Testata: La Stampa Data: 09 marzo 2023 Pagina: 12 Autore: Anna Zafesova Titolo: «Georgia in fiamme»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 09/03/2023, a pag.12 con il titolo "Georgia in fiamme" il commento di Anna Zafesova.
Anna Zafesova
«Via la legge russa»: sono bastate poche ore per trasformare lo scontro tra la piazza e il governo di Tbilisi in una protesta contro la Russia putiniana. Un altro focolaio di tensione si è acceso alla periferia dell’ex impero sovietico, ma se in Moldova i timori sono più quelli di un’ingerenza degli infiltrati russi, in Georgia è il governo stesso a venire accusato dall’opposizione di essere “filorusso”. Dal 7 marzo, le manifestazioni contro la legge sugli “agenti stranieri” davanti al parlamento vengono disperse a colpi di idranti, pallottole di gomma e gas lacrimogeni: una prova di forza che vede i poliziotti in tenuta antisommossa con gli elmetti di produzione russa scontrarsi con i ragazzi che sventolano le bandiere dell’Unione Europea. Come la rivoluzione sul Maidan di Kyiv, nove anni fa, uno scontro interno alla politica nazionale si è polarizzato immediatamente tra i sostenitori dell’integrazione europea e le fazioni prorusse, e in piazza si sentono più slogan contro Putin che contro il premier Irakly Garibashvili e il suo patrono politico, l’oligarca Bidzina Ivanishvili. E come sul Maidan, la piazza ha coalizzato società civile, intellighenzia e giovani, che hanno sfidato gli apparati della sicurezza e una nomenclatura sempre più dichiaratamente conservatrice e antioccidentale. La “legge russa” - in realtà due progetti legge che introducono regole speciali per le organizzazioni e i media con almeno il 20% di partecipazione e/o finanziamenti esteri - è diretta essenzialmente contro i “cani da guardia”, le Ong che promuovono le libertà democratiche e i diritti umani, e che hanno già rovinato la reputazione del governo contestandone spesso l’operato in termini di trasparenza e correttezza. Secondo la presidente della Georgia Salome Zurabishvili - che ha promesso di mettere il veto sulla legge, votata martedì in prima lettura dalla maggioranza del parlamento – il documento «non poteva che essere stato dettato da Mosca», sulla falsariga di quella legge contro gli “agenti stranieri” che ha permesso a Vladimir Putin di mettere a tacere praticamente tutte le voci del dissenso. Del resto, i deputati nazionalisti del gruppo “Forza del popolo” che hanno proposto la legge (sostenuti dal partito di governo “Sogno georgiano”) non hanno nascosto di voler arginare l’influenza occidentale a Tbilisi e di non condividere l’orientamento europeo scelto dal Paese dopo la “Rivoluzione delle rose” guidata nel 2004 da Mikhail Saakashvili, l’ex presidente riformista che rimane agli arresti in una clinica. L’Alto rappresentante per la politica estera dell’Ue Josep Borrell ha già dichiarato che la “legge russa” va contro le aspirazioni europee della Georgia, già penalizzate l’anno scorso, quando Bruxelles aveva aperto la procedura di adesione per Kyiv e Chisinau, ma non per Tbilisi che non aveva aderito alle sanzioni contro la Russia. All’epoca l’opposizione era scesa in piazza in massa contro la linea filorussa del governo, con lo slogan «A casa, in Europa». La prudenza verso Putin di Ivanishvili si spiega non solo con i suoi interessi imprenditoriali: la Georgia ha già subito un attacco russo, nel 2008, e ne è uscita dopo una brevissima guerra con due sue repubbliche autonome, l’Ossezia del Sud e l’Abkhazia, passate di fatto sotto il controllo russo e riconosciute da Mosca come “Stati indipendenti”. Gli umori antirussi sono quindi molto diffusi, e un battaglione di volontari georgiani sta combattendo a fianco degli ucraini l’invasione russa. Ma nell’ultimo anno alla politica interna georgiana si è aggiunto un altro fattore: circa 200 mila esuli russi scappati dalla guerra e dalla dittatura. Una diaspora enorme per un Paese piccolo come la Georgia, che da un lato ha portato soldi e affari (e fatto schizzare gli affitti a Tbilisi a livelli londinesi, riaccendendo l’antipatia verso quei russi che continuano a considerare i Paesi ex sovietici come colonie), e dall’altro ha ridato fiato all’odio verso Putin. Con la sua proposta di “legge russa” il governo si è trovato così contro l’Europa da un lato e la piazza dall’altro. La violenza della polizia contro i manifestanti non ha fatto che aumentarne i ranghi il giorno dopo, e il tentativo di rinviare lo scontro chiedendo un riscontro sulla legge contestata all’Europa non ha convinto la piazza, che ha chiesto di revocare immediatamente il procedimento. Ai tentativi di sfondare le porte e le finestre la polizia ha risposto con idranti e lacrimogeni, bloccando la centrale prospettiva Rustaveli e arrestando quasi cento persone. Ma molti manifestanti sono tornati con le maschere antigas, e sembrano intenzionati a continuare la pressione in piazza.
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