Il silenzio sulle leggi razziali Intervento di Lia Levi
Testata: La Stampa Data: 27 gennaio 2023 Pagina: 3 Autore: Lia Levi Titolo: «Il silenzio sulle leggi razziali e il dovere di dire le nostre colpe»
Riprendiamo dalla STAMPA del 27/01/2023, a pag.3, con il titolo 'Il silenzio sulle leggi razziali e il dovere di dire le nostre colpe', l'intervento di Lia Levi.
Lia Levi
Gli anni sono passati, ma anche in seguito, dal dopoguerra ai giorni nostri, sull'aberrazione di quelle "leggi razziali" messe in atto dal fascismo nel 1938 (con tanto di firma di Sua Maestà il Re d'Italia e Imperatore d'Etiopia) ha continuato ad aleggiare in un compunto "quasi silenzio". C'era stato lo sterminio ed è sembrato che un simile orrore, quella espressione di un male così assoluto da non poter essere nemmeno mai stato immaginato da mente umana, avesse coperto le grida. A paragone della Shoah, ogni altra nefandezza è apparsa perdere significato e la colpa del popolo tedesco ha messo in sottofondo tutte le altre colpe. Le pur devastanti tempeste del prima sono state perciò dimenticate di fronte a quell'uragano totale che è riuscito a sottrarre ogni colore al mondo. Anche se l'impulso a calarci in questa dimensione totalizzante ha riguardato in principio ognuno di noi, dobbiamo dire chiaramente che è stato uno sbaglio. Forse le leggi razziali non hanno portato direttamente a morte gli ebrei italiani, ma alla morte li hanno coscienziosamente preparati, facendo piombare su ognuno di loro un mantello nero che gli tagliasse ogni fisionomia e ogni possibilità di farsi riconoscere. Fantasmi vaganti senza la facoltà di provvedere con un lavoro alla propria sussistenza, senza nessun diritto e senza più poter contare sul sostegno del proprio Stato, con i propri nomi e indirizzi vergati su un registro e conservato in un apposito ministero, gli ebrei italiani erano già stati "preparati" e sono apparsi tragicamente pronti a passare nelle mani degli aguzzini. Con tutto questo alle spalle, l'Italia si può chiamare fuori? Sì, c'è stata la Resistenza, combattuta in montagna e ribollente di fermenti nelle città, e nel momento del pericolo la calda solidarietà di tante persone, di gente qualsiasi che ha contribuito a mettere in salvo gli ebrei in pericolo (molti di loro oggi figurano nel Giardino dei Giusti, in Israele). Una battaglia del bene dunque l'abbiamo riconosciuta, ci ha dato luce e speranza, e allora perché non voler vedere l'altro lato, quello dell'oscurità? Il poeta Paul Celan, scampato ai nazisti e poi suicida, ha scritto: «Non dividere il sì da no. Dice verità chi dice ombra». Mi paiono versi bellissimi, ricchi di significato e risonanze. Dovremmo sentirli da dentro per capire meglio quanto sia importante per tutti fare finalmente i conti con questa ombra, perché guardare con occhi fermi la verità non si deve intendere riferito solo a un terrificante fatto storico, ma ci aiuta a diventare persone. E solo le persone faranno in modo che eventi terribili non si ripetano. Si discute spesso della necessità di voltare pagina, superando un così dilaniante passato. Ma come si fa a voltare pagina senza averla nemmeno letta? Leggiamola, invece. E poi, certo, cerchiamo di costruire, nei limiti del possibile, qualcosa di giusto.
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