Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 07/03/2023, a pag.18, l'analisi di Fiamma Nirenstein, dal titolo "Israele, Pasqua di guerra, pioggia di fuoco (iraniano) da Libano e Gaza"
A destra: terroristi di Hamas
Fiamma Nirenstein
Giornata di sole, cedri carichi di foglie al vento nel primo giorno della Pasqua ebraica, in cui si ricorda l’uscita degli Ebrei dall’Egitto, condotti da Mosè alla loro terra. Ma la loro terra brucia anche in vacanza. Ieri 34 missili sono stati sparati dal Libano nelle ventiquattro dalla notte al pomeriggio, un attacco pari solo a quelli della guerra del 2006, mentre i kibbutz e i villaggi in Galilea e sul Golan che aspettavano turisti preparano invece i rifugi dove scappare di continuo e rifugiare i bambini la notte. Nelle ventiquattro ore fra martedì e mercoledì era toccato invece ai cittadini che vivono nell’area che è stata bombardata con circa 25 missili da Gaza a sud. Un sandwich di fuoco. Il sistema di difesa “scudo di acciaio” è stato messo in funzione: si alza in volo lasciando una scia bianca finché intercetta il proiettile nemico, e chi è fuori dei rifugi può vedere lo scoppio. Un ferito, un appartamento a pezzi, un’auto sventrata… per ora solo l’allarme è alto, ma può toccare a chiunque, la radio ripete di restare vicini ai rifugi. Per capire i missili da nord e da sud occorre prendere in considerazione gli scontri violenti alla Moschea di al-Aqsa, una copia di ogni Ramadan: un largo gruppo di giovani palestinesi ha trasformato il grande luogo di preghiere in una casamatta di fuochi, bastoni, armi varie e si è asserragliato, finché la polizia israeliana l’ ha sgomberato a forza. Anche se ha subito restituito la Moschea all’attività di preghiera appena riaperto il passaggio normale, tuttavia prima lo scontro violento, reso virale dai mille telefonini ha fatto gridare a gran parte del mondo islamico, come ai tempi in cui inizia ogni guerra con Gaza, alla violenza, alla volontà di impossessarsi della Moschea, e ha mobilitato Hamas e la Jihad Islamica. Adesso, si realizza l’allarme che già da tempo era stato sollevato (anche dal ministro della Sicurezza Gallant, tornato in questi giorni al lavoro con Netanyahu senza che questo sia sancito) per la sicurezza: una forza particolarmente agguerrita e organizzata sta mettendo insieme un attacco concentrico approfittando del clima violento che si crea a Ramadan e anzi programmando una sorta di agguato legato a questo periodo. Questa forza è naturalmente l’Iran, che comanda gli Hezbollah e anche gran parte del mondo palestinese, più che altro la Jihad Islamica. L’ alto numero fa pensare a una preparazione accurata, ma gli Hezbollah non rivendicano l’evento per ora, preoccupati dalla reazione che Israele potrebbe avere sull’Libano, dove l’esercito con l’UNIFIL invece dicono di voler calmare le acque. Ma si sa bene che niente si muove senza che Nasrallah lo comandi. Ismail Haniyeh, il capo storico di Hamas si sarebbe incontrato ripetutamente a Beirut con Nasrallah, naturalmente sotto l’ombrello Iraniano. Sia Nasrallah che l’Ayatollah Khamenei hanno più volte sollevato in questo periodo il tema della debolezza di cui Israele soffre a causa dello scontro sulla riforma giudiziaria. Ambedue ripetono che Israele è destinato a disfarsi e a svanire. Un bel momento per colpire. Nel frattempo l’Iran è stato più volte colpito negli uomini e nelle strutture, nel corso delle reazioni israeliane alla veloce trasformazione della Siria in un retroterra iraniano anti-israeliano con la presenza degli Hezbollah e il supporto russo: in tre giorni quattro attacchi contro obiettivi iraniani in Siria hanno anche portato alla morte di ufficiale importante dell’IRGC, Milad Heydari, che dirigeva il settore degli attacchi terroristi contro Israele. Il Mossad ha anche bloccato un complotto iraniano per uccidere gruppi di ebrei in Grecia. L’Iran ha promesso di vendicarsi. Adesso, mentre Netanyahu si consulta sul che fare senza che ancora arrivi una reazione, al solito al mondo intero, compreso gli USA, sembra un fatto piuttosto normale che Israele venga bombardato, e la sua gente sia costretta a correre nei rifugi durante la notte. Il ritardo del governo nel reagire, è probabilmente connesso a consulti internazionali che raggiungono gli Stati Uniti, per stabilire quello che si vede peraltro benissimo, che siamo di fronte a un conflitto serio.