreno dove resta possibile trincerarsi con facilità», ci spiegavano ieri tre soldati delle unità scelte dei Marines. Il più senior tra loro, Olegh, 40 anni di Odessa, ricorda che «terra bruciata» fu fatta dagli ucraini in ritirata da Izyum nel marzo dell’anno scorso (e riconquistata poi a settembre), oppure da Severodonetsk e Lysychansk in giugno e luglio, che restano tutt’ora in mano ai russi. Ieri la Pasqua ortodossa — che Putin ha celebrato a Mosca con misure di sicurezza straordinarie — non ha rallentato la pressione dell’avanzata russa. Per Mosca, e soprattutto per i comandanti della milizia mercenaria Wagner, Bakhmut è diventata una vera ossessione. Sebbene dal punto di vista strategico abbia un valore solo relativo, dopo le gravi sconfitte subite tra settembre e novembre, questa cittadina di appena 70.000 abitanti (oggi ridotti a forse 2.000) è diventata per loro il simbolo della riscossa russa e vorrebbero annunciarne la presa al presidente Putin entro le celebrazioni annuali della «grande vittoria patriottica contro il nazifascismo» il 9 maggio, sebbene sia stato già deciso che quest’anno saranno in tono minore. Ieri, nella zona del Donetsk filorusso, le autorità locali hanno denunciato che le bombe ucraine cadute nei pressi della Cattedrale della Trasfigurazione avrebbero ucciso un civile e feriti altri sei. A sua volta il governatore ucraino della provincia di Zaporizhzhia accusa i russi di avere sparato sulla chiesa ortodossa nel villaggio di Komyshuvakha nella notte tra sabato e domenica. L’area resta delicata, visto che proprio da qui potrebbe partire l’asse portante dell’attesa offensiva ucraina in direzione di Melitopol e della Crimea. Sarebbero almeno quattro i morti civili ucraini negli ultimi bombardamenti. Una nota positiva arriva invece dall’importante scambio di prigionieri avvenuto in occasione della festa religiosa ortodossa. Circa 130 tra soldati e marinai ucraini sono stati rilasciati dai campi di detenzione russi, tra loro si trovano anche uomini catturati a Bakhmut. A ieri sera non era chiaro quanti fossero i soldati russi liberati.
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