domenica 24 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






Il Giornale Rassegna Stampa
09.12.2022 Zelensky e il popolo iraniano uniti nella lotta
Analisi di Fiamma Nirenstein

Testata: Il Giornale
Data: 09 dicembre 2022
Pagina: 14
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «Questo regime va abbattuto»
Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 09/12/2022, a pag.14, con il titolo " Questo regime va abbattuto" l'analisi di Fiamma Nirenstein.

A destra: Volodymyr Zelensky

PM Netanyahu Appoints Fiamma Nirenstein as Ambassador to Italy | Prime  Minister's Office
Fiamma Nirenstein

Zelensky e il popolo iraniano uniti nella lotta. Non è un caso né una scoperta del “Time” che il popolo ucraino e le donne iraniane vengano accostati nella sua scelta di eccellenza per l’anno passato. E’ una vicinanza non solo nell’eroismo, nella lotta per la libertà, ma soprattutto nel disegnare i capisaldi di una nuova mappa strategica obbligatoria saldata nel concetto di libertà e di rispetto dei diritti umani, e questa è una buona notizia, ma anche in quella di un cambiamento strategico generale, una rivoluzione concettuale che deve spazzare via vecchi accordi e interessi, che comporta cambiamenti e sacrifici e anche un orizzonte comune per le democrazie, e per chi è loro amico.


Se fino a ieri, come si è visto con la Germania o con forze varie anche nostrane verso Mosca, e verso l’Iran con gli Stati Uniti e di nuovo con compiacenti uomini di affari e lungimiranti politici, erano possibili tentennamenti, discorsi ambigui (del genere: “Putin ha torto marcio, ma perseguiremo la pace a ogni costo”; oppure nel caso dell’Iran: “Le donne iraniane sono eroiche, siamo con la loro riscossa femminista e libertaria, ma bisogna perseguire l’accordo nucleare col regime e puntare a un governo di moderati”) oggi questo non esiste più. E’una semplice vergogna, un’impossibilità politica e pratica credere nella trattativa diplomatica e in generale sul dialogo con le elite al potere in questi due Paesi divenuti esempi feroci e scriteriati nello schiacciare la libertà. Il Consiglio dell’Onu per i diritti umani, dopo aver ricevuto mandato nel maggio scorso per indagare in Ucraina, adesso finalmente e per la prima volta, ha visto 25 dei suoi 47 membri votare a favore, e 16 astenersi su una commissione d’indagine in Iran. I Paesi che dicono No a questa mozione, sono Cina, Cuba, Pakistan, Eritrea, Armenia e naturalmente Venezuela, con cui gli Ayatollah stanno trattando l’eventuale via di fuga.

Gli USA sono i maggiori nemici di Putin e nonostante le trattative per il nucleare non abbiano ancora chiuso la ridicola cornice dorata del P5+1 a Vienna, ormai a Washington la sfiducia è grande, e la portavoce di Biden,  Karine Jean Pierre, in compagnia del Vicesegretario alla Difesa John Kirby ha detto ai giornalisti “Mosca aiuta la repubblica Islamica nel sopprimere le dimostrazioni… l’Iran e la Russia stanno avvicinandosi sempre di più via via che sono più isolate”. Il Congresso americano studia una risoluzione bipartisan sull’Iran mentre i russi sono stati già condannati più volte; i droni iraniani proprio come i missili balistici terra-terra uccidono gli ucraini, mentre le Guardie Rivoluzionarie vanno in Crimea a fare il training ai loro alleati russi. Di là si uccidono ucraini, di qua si fanno fuori i ragazzi disarmati che ormai oltre che sulle strade vengono macellati appendendoli alle gru sulle piazze di Teheran. E non in vergognoso silenzio, ma con continui manifesti imperialistici sia da parte Russa che da parte Iraniana. La Repubblica Islamica proclama di fronteggiare “gli arroganti governi occidentali”, e questo è anche quello che pretende Putin. E noi, i governi occidentali dobbiamo ascoltare: in difesa della libertà siamo costretti finalmente a individuare un fronte in cui l’ambiguità è finita. Infine, ma altrettanto importante: la rivoluzione femminista iraniana è la protagonista della lotta, ne è l’origine e la testa, l’oppressione della donna, come ha scritto Bernard Lewis, è il problema numero uno del mondo islamico. E ora è sul fronte di guerra, magnifica svolta epocale. Dunque,si tratta di capire che libertà, donne, dissidenti, LGTBQ, bomba atomica, terrorismo internazionale, aggressione continua la nostro mondo richiedono una cosa molto semplice e molto difficile, unica: cambiamenti di regime. Questo occorre per la pace, questo occorre per il popolo iraniano. E niente altro.

Per inviare al Giornale la propria opinione, telefonare: 02/85661, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


segreteria@ilgiornale.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT