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Corriere della Sera Rassegna Stampa
11.12.2022 Putin uccide Saakashvili
Cronaca di Stefano Montefiori

Testata: Corriere della Sera
Data: 11 dicembre 2022
Pagina: 17
Autore: Stefano Montefiori
Titolo: «L’Sos di Saakashvili: 'Io nemico di Putin: mi hanno avvelenato, in carcere muoio'»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 11/12/2022, a pag. 17, con il titolo ''L’Sos di Saakashvili: 'Io nemico di Putin: mi hanno avvelenato, in carcere muoio' ", la cronaca di Stefano Montefiori.

Stefano Montefiori - Unifrance
Stefano Montefiori

Arrestato a Kiev l'ex presidente della Georgia Mikheil Saakashvili. Il  video. - Babilon Magazine
Mikheil Saakashvili

L’ex presidente della Georgia e nemico giurato di Putin, Mikheil Saakashvili, in carcere a Tbilisi con una condanna a sei anni, chiede aiuto al presidente francese Emmanuel Macron: «Ho lottato per tutta la vita per la libertà e le riforme in Georgia e in Ucraina e contro la politica imperialista russa. Putin mi considera come uno dei suoi principali nemici. Ha pubblicamente promesso di uccidermi (…) Sono stato avvelenato in prigione. Sto morendo, non ho più molto tempo». Saakashvili ha fatto avere la lettera, scritta a mano, con grafia incerta e preceduta dalla sigla Sos, all’inviata a Tbilisi del quotidiano francese Le Monde. Saakashvili, 54 anni, è stato uno dei protagonisti dei movimenti filoeuropei e antirussi nello spazio ex sovietico, tra colpi di scena, cadute in disgrazia e risurrezioni. Nato in Georgia ai tempi dell’Urss, dopo gli studi negli Stati Uniti e l’esordio professionale in uno studio di avvocati newyorchese, a metà degli anni Novanta è tornato come collaboratore dell’allora presidente Shevarnadze prima di allontanarsene e partecipare alla «rivoluzione delle rose» del 2004. Presidente della Georgia dal 2004 al 2013, Saakashvili è poi diventato nel 2015 cittadino ucraino e governatore della regione di Odessa, in virtù di un rapporto di alleanza poi diventato rivalità con l’allora presidente Poroshenko. «Salvare l’Ucraina significa salvare anche la Georgia, perché i due Paesi lottano contro uno stesso nemico, la Russia», diceva allora. Esiliato a New York dopo la rottura con Poroshenko, Saakashvili è tornato in Ucraina nel 2019, richiamato dal nuovo presidente Volodymir Zelensky che lo ha nominato alla guida del Consiglio nazionale delle riforme. Ma un anno dopo Saakashvili annuncia di volere tornare nel suo Paese natale, la Georgia, e nell’ottobre 2021 viene subito arrestato al suo arrivo a Tblisi, con un’accusa di «abuso di potere» per il quale è stato già condannato in contumacia a sei anni di carcere. Dopo uno sciopero della fame per protestare contro una condanna considerata ingiusta, le sue condizioni sono peggiorate in modo drammatico, e pochi giorni fa la sua squadra legale ha reso noto un rapporto medico secondo il quale Mikheil Saakashvili è stato avvelenato. Secondo il tossicologo americano David Smith, «con un ragionevole grado di certezza medica, metalli pesanti come il mercurio e l’arsenico sono entrati nel corpo dell’ex presidente dopo la sua detenzione». I medici autori del rapporto, datato 28 novembre, sostengono che Saakashvili sta ricevendo cure inutili o dannose e che senza un trattamento adeguato, «che sembra essere stato negato o non è disponibile», rischia una morte imminente. Le autorità georgiane assicurano che Mikheil Saakashvili è assistito in modo corretto e la presidente Salome Zurabishvili, ex diplomatica francese, ancora non ha risposto alla domanda di grazia. Nella lettera a Le Monde e al presidente Emmanuel Macron, Saakashvili dice di avere già perso oltre un terzo (40 chili precisano i medici) del peso corporeo e di non essere più in grado di tenersi in piedi. L’eurodeputato francese Raphael Glucksmann è stato il suo consigliere politico e braccio destro ai tempi della presidenza in Georgia e lo ha affiancato anche in una fase del suo impegno in Ucraina. «L’Europa non può lasciare questo presidente, che fu per dieci anni il nemico pubblico numero uno di Putin, morire in una cella georgiana. Inconcepibile». Saakashvili era il capo dello Stato georgiano nel 2008 quando le truppe russe invasero l’Abkhazia e l’Ossezia del Sud, privando la Georgia del 20% del suo territorio, in una guerra che viene considerata come l’antesignana degli attacchi all’Ucraina del 2014 e del 2022.

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