Iran: gli hacker beffano Khamenei in tv Commento di Viviana Mazza
Testata: Corriere della Sera Data: 10 ottobre 2022 Pagina: 14 Autore: Viviana Mazza Titolo: «Gli hacker beffano Khamenei in tv: al suo posto i volti delle vittime»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 10/10/2022, a pag.14, con il titolo 'Gli hacker beffano Khamenei in tv: al suo posto i volti delle vittime' l'analisi di Viviana Mazza.
Viviana Mazza
Una immagine dell'incursione hacker in tv
Un gruppo di hacker che appoggia le proteste in Iran è riuscito a interrompere il discorso della Guida Suprema Ali Khamenei sulla tv di Stato, sabato sera, trasmettendo l’immagine dell’ayatollah avvolto dalle fiamme, al centro di un mirino, e le foto di Mahsa Amini e di altre tre ragazze uccise nei giorni scorsi — Hadis Najafi, Nika Shakarami e Sarina Esmaeilzadeh — accusandolo di avere le mani sporche del sangue «dei nostri giovani». Dopo il cyber-attacco, durato pochi secondi, rivendicato dal gruppo Edalat-e Ali (la giustizia di Ali), è tornato in onda il presentatore Ali Zohorian. Tesissimo, deglutisce, occhi fissi sulla telecamera. «Una cosa del genere non era mai successa sulla tv di Stato», ci scrive un professore da Teheran via Instagram quando in serata Internet torna a funzionare. «È un gesto che aiuta a sollevare il morale delle persone che rischiano la vita nelle strade — ci dice via Telegram dalla capitale una ragazza di 21 anni, che lavora nel mondo dell’arte e chiameremo Reyahneh—. È una cosa rischiosa e difficile da fare. Lo stesso gruppo, alcuni anni fa, ha hackerato le telecamere della prigione di Evin, rendendo pubblici i video delle guardie che picchiavano i detenuti». L’attacco alla tv di Stato fa parte di uno scontro che riguarda l’informazione su ciò che accade nel Paese. I video sui social mostrano che le proteste continuano in diverse città e università, ma le autorità sostengono che i media stranieri ne ingrandiscono la portata. Gli attivisti denunciano l’uso di l’armi da fuoco, cosa che il regime nega, accusando invece «folle armate» di avere ucciso altri due agenti sabato (una ventina in totale) e di attaccare stazioni di polizia e moschee. Secondo «Iran Human Rights» i morti sono 185, tra cui 19 minorenni. Il Guardian scrive di una retata nelle scuole del Kurdistan: alunni prelevati in classe, portati via su furgoni senza targa, le lezioni sospese. I commercianti del Grand Bazar e del bazar di Tajrish a Teheran si sono uniti alle proteste e hanno chiuso i battenti come in altre città, ma il giornale Kayhan, vicino a Khamenei, dichiara che sono stati costretti a chiudere «con la forza e le minacce». «Non so quanto potranno andare avanti gli scioperi in questa crisi economica», dice Reyhaneh. «Ma più volte si è detto che le proteste sarebbero scemate e non è successo. Credo che, se anche si riducono nelle strade, proseguiranno nelle università. Ieri (sabato ndr) è stato terribile, gli agenti hanno iniziato a sparare a caso in piazza Tajrish, prima che iniziasse qualsiasi protesta. Era verso mezzogiorno, c’erano passanti, gente che non aveva scelto di manifestare, non potevano difendersi né scappare. Correndo ho superato un vecchietto che camminava piano con un sacco con la spesa. Ho visto una signora colpita alla testa con un manganello». Al cantante Homayon Shajarian e agli attori Sahar Solatshahi e Hamid Farrokhnejad è stato proibito di lasciare l’Iran. Shervin Hajapour, autore di «Baraye» (Per), inno delle proteste, è stato rilasciato ma come altri artisti ciò che dice viene monitorato. Almeno 92 giornalisti, attivisti e avvocati sono in carcere. Il presidente Raisi annuncia processi imminenti.
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