Rai: voce a tutti tranne a Zelensky Commento di Antonio Polito
Testata: Corriere della Sera Data: 12 febbraio 2023 Pagina: 6 Autore: Antonio Polito Titolo: «La singolare politica della Rai: coraggiosa nel dare voce a tutti tranne che al leader ucraino»
Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 12/02/2023, a pag. 6, il commento di Antonio Polito dal titolo 'La singolare politica della Rai: coraggiosa nel dare voce a tutti tranne che al leader ucraino'.
«Il coraggio, uno, se non ce l’ha, mica se lo può dare». E così la Rai, seguendo l’esempio nazional-popolare di Don Abbondio, ha previsto la lettura del messaggio di Zelensky a Sanremo all’una e un quarto della notte, che poi chissà a che ora sarà veramente andato. Vorrà dire che quelli come me, che non si aspettano una grande suspence dalla proclamazione del vincitore e a quell’ora sono già a letto, lo leggeranno oggi sui giornali. Poco male. L’ambasciatore ucraino in Italia ha apprezzato in ogni caso il Festival per l’opportunità che ha dato al suo presidente di ringraziarci per il sostegno fin qui ricevuto dal nostro Paese, e noi ringraziamo lui del tatto e della cortesia diplomatica con cui ha accompagnato le mirabolanti convulsioni del nostro mondo politico, così compatto in politica estera che è bastato il fastidio di Salvini, di Calenda e di Berlusconi jr a nome di Mediaset per bloccare ciò che sembrava scontato: e cioè che a leggere il messaggio di Zelensky fosse in video Zelensky stesso, e non Amadeus che ha già tanto da fare. L’Italia così ha perso l’occasione che la diplomazia parallela di Bruno Vespa, nel suo viaggio a Kiev per intervistare il leader ucraino, aveva creato. Mentre Londra e Parigi si sono contese a suon di solenni inviti la visita di Zelensky, e addirittura Macron ha sfidato l’ira degli altri partner europei e una crisi diplomatica con Giorgia Meloni pur di averlo a cena insieme con Scholz, noi abbiamo «nascosto» l’illustre ospite, anche in effige, quasi fosse un disturbatore della pax sanremese. Si è avuta così la percezione netta che, almeno nella seconda settimana di febbraio, la sede del Potere in Italia non sia a Roma, dove l’appena eletta premier avrebbe voluto averlo in video, ma a Sanremo, dove il sinedrio della Rai ha deciso di no. Questo piccolo «putsch» politico che ogni anno avviene nei giorni del Festival, unico padrone dell’agenda del dibattito pubblico e giudice supremo dei limiti del politicamente corretto, in nome e per conto della sovranità popolare dell’audience, meriterebbe un attento studio da parte di storici e sociologi. Perché il coraggio che con Zelensky non ha avuto, Sanremo lo dimostra invece su molte altre controverse questioni. La Rai ha infatti il coraggio di mandare in onda Fedez senza averne prima letto il testo, cosa che a Zelensky non sarebbe mai stata concessa. La Rai ha il coraggio di parlare del razzismo degli italiani, vero o presunto che sia; della repressione in Iran, della fluidità di genere, dell’amore tossico, dell’amore libero, dell’amore a pagamento e della depressione post partum. Tutti questi temi rientrano, e giustamente, nella sfera della libertà artistica di cantanti e performer. Ma non ha avuto coraggio con Zelensky, forse perché non è più un attore ma solo un capo di Stato, che è appena stato accolto tra gli applausi dai capi di Stato e di governo dell’Europa a Bruxelles, e i cui video-messaggi erano stati trasmessi alla Mostra di Venezia, al festival di Cannes, alla cerimonia dei Golden Globe e ai Grammy Awards. Mah.
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