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Il Giornale Rassegna Stampa
29.12.2022 I media e la condanna preventiva del nuovo governo Netanyahu
Analisi di Fiamma Nirenstein

Testata: Il Giornale
Data: 29 dicembre 2022
Pagina: 1
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «»
Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 29/12/2022, l'analisi di Fiamma Nirenstein.

A destra: Benjamin Netanyahu

PM Netanyahu Appoints Fiamma Nirenstein as Ambassador to Italy | Prime  Minister's Office
Fiamma Nirenstein

Il caos che ha preceduto sulla stampa e nell’opinione pubblica locale e internazionale la giornata odierna in cui il nuovo governo di Netanyahu deve presentarsi finalmente ai cittadini d’Israele e al mondo, è soprattutto la conseguenza furiosa della rabbia di poco meno della metà dei cittadini di Israele, quelli che non hanno votato i 64 seggi che votano oggi il nuovo governo. La maggioranza è larga e stabile, stupefacente la tenuta della leadership di Netanyahu che, nonostante i tanti tentativi di affiancarne il nome a invisi leader della destra nel mondo (da Orban a Bolsonaro, e altri definiti dittatori o quasi) non ha nel suo curriculum traccia di autoritarismo e di repressione della parte avversa: né un giornalista bloccato, né un politico tacitato, né un intellettuale contestato nel suo ruolo, né interventi oppressivi sull’economia o sui sindacati. Al contrario, la cultura liberal-democratica è straordinariamente fiorente ovunque, scuole e istituzioni pubbliche come gli ospedali, il cinema, la ricerca, l’high-tech, l’università, nonostante la costrizione di un quotidiano confronto con una realtà ostile. Netanyahu da una parte ha dovuto tener contro dei partner nazionalisti e religiosi, dall’altra ha saputo tener botta di fronte alle tendenze illiberali e bigotte, con una trattativa molto difficile.

President Metsola addresses the Israeli Parliament, the Knesset | The  President | European Parliament

In queste ore ha fatto molte dichiarazioni per rassicurare che nessun cittadino verrà discriminato, messo in secondo piano, che l’eguaglianza è come sempre un valore fondamentale del sionismo e di Israele: una dichiarazione necessaria, perché il maggiore scandalo è stato sollevato dalla proposta di Orit Struck, membro della del Partito religioso sionista, di portare alla vigente Legge contro la Discriminazione un emendamento che consenta a medici e gestori di servizi vari di non fornire la propria prestazione quando risulti contraria alle convinzioni della persona interpellare: per esempio, un medico o il gestore di un hotel, potrebbero, secondo la Struck, rifiutarsi di fornire una prestazione a una coppia omosessuale. Una pretesa inopportuna e maliziosa, che Netanyahu ha redarguito subito con vari interventi e così ha fatto anche il Presidente della Repubblica Isaac Herzog. Ma l’accusa di oscurantismo e di voler instaurare un governo parafascista è rimasta in piedi, anche se la reazione anche nel Likud fa pensare che l’emendamento non passerà. Il giornale Haaretz che si fregia degli attributi di liberale e democratico, nella scelta di un fantomatico, pauroso profilo bianco del Primo Ministro eletto sullo sfondo nero, dimentica che si tratta del risultato di libere elezioni e ha scelto ieri un titolo a tutta pagine “Chaos” su un articolo di David Grossman, che si avventura in previsioni simili a quelle per cui l’Italia con l’elezione della Meloni sarebbe diventata Fascista. Se da quando scriviamo non ci saranno cambiamenti fra gli uomini del Likud, oggi il Presidente della Knesset è un membro della comunità gay, “padre con padre” di due bambini, di nome Amir Ohana, giurista, ex ministro della Giustizia. Il ministro degli Esteri è un altro nome liberal del Likud, Eli Cohen; Yair Levin alla Giustizia, il quieto e deciso Yoav Gallant alla Difesa, il capo del Consiglio nazionale di sicurezza Tzaky Hanegbi, uomo di cultura… Sono tutti nomi –segnale di democrazia liberale. Mentre scriviamo l’elenco è ancora in via di definizione, ma si capisce che le scelte di Netanyahu sono una risposta alla faticosa, defatigante, esasperante eppure indispensabile trattativa con gli eletti che portando i 14 seggi dell’estrema destra sono diventati la scusa dell’ennesimo attacco a Israele sulla stampa di tutto il mondo. Il governo viene presentato con caratteri estremi, catastrofici, Haaretz titola “Il sionismo è razzismo”, echeggiando le peggiori convinzioni antisemite. E il New York Times proclama che “Israele è con tutta probabilità diretto a un disastro totale… a un calderone di instabilità”. I personaggi ritenuti oggetto di disgusto e che riverberano il biasimo su Netanyahu, sono Betzalel Smotrich e Itamar Ben Gvir, l’uno ministro del Tesoro con un’estensione nella sicurezza dei Territori, di cui si sospetta che voglia portare potere, denaro e un cambio di status ai “coloni” attraverso la costituzione di uno specifico ufficio, e Ben Gvir, ministro della Sicurezza interna, accusato in sostanza di voler usare la polizia in maniera aggressiva, dura e antiaraba, utilizzando una “sua” nuova sezione della polizia contro l’ondata di terrorismo. Sono rischiosi per il Paese? Per ora il rischio maggiore appare quello di un linguaggio inusitato, senza precedenti, di una chiamata in piazza contro il governo eletto, un invito a boicottare Israele. La ribellione viene portata anche nella parte che deve restare sempre salda e compatta, quella dell’esercito, mentre Netanyahu sembra prepararsi a gestire, fino a che le acque si calmino, da una parte la contestazione massiccia, dall’altra gli alleati riottosi. Quando si vedrà, che niente accade alla democrazia israeliana.

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