Davos: ora l'Ucraina nella Nato Commento di Federico Fubini
Testata: Corriere della Sera Data: 18 gennaio 2023 Pagina: 19 Autore: Federico Fubini Titolo: «Pressing sui tedeschi per i Leopard Zelensky: 'Aspetto Giorgia a Kiev'»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 18/01/2023, a pag. 19, con il titolo "Pressing sui tedeschi per i Leopard Zelensky: 'Aspetto Giorgia a Kiev' ", l'analisi di Federico Fubini.
Federico Fubini
Yulia Svyrydenko, vicepremier e ministro dell’Economia dell’Ucraina
A un certo punto Yulia Svyrydenko, vicepremier e ministro dell’Economia dell’Ucraina, si alza dopo un dibattito del World Economic Forum di Davos e per pochi secondi si sfoga in privato: «Ho parlato con Robert Habeck stamattina», dice riferendosi al ministro tedesco dell’Economia. «Gli ho chiesto quando la Germania ci farà avere i tank di cui abbiamo bisogno. E sa cosa mia ha risposto? “Things are moving”», riferisce Svyrydenko con un mezzo sorriso, “le cose stanno evolvendo”. In quel momento arriva Jörg Kukies, segretario di Stato alla cancelleria di Berlino, e la vicepremier ucraina non perde un secondo: «Quando ci fate avere i tank Leopard?», chiede a Kukies, «ne abbiamo bisogno». Kukies ascolta, allarga un sorriso enigmatico e risponde: «Things are moving». Svyrydenko a quel punto se ne va scherzandoci sopra. «Dicono tutti così, che sosterranno l’Ucraina e che la situazione evolve». Non vuole aggiungere altro, non ha bisogno di ripetere che intanto la Russia bombarda ogni giorno e che i civili muoiono nelle loro case. Ma in senso stretto Habeck e Kukies potrebbero non avere del tutto torto: da ieri il governo tedesco ha davvero un nuovo ministro della Difesa. Il cancelliere Olaf Scholz ha sorpreso l’intero establishment berlinese e ha nominato un ministro socialdemocratico della Bassa Sassonia, Boris Pistorius, per rimpiazzare la dimissionaria Christine Lambrecht. Pistorius avrà una delle posizioni più difficili, venendo da un partito in passato molto legato alla Russia e in un Paese comunque riluttante ad esportare armi in un’area di guerra. Di certo la guerra non sembra avvicinarsi a una tregua, anche se ieri Henry Kissinger a Davos ha cercato di indicare una strada in quella direzione. Secondo l’ex segretario di Stato Usa, oggi 99enne, a un cessate il fuoco si potrebbe arrivare «lungo le linee di prima dell’invasione», dunque con un’occupazione russa della Crimea e di parti del Donbass. Solo a quel punto secondo Kissinger potrebbero iniziare veri e propri «negoziati di pace» ma — ha continuato — «l’idea che l’Ucraina rimanga un Paese neutrale non ha più alcun significato: l’ingresso nella Nato sarebbe l’esito più giusto». Niente di tutto questo sembra per il momento a portata di mano. Ieri a Porta a Porta Volodymyr Zelensky ha cercato di far capire come l’esito del conflitto abbia un impatto che va ben oltre l’Ucraina. «Se non fermiamo Putin, altro che Unione europea. Ci sarà la terza guerra mondiale — ha detto il presidente ucraino — perché quando la Russia invaderà la Polonia o gli Stati baltici, nessuno riuscirà a fare più nulla e tutti entreranno in guerra. Anche l’Italia, la Francia, gli Stati Uniti o la Gran Bretagna». Per l’immediato però Zelensky si prepara alla visita a Kiev di Giorgia Meloni. Ha detto ieri della premier: «Aspettiamo molto Giorgia. Ho visto in lei un primo ministro estremamente concreto. C’era chi sosteneva che il suo governo sarebbe stato più filo-russo: ma lei è filo-italiana e schierata a sostegno dell’Ucraina» Anche all’interno del governo ucraino tuttavia non mancano forti tensioni. Ieri si è dimesso Oleksij Arestovych, uno dei consiglieri di Zelensky stesso. Nei giorni scorsi aveva ricevuto un’ondata di critiche per aver sostenuto che il missile caduto sabato su un palazzo di Dnipro, uccidendo 43 civili, era stato deviato da un razzo dei sistemi di difesa ucraini. Arestovych ha ritrattato e si è scusato.
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