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Bet Magazine Rassegna Stampa
06.02.2023 I 'laboratori' della nuova leadership haredì
Analisi di David Zebuloni

Testata: Bet Magazine
Data: 06 febbraio 2023
Pagina: 7
Autore: David Zebuloni
Titolo: «I 'laboratori' della nuova leadership haredì»
Riprendiamo da BET Magazine-Mosaico di febbraio 2023, a pag. 7, il commento di David Zebuloni con il titolo "I 'laboratori' della nuova leadership haredì".

Inseguire il sogno di Israele, tra realtà e illusioni | Kolòt-Voci
David Zebuloni

Rabbi Chaim Druckman, spiritual leader of political religious Zionism, dies  at 90 | The Times of Israel
Rav Haim Druckman

Nel giorno dell’accensione dell’ultima candela di Channukà, si è spento all’età di novant’anni Rav Haim Druckman, senza dubbio tra i più influenti rabbini che Israele abbia avuto, sia sul piano politico sia sociale. Secondo alcuni, infatti, con la sua morte si è chiuso un capitolo storico che vede protagonista il movimento sionista religioso, di cui lui era mentore indiscusso. Constatazione fondata, ma pur sempre paradossale se prendiamo in considerazione il successo clamoroso che il partito sionista religioso ha avuto nelle ultime elezioni parlamentari. Successo dovuto anche e soprattutto all’appoggio di Rav Druckman.

Presto ne capiremo il motivo, ma prima, avendo proclamato la fine di un capitolo storico, risulta importante capire come questo abbia avuto inizio. Domandando a qualunque allievo di media preparazione in Israele chi ha fondato il movimento sionista religioso, otterremmo la risposta ovvia: Rav Kook. Giusto, ma solo in parte. Il sionismo di natura rabbinica ha avuto inizio prima ancora che Kook diventasse rabbino. Forse, ancor prima che egli nascesse. Per citarne alcuni, Rav Kalisher e Rav Moaliver lo avevano preceduto. Tuttavia, non vi è dubbio sul fatto che Rav Kook fosse (e sia ancora) l’icona indiscussa di questo movimento. Perché? Secondo molti, egli è stato il primo a concretizzare un ideale fino ad allora astratto. Kook è stato il primo ad istituire una yeshivà diversa da quelle già esistenti, la Yeshivat Merkaz Harav, e ad aver incoraggiato e ispirato la fondazione di alcuni movimenti che avessero una natura sociale, oltre che spirituale, come il Bnei Akiva.

Dopo aver dato a Cesare quel che è di Cesare, e a Rav Kook ciò che è di Rav Kook, non possiamo ignorare il fatto che sia stato suo figlio, Rav Tzvi Yehuda Kook, a plasmare e ad attualizzare il sionismo religioso, rendendolo il movimento che conosciamo noi oggi. D’altronde, se Rav Kook senior non era un filosofo, era certo più vicino alla filosofia di quanto lo fosse suo figlio, che si rivelò invece essere un personaggio, oltre che un rabbino, estremamente pratico. Tzvi Yehuda dedicò infatti la sua vita alla messa in pratica di ciò che gli aveva trasmesso il padre, e Rav Druckman è stato il suo più fedele allievo. I due si prodigarono affinché la yeshivà non restasse un luogo passivo rispetto alla realtà circostante, ma, al contrario, che la modellasse secondo i suoi valori. Facendo un salto temporale e tornando ai giorni nostri, scopriamo che oggi la yeshivà-madre fondata da Rav Kook, la Merkaz Harav, ha generato molte altre yeshivot nello spettro sionista religioso, ma dalle sfumature diverse: la Or Etzion e la Har Etzion, la Har Hamor e la Shavei Khevron. Tutte in linea con il pensiero del loro padre fondatore, ma in modo radicalmente differente. Negli anni, infatti, il movimento sionista religioso ha intrapreso strade diverse, sia religiosamente sia politicamente. Da un lato vi è la corrente che si è avvicinata all’ideale ortodosso, dall’altro quella che ha adottato un approccio più tradizionalista. Da un lato vi è la corrente che ha sposato una visione nazionalista estrema, dall’altro quella che rivendica un orientamento più moderato. In sintesi, non si può più parlare del sionismo religioso in Israele come movimento omogeneo. La yeshivà di riferimento non è più una, e nemmeno il partito politico. Yemina, Habait Hayehudi, Hatzionut Hadatit e Hotzma Yehudit sono tutti partiti che rispondono sia all’appellativo sionista sia a quello religioso. L’unica e ultima figura che fungeva da perno e conciliava tutti, era quella di Rav Druckman.

Quando un’istituzione religiosa o politica voleva infatti avere il consenso ideale di Rav Tzvi Yehuda, si rivolgeva all’unica voce rimastagli in terra dopo la sua morte: il suo fidato discepolo, Rav Druckman. La sua parola era legge, per tutti. Per i più estremi e per i più moderati, per i più rigorosi e i meno scrupolosi. Persino il successo del partito composto da Hatzionut Hadatit e Hotzma Yehudit nelle ultime elezioni, considerato da molti più estremo rispetto alla norma del movimento, è stato attribuito alla benedizione ricevuta da Druckman. Dopo aver ricevuto la sua approvazione, infatti, tutti gli elettori sullo spettro sionista religioso si sono sentiti legittimati a votare l’accoppiata Smotrich-Ben Gvir. Così, constatiamo la fine di un’era. Non quella del sionismo religioso, ovviamente (movimento, peraltro, che sembra diventare sempre più popolare), ma la fine di quella corrente intesa come un corpo unico e omogeneo. Non vi è più consensus, non vi è più un padre fondatore e nemmeno una figura a cui rendere conto. Una grossa fetta di popolazione israeliana si ritrova oggi orfana. Nessuno prenderà il posto di Rav Druckman, e ancor meno dei suoi predecessori. D’ora in poi, il movimento sionista religioso dovrà imparare a camminare con le proprie gambe, cercando di non inciampare, trovando nuovi punti di incontro.

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bollettino@tin.it

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