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Corriere della Sera Rassegna Stampa
03.03.2023 Manifestanti contro i Netanyahu, la moglie assediata dal parrucchiere
Commento di Davide Frattini

Testata: Corriere della Sera
Data: 03 marzo 2023
Pagina: 19
Autore: Davide Frattini
Titolo: «Manifestanti contro i Netanyahu, la moglie assediata dal parrucchiere»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 03/03/2023, a pag.19, con il titolo "Manifestanti contro i Netanyahu, la moglie assediata dal parrucchiere" il commento di Davide Frattini.

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Davide Frattini

Parrucchiere in casa malgrado il lockdown, polemiche su moglie Netanyahu -  Adnkronos.com
Sara e Benjamin Netanyahu

Gli oltre quaranta mila euro all’anno da spendere in vestiti, truccatrici e parrucchieri (offerti dai contribuenti per «l’aspetto di rappresentanza» e da dividere con il marito primo ministro) sono costati mercoledì pomeriggio a Sara Netanyahu qualche ora di panico e pubblico disprezzo. La moglie del premier israeliano ha deciso di presentarsi per la messa in piega nella città sbagliata al momento sbagliato. Fin dal mattino Tel Aviv è squassata — come avevano promesso gli organizzatori nel «giorno del disordine» — dalle manifestazioni che bloccano il traffico e gli ingressi verso gli uffici pubblici. Al tramonto la polizia carica i dimostranti, lancia granate assordanti, i cortei diventano scontri, gli arrestati sono quarantadue. Al tramonto una cliente dello stesso salone, nel nord elegante della metropoli, si scatta un selfie con Sara, lo posta e – racconta il giornale Yedioth Ahronoth – di fatto indica alla rabbia collettiva la posizione del prossimo bersaglio. Centinaia di dimostranti marciano verso le vetrine del parrucchiere, lo assediano, urlano «vergogna, vergogna» a quella che considerano una Maria Antonietta indifferente alle difficoltà degli israeliani medi, tra inflazione che sale ed economia che scende, causa — accusa l’opposizione — il piano di smantellamento della giustizia portato avanti dal consorte. Lui si appella all’avversario politico Yair Lapid perché richiami «l’accerchiamento vergognoso» e ordina alle guardie dei servizi segreti supportate dalla polizia a cavallo di evacuare Sara verso casa a Gerusalemme. Da dove Bibi — com’è soprannominato — pubblica un selfie in cui la consola, accompagnato dalle parole: «Moglie adorata, sono contento tu sia qui sana e salva. Questa anarchia deve finire, può costare vite umane». Lei lo ripete su Instagram: poteva scapparci il morto. Alcune abitanti del quartiere, tra i più costosi di Tel Aviv, spiegano al quotidiano Haaretz che «il teatrino del salvataggio è sospetto». La first lady d’abitudine non frequenta quel parrucchiere, loro invece sì: «È normale che il suo stilista preferito vada da lei per i capelli. Perché venire qui con le manifestazioni annunciate a pochi metri? Ci hanno messo due ore a portarla via. Perché non è uscita dal retro? Per lasciare montare il caos e additare i dimostranti come pericolosi». Qualche ora dopo il capo del governo di estrema destra paragona i cittadini che chiedono di fermare il blitz legislativo della maggioranza — vuole ridimensionare la Corte Suprema, i magistrati, i giudici, sottoporli al controllo dell’esecutivo — ai coloni andati domenica scorsa all’assalto del villaggio palestinese di Hawara, nel nord della Cisgiordania, per vendicare l’uccisione di due di loro poco lontano. Mette sullo stesso piano le proteste contro di lui e quello che un alto generale israeliano ha chiamato un «pogrom» compiuto da ebrei. I «ragazzi delle colline» — cresciuti con l’ideologia che i territori arabi catturati nel 1967 siano di diritto israeliani e un far west da domare — hanno dato alle fiamme quaranta case, bruciato una cinquantina di auto, in parte esaltati dal sostegno delle frange oltranziste dentro la coalizione al potere. Il dipartimento di Stato americano ha definito «disgustose e ripugnanti» le parole di Bezalel Smotrich, chiede a Netanyahu di prenderne le distanze, di chiarie che non rappresentano la linea del governo. Il ministro della Finanze e capo del partito che sostiene i coloni, ha proclamato: «Hawara va cancellato dalle mappe, ma penso debba farlo lo Stato d’Israele e non i singoli individui».

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