Zelensky resiste contro Putin Analisi di Andrey Yermak
Testata: Corriere della Sera Data: 05 febbraio 2023 Pagina: 6 Autore: Andrey Yermak Titolo: «Donbass, la Russia prova a sfondare. Zelensky: 'Bakhmut è una fortezza'»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 05/02/2023, a pag. 6, con il titolo "Donbass, la Russia prova a sfondare. Zelensky: 'Bakhmut è una fortezza' '' l'analisi di Andrey Yermak.
Volodymyr Zelensky
Kiev È difficile e sempre più doloroso, per l’Ucraina, reggere l’urto sul fronte del Donbass. «Gli invasori — ammette in tv il presidente Zelensky — stanno gettando moltissime truppe su Bakhmut, Vuhledar, Lyman, Avdiyvka, Novopavlivka e altre direzioni. Ma noi resistiamo. Bakhmut diventerà la nostra fortezza». Se al Cremlino riuscisse l’accerchiamento di quella cittadina, cadrebbe un’importante linea di difesa e il fronte si sposterebbe di parecchi chilometri indietro, ma non sarebbe una disfatta per Zelensky. Perchè allora il presidente insiste per una resistenza a oltranza? Sembra di rivedere in scala ridotta il sacrificio dei difensori di Mariupol. In 5/6mila riuscirono a tenere impegnati nell’assedio quasi 30mila russi lasciando il tempo al resto dell’esercito ucraino di ricevere quelle armi occidentali che gli avrebbero permesso di resistere per tutta l’estate. Ora la situazione è certamente diversa. Kiev è convinta che con i rifornimenti che riceverà entro marzo/aprile potrà passare al contrattacco. Mosca invece ha quasi ultimato lo schieramento delle nuove truppe ed è quasi pronta a lanciare un’offensiva come non ha ancora mai fatto in questa guerra: il doppio degli uomini dell’anno scorso lungo una linea di fronte tre volte più corta. Si prospetta una pressione enorme. La corsa contro il tempo, però, è la stessa di un anno fa. L’ha capito anche Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Ue, che ha promesso nuove sanzioni alla Russia entro il 24 febbraio, anniversario dell’attacco. Fino a che Mosca non prende Bakhmut non può lanciare altre offensive per non trovarsi il nemico alle spalle. Quindi? Per i generali russi il cuneo di Bakhmut (o la fortezza, come la chiama Zelensky) deve cadere anche a costo di combattimenti ravvicinati violentissimi. Nel frattempo, il comando russo prosegue la campagna missilistica di indebolimento delle retrovie. Ieri ancora continui allarmi aerei su tutto il Paese.
Non sono chiari gli obbiettivi colpiti. Gli ucraini sostengono che una sottostazione elettrica ad Odessa ha semplicemente preso fuoco per sovraccarico. Fosse stata colpita da un missile il risultato sarebbe identico. Mezzo milione di persone sono da ieri al buio in tutta la regione. «Ma la città avrà acqua corrente e riscaldamento» ha assicurato il governo. É andato invece a buon fine uno scambio di prigionieri di cui si parlava da settimane e a cui ha contribuito la diplomazia degli Emirati Arabi Uniti. Kiev ha dichiarato di aver «portato a casa» 116 suoi prigionieri di guerra senza dire quanti ne ha consegnati al loro posto. Dall’inizio dell’invasione sono 1762 gli ucraini scambiati con, si presume, altrettanti prigionieri russi. Da Mosca è da registrare l’ennesima minaccia dell’ex presidente russo Dmitry Medvedev che in un’intervista ha ribadito la minaccia nucleare: «le armi a lunga gettata occidentali renderanno solo il conflitto più violento. L’intera Ucraina fuori dal controllo russo brucerà».
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