domenica 24 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






La Stampa Rassegna Stampa
27.03.2023 La rivolta assedia Netanyahu
Cronaca di Rossella Tercatin

Testata: La Stampa
Data: 27 marzo 2023
Pagina: 15
Autore: Rossella Tercatin
Titolo: «Cresce la rivolta in Israele, Netanyahu assediato valuta lo stop alla riforma»

Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 27/03/2023, a pag. 15, con il titolo "Cresce la rivolta in Israele, Netanyahu assediato valuta lo stop alla riforma" la cronaca di Rossella Tercatin.

Immagine correlata
Rossella Tercatin

Israele, ministro Difesa chiede stop a riforma giustizia - LaPresse
Il ministro della Difesa Yoav Galant

GERUSALEMME — Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha licenziato il ministro della Difesa Yoav Galant per aver espresso la sua opposizione alla riforma della giustizia. Sabato sera Galant era stato il primo membro dell’esecutivo a rompere i ranghi e a chiedere di fermare l’iter legislativo per aprire i negoziati all’opposizione e ricomporre la spaccatura senza precedenti che sta lacerando il Paese. La decisione ha generato accese proteste in tutto il Paese — con i manifestanti che hanno accerchiato la residenza a Gerusalemme del premier — e la reazione degli Stati Uniti che, attraverso il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale John Kirby, hanno espresso «forte preoccupazione e urgente necessità di un compromesso». Lanciando di fatto la sfida al premier Galant aveva dichiarato: «La sicurezza dello Stato di Israele è la missione della mia vita. Per Israele, indossando l’uniforme dell’Idf, l’ho rischiata decine di volte e anche ora, per il suo bene, sono pronto a rischiare e pagare qualsiasi prezzo». Prezzo che si è rivelato altissimo, determinato da Netanyahu che ora però, secondo indiscrezioni, valuterebbe lo stop alla riforma. Immediata la reazione delle piazze con migliaia di persone per le strade delle principali città. A Gerusalemme i manifestanti hanno forzato le barriere protettive nei pressi della casa del primo ministro e ci sono stati violenti scontri. Il console israeliano a New York si è dimesso per protesta contro il premier. Il destino da combattente di Galant pare già scritto nella sua biografia. Il padre Michael partecipò alla Guerra di Indipendenza nel 1948. La madre sopravvisse alla Shoah ancora bambina. Galant iniziò la sua carriera militare nella marina, di cui anni dopo diventa comandante. Da lì una carriera in ascesa. Nel 2005 diventa il capo del Comando Meridionale. Nel 2010 viene nominato Capo di Stato Maggiore. E tuttavia, accusato di irregolarità nella ristrutturazione della sua abitazione, la nomina viene ritirata. Nel 2015 arriva il debutto in politica nel partito Kulanu. Tre anni dopo il passaggio al Likud. In questo governo, la nomina di Galant alla Difesa era stata presentata da Netanyahu come la prova che nonostante il ruolo centrale dei partiti di estrema destra della maggioranza, le chiavi del Paese rimanevano in mano a figure chiave del Likud. In questi tre mesi però, l’opposizione alla riforma della giustizia ha registrato adesioni senza precedenti, inclusa quella di migliaia di riservisti dell’esercito. Galant ha più volte messo in guardia Netanyahu in privato del deterioramento della situazione. «Con il licenziamento di Galant, questo governo antisionista che ignora tutti gli avvertimenti e mette in pericolo il Paese, tocca un nuovo punto basso», il commento del leader dell’opposizione Yair Lapid. La prima parte della riforma della giustizia dovrebbe approdare stasera alla Knesset per il voto finale. Anche se Galant e Yuli Edelstein (l’altro membro del Likud che ha chiesto di fermare l’iter) votassero contro, servirebbero ancora almeno due deputati per impedire l’approvazione della le gge. Uno dei candidati, Avi Dichter, ha già annunciato che voterà comunque a favore — anche perché potrebbe essere proprio lui a succedere a Galant. In serata anche il leader Arieh Deri, del partito sefardita Shas, ha ritirato il suo appoggio alla controversa riforma.

Per inviare a Repubblica la propria opinione, telefonare: 06/49821, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


lettere@lastampa.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT