Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 22/01/2023, a pag. 3, con il titolo 'L’Italia invierà i Samp-T. Sosterremo l’Ucraina: ora la pace non è possibile' l'intervista di Paola Di Caro.
Antonio Tajani
Antonio Tajani, vicepremier e ministro degli Esteri, Zelensky chiede più armi subito, ma al vertice di Ramstein si sono registrate resistenze, soprattutto della Germania. Come procedere? «Lo ripeto di continuo: l’Italia sostiene ogni pista possibile per arrivare a una pace giusta in Ucraina, che significa l’indipendenza e l’integrità territoriale dell’Ucraina. Ma intanto continuano brutali e indiscriminati gli attacchi russi. A livello generale le conseguenze globali del conflitto, soprattutto in termini di sicurezza alimentare ed energetica, continuano a essere pesanti. Il conflitto deve finire al più presto: ma allora per i Paesi alleati dell’Ucraina deve essere ben chiaro che dobbiamo fare tutto il possibile per aiutare questa nazione nella sua battaglia per l’indipendenza».
E l’Italia cosa è disposta a fare? «L’Italia ha già fornito all’Ucraina 5 pacchetti di aiuti nel campo della difesa per circa 1 miliardo di euro. È in preparazione un sesto pacchetto, che include sistemi di difesa aerea. Il ministro Kuleba ha ringraziato per il sostegno fornito, ho ripetuto che continuerà. In collaborazione con la Francia stiamo finalizzando l’invio del Samp-T, e comunque ci sono altre azioni a cui lavoriamo riservatamente».
Il Parlamento sarà coinvolto in questi passaggi? «Sarà sempre informato di ogni iniziativa e di ogni eventuale futuro invio di materiale militare. Ricordo che il decreto Ucraina ha esteso al 2023 la possibilità di forniture. Rispetteremo l’impegno preso».
Fino a quando l’Italia può sostenere questo conflitto? «Nella fase attuale, a dominare è l’incertezza circa gli esiti finali del conflitto, cosa che non favorisce la possibilità di serie trattative tra le parti. Le necessità logistiche e di forniture militari saranno sempre più un fattore chiave sia per Kiev sia per Mosca. Le conseguenze globali del conflitto, soprattutto in termini di sicurezza alimentare ed energetica sono sotto gli occhi di tutti. Unità d’intenti e massima collaborazione con i partner internazionali sono essenziali, in questa fase più che mai».
Temete azioni di disinformazione russa? «Il conflitto russo-ucraino ha amplificato la disinformazione russa. Il contrasto a questo fenomeno velenoso è decisivo. Dobbiamo costruire società resistenti alla disinformazione, con azioni volte all’alfabetizzazione digitale, alla verifica dei fatti, allo sviluppo del pensiero critico. La guerra non ci deve imporre un “pensiero unico”, lo dico io per primo, ma non dobbiamo neppure farci infilzare da falsità e veleni».
Lei è oggi in visita in Egitto, dopo Turchia e Tunisia, e la premier Meloni va in Algeria: il tema è l’emergenza energetica? «Certo, queste visite si inquadrano nella strategia del governo volta a rafforzare la collaborazione sull’energia — e non solo — con i principali Paesi del Mediterraneo. Oltre che da Algeria e Libia, l’Italia ha iniziato a importare volumi di gas dall’Egitto. Le risorse energetiche egiziane sono un’opportunità concreta per rafforzare la strategia di diversificazione degli approvvigionamenti italiani».
L’idea è essere un ponte tra Europa e area mediterranea? «Certo, nei nostri viaggi non c’è solo l’energia: questo fattore può essere un elemento per favorire stabilità, crescita e prosperità condivisa nella regione del Mediterraneo orientale. Un coordinamento con tutti i principali Paesi del Mediterraneo (Algeria, Egitto, Turchia, Tunisia) è vitale per stabilizzare la Libia. L’ho detto in una telefonata anche al mio collega Abdullah Bin Zayed, il ministro degli Esteri degli Emirati. È necessario un “Patto per la sovranità della Libia”, un impegno congiunto che faccia riprendere il percorso verso elezioni sotto la guida dell’Onu. È un lavoro difficile, gli interessi, i punti di vista sono diversi. Per questo il governo ha deciso di essere più presente e attivo nel Mediterraneo, lavoriamo a un coordinamento sempre più intenso. Sono convinto: non mancheranno i risultati».
In Egitto di che altro parlerete? «L’Italia con l’Eni e le sue aziende ha offerto all’Egitto un forte sostegno per individuare ed estrarre risorse energetiche. Ma vogliamo rafforzare una collaborazione economica a 360 gradi. Dobbiamo capirci meglio anche sui principali dossier politici: Libia innanzitutto. Ma c’è anche l’urgenza pressante di mitigare l’impatto dell’aggressione russa all’Ucraina, soprattutto in termini di sicurezza energetica e alimentare. Vogliamo tornare poi a ragionare sulla possibilità di una gestione congiunta e responsabile dei flussi migratori. Anche qui: la nostra proposta è aprire all’Egitto la possibilità di flussi regolari e legali a patto che siano sempre efficaci contro i traffici illegali».
Con l’Egitto sono ancora aperti i casi Regeni e Zaki. «Il governo e l’opinione pubblica italiani continuano a chiedere con forza la verità sull’uccisione di Giulio Regeni. Per la giustizia c’è bisogno di verità. Ribadirò che sono necessari segnali concreti per l’accertamento della verità. Sarà un tema importante nei colloqui al Cairo. Sul caso Zaki, rispettiamo la giurisdizione egiziana e auspichiamo la revoca delle misure restrittive nei suoi confronti, affinché Patrick possa tornare a Bologna a proseguire gli studi».
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