Testata: Corriere della Sera Data: 08 dicembre 2022 Pagina: 17 Autore: Lorenzo Cremonesi Titolo: «I russi 'bianchi': combattiamo con gli ucraini per rovesciare lo zar»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 08/12/2022, a pag.17, con il titolo "I russi 'bianchi': combattiamo con gli ucraini per rovesciare lo zar" la cronaca di Lorenzo Cremonesi.
Lorenzo Cremonesi
Putin
Ad ascoltarli per molti aspetti sembra di fare un tuffo all’indietro nella storia. Si fanno chiamare «russi bianchi», «monarchici», persino «zaristi»; alcuni dicono di essere discendenti di famiglie nobili decadute dopo la Rivoluzione bolscevica del 1917. «I miei bisnonni furono vittime di Lenin e Stalin. Allora s’impegnarono a combattere il bolscevismo, come io oggi lotto contro la dittatura di Putin», sostiene uno di loro, che afferma di venire dalla vecchia aristocrazia di San Pietroburgo. Se poi però ci si sofferma a parlare più a fondo con loro non è difficile scoprire che il vero collante che li tiene assieme, e adesso li vede combattere nel «Battaglione Russo», inquadrato nella «Legione Straniera» di volontari venuti per stare a fianco degli ucraini, è soprattutto il desiderio di portare la democrazia nel loro Paese d’origine e contrastare quella che tutti definiscono «il terribile sopruso» dell’invasione militare voluta da Vladimir Putin. «Io sono un vero russo e un vero cristiano. Non posso sopportare il modo in cui Kirill, l’attuale patriarca di Mosca, si arroga il diritto di abusare e strumentalizzare la nostra Chiesa ortodossa per metterla al servizio della ragion di Stato e della sete di potere assoluto di Putin. Negli ultimi mesi sono riuscito a portare clandestinamente qui in Ucraina dalla Russia mia moglie e i nostri due bambini piccoli. Da quando mi hanno raggiunto vivono a Odessa e sono molto più tranquillo, perché i servizi segreti russi mi conoscono bene. Circa 12 anni fa mi hanno anche imprigionato e interrogato, sapevano che appartengo ai gruppi della destra monarchica. Se avessero scoperto che sono qui a combattere con gli ucraini avrebbero potuto far loro molto male», racconta Caesar, un cinquantenne che dimostra meno della sua età, allenato all’esercizio fisico, in divisa e ben armato. È noto che volontari legati alla dissidenza russa iniziarono ad unirsi ai ranghi dell’esercito ucraino sin dai tempi della guerra del 2014. Ma la loro unità, «Libertà della Legione Russa» è nata formalmente nel marzo di quest’anno, solo tre settimane dopo l’inizio della guerra. Allora Oleksiy Arestovych, uno dei portavoce del presidente Zelensky, parlò di «dozzine di russi già inquadrati come combattenti, altre centinaia impegnati in corsi d’addestramento e oltre 4 mila volontari desiderosi di unirsi». Subito vennero creati due battaglioni, che pare siano forti di almeno 250 effettivi, tra loro tanti disertori dell’esercito russo e oppositori politici che si trovavano già all’estero. Noi li abbiamo incontrati qui nelle retrovie di Bakhmut. «Siamo certi che vinceremo. Tutte le volte che incontriamo prigionieri russi tocchiamo con mano quanto il loro morale sia a terra. Ma per noi la guerra non finirà certo con la vittoria ucraina. Quando le loro truppe avranno raggiunto i confini del 2014, Crimea inclusa, Zelensky cercherà di negoziare la pace. Per noi comincerà invece la battaglia più difficile, ci uniremo al movimento partigiano che già adesso agisce nel territorio russo. Approfitteremo della debolezza di Putin, che questa guerra l’ha già persa, per sferrare il colpo finale», continua Caesar. Accanto a lui, due compagni annuiscono vistosamente. Alexei, spiega di essere nato 41 anni fa a Togliattigrad e che si trovava in Ucraina per lavoro all’inizio della guerra. «Non ero interessato alla politica. Ma è stata la follia criminale di Putin a spingermi a imbracciare le armi», dice. Quindi se ne vanno veloci come sono arrivati, tra poche ore saranno di nuovo in trincea.
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