Testata: Corriere della Sera Data: 03 marzo 2023 Pagina: 9 Autore: Lorenzo Cremonesi Titolo: «Commando spara in Russia. Ira dello zar: terroristi ucraini. Kiev: «Una provocazione»»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 03/03/2023, a pag.9, con il titolo "Commando spara in Russia. Ira dello zar: terroristi ucraini. Kiev: «Una provocazione»" la cronaca di Lorenzo Cremonesi.
Lorenzo Cremonesi
Putin
KOSTIANTYNIVKA (Donbass) Un gruppo di uomini armati spara e crea il caos su territorio russo, non lontano dal confine con l’Ucraina. Pare fossero almeno quattro, ben organizzati anche con visori notturni, per alcune ore si sono impadroniti del piccolo villaggio di Lyubichane, nella regione russa frontaliera del Bryansk. Secondo le autorità locali, gli scontri a fuoco avrebbero causato la morte di almeno due civili adulti e un undicenne che viaggiavano in auto. Via Telegram gli attivisti hanno postato un breve video in cui mostrano i simboli del «Corpo russo di volontari» su di una bandiera blu e si appellano alla popolazione «a combattere» contro il regime. Inevitabilmente Mosca accusa Kiev di «fomentare e armare i terroristi». Vladimir Putin cancella all’ultimo minuto il viaggio ufficiale che doveva effettuare nel Caucaso e resta al Cremlino per «monitorare la situazione». E intanto ne approfitta per ribadire la sua ultima versione della narrativa che legittima l’invasione dell’Ucraina un anno fa: non più soltanto un attacco per «liberare gli ucraini dai neonazisti che lo governano», ma soprattutto un’azione necessaria per difendere ad ogni prezzo la «madre Russia» minacciata dall’Occidente. Il blitz di ieri, nelle sue parole, è la riprova che esistono forze nemiche in agguato «che vogliono toglierci la memoria storica, privarci della nostra identità, della nostra lingua e delle nostre tradizioni». Kiev nega qualsiasi responsabilità. I portavoce del presidente Volodymyr Zelensky parlano di una «provocazione deliberata» da parte nemica e tendono a rafforzare la tesi per cui è stata proprio la guerra a destabilizzare la Russia, che adesso vedrebbe crescere al suo interno un movimento di resistenza partigiano. Ieri in serata i portavoce del Cremlino specificavano che la situazione era «sotto controllo», ma non è chiara la sorte del commando: tornati in Ucraina, catturati, uccisi, oppure ancora alla macchia in Russia? Resta evidente il fatto che, con il trascorrere dei mesi e diventando sempre più palese che la guerra è destinata a durare ancora a lungo senza possibilità di dialogo all’orizzonte, anche i dirigenti ucraini stanno architettando di colpire la Russia non solo nei territori occupati con le armi, bensì nel ventre della sua società civile. Gli attacchi con i droni negli ultimi giorni, compreso quelli verso San Pietroburgo e la stessa Mosca, vanno ben oltre le consuete azioni mirate contro le basi militari in Crimea o nella zona di Belgorod. «Se Putin si arroga il diritto di colpire Kiev e le nostre città maggiori, perché noi non potremmo fare lo stesso a Mosca?», usa ribadire il ministro degli Esteri Kuleba. In Ucraina si addestrano e combattono da tempo gruppi di volontari russi determinati a rovesciare il regime di Putin. Lo scorso dicembre avevamo incontrato una decina di combattenti del Battaglione Russo inquadrati nella Legione dei volontari stranieri. Alcuni si definivano «veri cristiani», altri dicevano di essere gli eredi dei «Bianchi» fedeli allo Zar, che dopo la rivoluzione bolscevica del 1917 avevano cercato di impedire la nascita dell’Urss. Si sta aprendo una fase nuova della guerra in attesa delle offensive di primavera. Mentre scriviamo, nell’intera Ucraina e soprattutto qui nelle regioni orientali c’è l’allarme bombardamenti. Ieri mattina un missile ha colpito un palazzo nel centro di Zaporizhzhia uccidendo almeno tre civili (molti mancano all’appello). Il duello per Bakhmut resta più feroce che mai.
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