Putin vince? Non è vero Cronaca di Lorenzo Cremonesi
Testata: Corriere della Sera Data: 04 aprile 2023 Pagina: 5 Autore: Lorenzo Cremonesi Titolo: «La Wagner dal campo annuncia di nuovo: «Bakhmut è nostra». Ma Kiev nega: resistiamo»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 04/04/2023, a pag.5, con il titolo 'La Wagner dal campo annuncia di nuovo: «Bakhmut è nostra». Ma Kiev nega: resistiamo' l'analisi di Lorenzo Cremonesi.
Lorenzo Cremonesi
Kiev Ormai pochi lo prendono sul serio, per il semplice fatto che è diventata un’abitudine, anzi un vizio: ogni volta che Yevgeny Prigozhin si trova in difficoltà annuncia «bombastico» che i suoi mercenari della brigata Wagner stanno vincendo la battaglia di Bakhmut. Non è vero, non è mai stato vero, non oggi e non nel passato, ma sembra che a lui importi poco di essere smentito dai comandi ucraini e dalla realtà bellica sul terreno. Anche perché negli ultimi mesi non si è mai fatto troppi problemi nel rilasciare poi dichiarazioni diverse, se non opposte, accusando il ministero della Difesa a Mosca e lo stato maggiore russo di essere «assolutamente incompetenti» nel condurre il conflitto, oppure incapaci di fornire munizioni ai suoi «combattenti eroi», tanto che, se per caso dovessero venire sconfitti, le responsabilità sarebbero tutte loro, certo non dei suoi soldati. Ma oggi il padrone-comandante della Wagner ha un motivo in più per annunciare, come ha fatto l’altra notte, che le sue unità hanno issato la bandiera sul tetto semidiroccato del municipio nel centro di Bakhmut e dunque la città è stata «conquistata dal punto di vista legale». Salvo aggiungere subito dopo che i soldati ucraini «continuano a resistere nei quartieri occidentali». Le sue parole sono giunte infatti poche ore dopo l’assassinio del suo vecchio amico Maksim Fomin, il nazionalista estremista blogger ucciso due giorni fa mentre teneva una conferenza a San Pietroburgo. «Non credo che i responsabili vadano cercati tra gli ucraini», si è premurato di dire, smentendo coloro che tra gli uomini del regime di Putin vorrebbero gettare acqua sul fuoco delle polemiche interne, puntando invece il dito contro Kiev. Per Prigozhin l’uccisione del suo amico costituisce un avvertimento: in questo momento di difficoltà, mentre gli ucraini stanno resistendo bene e addirittura paiono in procinto di lanciare la loro controffensiva di primavera grazie agli enormi quantitativi di armi e munizioni spediti dagli alleati occidentali, anche lui rischia grosso. Mosca non tollera più le critiche, neppure quelle che giungono «da destra» e dai super nazionalisti come lui impegnati a cancellare l’Ucraina indipendente dalla faccia della Terra. Intanto continua il sanguinoso braccio di ferro per il controllo di questa cittadina che prima della guerra contava 70.000 abitanti (oggi meno di 3.000) e ormai diventata il simbolo della sfida per il Donbass. Pare che le avanguardie della Wagner abbiano superato il fiume che la divide in due e catturato i cantieri delle acciaierie Azom. Ma le unità ucraine da circa un mese hanno ottenuto nuovi rinforzi, che garantiscono il flusso di rifornimenti e lo stato maggiore da Kiev ribadisce di non avere alcuna intenzione di ritirarle, almeno per ora. «L’affermazione per cui Bakhmut sarebbe caduta non è neppure vicina alla realtà», dichiara Andryi Yermak, uno dei consiglieri del presidente Zelensky, il quale nel suo discorso serale alla nazione a reti unificate è tornato a ringraziare «i nostri eroi che resistono a Bakhmut», limitandosi a sottolineare che la sfida «resta difficile». Uno dei portavoce militari ucraini nel Donbass ironizza su Prigozhin, ribadendo che il filmato della bandiera sarebbe stato ripreso da «un qualche cesso da qualche parte». Anche dalla Casa Bianca giunge la smentita che la Wagner controlli la città. Ma i russi continuano a bombardare la regione. Nelle ultime ore almeno sei persone sono rimaste uccise nella zona urbana di Kostyantynivka, da dove le unità ucraine partono per le prime linee.
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