Bakhmut, avanzano i russi Cronaca di Lorenzo Cremonesi
Testata: Corriere della Sera Data: 15 aprile 2023 Pagina: 10 Autore: Lorenzo Cremonesi Titolo: «I russi avanzano ancora a Bakhmut»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 15/04/2023, a pag.10, con il titolo 'I russi avanzano ancora a Bakhmut' l'analisi di Lorenzo Cremonesi.
Lorenzo Cremonesi
La notizia che qui davanti a noi, tra le rovine della città assediata di Bakhmut, gli ucraini si sono ritirati ancora un poco sotto la pressione dell’offensiva russa, riusciamo ad apprenderla soltanto quando i cellulari possono collegarsi con la rete messa a disposizione dalla municipalità nel piccolo centro di assistenza ai civili. Secondo il ministero della Difesa britannico l’offensiva russa si è fatta molto intensa, tanto che gli ucraini sono adesso ridotti a difendere pochi quartieri nelle zone occidentali. Da Kiev confermano che le loro truppe sono soggette a «una forte pressione» da parte del nemico. Eppure, se lo chiediamo ai soldati, che quotidianamente percorrono il corridoio della morte lungo meno di 7 chilometri che da Chasiv Yar conduce a Bakhmut, loro alzano le spalle infastiditi. «Cento metri più o meno cosa cambia? Sono nove mesi che si combatte strada per strada, casa per casa: un giorno avanziamo noi e quello dopo tocca a loro. Cambia di poco», esclama un carrista che non vuole essere fotografato. «Poi i russi geolocalizzano la nostra posizione e si mettono a giocare al tiro a segno con le nostre vite». In realtà, non è poi così vero che cambia poco. Da circa un mese le unità russe sono riuscite a conquistare da un terzo agli oltre due terzi della zona urbana. E adesso a fare la parte del leone non sono più gli uomini della milizia mercenaria Wagner, bensì il meglio delle truppe aviotrasportate dell’esercito regolare russo. Il significato appare evidente: lo Stato maggiore a Mosca ha deciso che non può essere Yevgeny Progozhin, il padrone-comandante della Wagner, ad assumersi il merito della conquista di Bakhmut. Siamo tornati a Chasiv Yar ieri mattina, questa volta scortati da un portavoce militare. La situazione si è fatta parecchio tesa nel Donbass: gli ucraini intensificano i preparativi per la loro offensiva di primavera e non vogliono che trapelino particolari importanti, così la stampa non ha più libero accesso alla zona delicata che adduce a Bakhmut. Soprattutto, è vietato fare riprese alle postazioni fisse e alle nuove trincee e casematte, che adesso vengono costruite appena dietro Bakhmut, già pronte a diventare le nuove prime linee nel caso la zona urbana venisse abbandonata del tutto. «L’eventuale ritiro non dovrebbe essere troppo problematico. Ora abbiamo dispiegati più uomini e mezzi a difesa del corridoio di accesso che non sulle prime linee», ci spiega un ufficiale dell’intelligence locale. Ma intanto Chasiv Yar sta già diventando come era Bakhmut setto o otto mesi fa: le esplosioni sono sempre più vicine; case e strade appaiono segnate dalle schegge, sconvolte dai crateri; le artiglierie vengono appostate tra le abitazioni; i carri armati cambiano veloci di posizione ogni poche ore; i soldati hanno abbandonato i ricoveri ai piani alti delle case vuote e si sono acquartierati negli scantinati trasformati in bunker di fortuna con sacchetti di sabbia alle entrate e travi di legno a puntellare i soffitti. Lo stesso avviene ai civili. Non sono ancora gli «zombie», come da mesi vengono chiamati i pochi, soprattutto anziani, che girano inebetiti da fatica e shock per le strade di Bakhmut in cerca di legna e cibo, ma poco ci manca. Ne incontriamo una trentina intenti a caricare i portatili in un centro di assistenza pubblico, dove un generatore garantisce 7 ore di elettricità al giorno. Due mesi fa erano ancora quasi 5.000 sui 12.000 abitanti di prima della guerra. «Oggi non ne sono rimasti più di un migliaio. Vivono senza acqua, elettricità o gas. Noi consigliamo l’evacuazione verso le aree sicure dell’ovest. Ma non possiamo certo cacciarli con la forza!», esclama il sindaco, Sergi Chaus, che ha 42 anni e va in giro con appesa alla vita sempre pronta la borsa del pronto soccorso. «Il 90% delle abitazioni è stato danneggiato più o meno gravemente. Ma non siamo in grado di riparare nulla», ammette. Poco lontano tre anziani fanno bollire patate su di un falò all’aperto. Tornando a Kramatorsk ci accolgono almeno 7 esplosioni di missili, non è chiaro se abbiano provocato vittime. Nella vicina Sloviansk i morti sono almeno 8 e una ventina di feriti. Colpita anche Kostyantynivka. Le autorità non rivelano le vittime militari.
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