Iran: odio e terrore in tutto il mondo mentre combatte al fianco di Putin Analisi di Fiamma Nirenstein
Testata: Il Giornale Data: 12 febbraio 2023 Pagina: 14 Autore: Fiamma Nirenstein Titolo: «Teheran si riprende le piazze, proteste fallite, ma gli hacker interrompono il discorso di Raisi»
Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 12/02/2023, a pag.14, l'analisi di Fiamma Nirenstein, dal titolo "Teheran si riprende le piazze, proteste fallite, ma gli hacker interrompono il discorso di Raisi".
A destra: l'ayatollah Khamenei
Fiamma Nirenstein
Che cosa conferisce all’Iran tanta spudoratezza da festeggiare il 44esimo anniversario della rivoluzione in piazza con festoni, parata di armi e guardie, sfide urlate all’America e a Israele mentre mezzo mondo biasima i suoi delitti contro le donne e tutto il suo popolo? L’Iran che vuole la libertà dal regime degli Ayatollah si batte disperatamente da cinque mesi, ma Ibrahim Raisi ieri ha reso piazza Azadi a Teheran il paradossale palcoscenico di un trionfo della rivoluzione clericale del ‘79, con grandi ritratti degli ayatollah Khamenei e Khomeini. E così, mentre la folla urlava “morte all’America” e “morte a Israele”, la vibrante disperata protesta in cui almeno 530 persone fra cui 73 bambini sono stati uccisi, in cui circa 20mila persone, specie le donne, sono finite in galera fra botte e stupri, in cui 100 ribelli fra cui molti giovanissimi sono stati condannati a morte perché manifestavano per la libertà, è diventata nelle sue parole una congiura. La gente, ha detto Raisi, famoso per la facilità lungo tutta la carriera,nel condannare a morte decine di migliaia di oppositori, sa benissimo che è gli scontri sono opera di agenti stranieri sobillatori; altrimenti la folla sarebbe entusiasta del regime. Il sobillatore propugna la peggiore specie della volgarità umana, l’omosessualità, ha detto, una bestemmia per chi ha negli occhi l’immagine dei corpi dei giovani appesi alle gru. Ha indicato a chi cerca dopo 5 mesi di rivolta cerca remissione: “Venite e sarete accolti”. Ma non gli è andata benissimo: per 44 secondi il gruppo di hacker “Edalate Ali”, o “Giustizia di Alì”, è entrato con un video sulla sua diretta chiedendo di partecipare alla protesta di massa la prossima settimana e di ritirare i soldi dalle banche. Alcune testimonianze parlano di grida di protesta anche dalla folla irreggimentata.
La domanda adesso è su che base il regime sfoggia la veste festiva e fa sfilare i droni Shahed 136 e Mohajer, quelli con cui Putin attacca gli Ucraini, e che dovrebbero essere prodotti in grande quantità da un’operazione russa iraniana congiunta, e sfoggia i missili balistici Emad e Sejjil. L’Iran è in un momento fragile e minaccioso, si è affidato ormai all’alleanza con la Russia da cui ha acquistato aerei da combattimento e il sistema di difesa S400, e cerca, mentre il mondo lo biasima per le torture e le impiccagioni, di terrorizzare e indurre al silenzio, e di minacciare con la futura bomba atomica. Grossi, il capo dell’IAEA, ha testimoniato che in questo periodo l’Iran ha intensificato l’arricchimento dell’uranio al 60 per cento, e che ormai ne una quantità sufficiente per diverse bombe. Mentre la posizione generale degli USA e dell’Europa (che ha schivato, salvo gli ungheresi e i polacchi, i festeggiamenti) rimane cauta, perché un rinnovo del JCPOA (l’accordo sul nucleare) servirebbe a sollevare da sanzioni e quindi a rinvigorire l’economia iraniana e a rinforzare il regime, la voce di Joseph Borrell, capo della politica estera europea spinge a cercare un accordo, e negli USA Robert Malley, il rappresentante per l’Iran, torna alla carica con la stessa proposta mentre NGO potenti e ben finanziate, sostengono il punto. Ciò vorrebbe dire dare fiducia a un regime che fomenta odio e terrore in tutto il mondo mentre combatte al fianco di Putin. Ma la paura non è mai un buon consigliere, né l’Iran un interlocutore attendibile.