Natale 2021 in Israele
Tante manifestazioni per celebrare la ricorrenza cristiana
(da Israele.net)
Mentre i cristiani subiscono persecuzioni e calano di numero in quasi tutto il Medio Oriente, in Israele vivono una realtà diversa con numeri in crescita e alta qualità della vita. I recenti sconvolgimenti che hanno travolto la regione come la guerra in Siria, i disordini in Iraq e il dilagare del terrorismo islamista, non hanno nemmeno sfiorato la comunità cristiana in Israele. Secondo il Ministero degli esteri israeliano, le comunità cristiane in Israele si possono suddividere in quattro gruppi principali: ortodossi calcedoniani (ortodossi orientali come le denominazioni greca e russa), ortodossi non calcedoniani (armeni, copti, etiopi e siriani), cattolici romani e protestanti. I cristiani israeliani sono prevalentemente di lingua araba. L’ufficiale riservista delle Forze di Difesa israeliane Shadi Khalloul, capo della Israeli Christian Aramaic Association e portavoce del Christian Israel Defense Forces Officers Forum, sottolinea che il comune di Haifa, gestito da ebrei, ha approvato un grande albero di Natale e decorazioni in tutte le strade principali. “E’ una dimostrazione della coesistenza, sicurezza, prosperità e libertà di cui godono le persone nello stato ebraico e democratico di Israele – dice Khalloul – In molti paesi arabi e anche nell’Autorità Palestinese i cristiani sono intimoriti, non mostrano i simboli delle loro feste in pubblico e non si sentono protetti dallo stato. Molte famiglie cristiane che vivono in Iraq e Siria sono in condizioni di tale povertà che non possono permettersi di celebrare adeguatamente”. Khalloul ricorda che la comunità cristiana maronita è diventata una fragile minoranza anche in Libano. E conclude: “Mentre i cristiani del Medio Oriente sono per la maggior parte oppressi, in Israele prosperano”. I cristiani sono drammaticamente diminuiti anche nei territori sotto controllo palestinese, sia a Gaza sia in Cisgiordania (basta pensare a Betlemme, dove erano larga maggioranza e oggi sono solo il 12%). Eppure, molti leader cristiani cercano di incolpare Israele per il declino dei cristiani nei territori contesi. Alastair Kirk, di Christians United For Israel-UK, rifiuta questa posizione e accusa i leader della Chiesa di demonizzare Israele. “Sebbene via siano problemi seri da affrontare nel quadro dei cristiani in Terra Santa – afferma Kirk – i cristiani che vivono in Israele godono delle stesse libertà degli altri israeliani. Nel 2021 in molte parti del mondo i cristiani sono stati uccisi a causa della loro fede. Milioni di cristiani sono stati sradicati. Molti sono stati imprigionati. Vi sono Chiese attaccate o costrette alla clandestinità. È molto inquietante che gli arcivescovi abbiano ritenuto opportuno sfruttare pubblicamente l’occasione del Natale per suscitare proprio su Israele polemiche assai dubbie, che molti non mancheranno di sfruttare per denigrare ulteriormente Israele”. Bishara Shlayan, arabo israeliano cristiano di Nazareth, ribadisce che Israele difende i cristiani e garantisce sicurezza. “L’Autorità Palestinese è molto debole e non può dare adeguata sicurezza ai cristiani che vivono in Cisgiordania – afferma Shlayan – La differenza fra i cristiani in Israele e nel mondo arabo è evidente: qui siamo cittadini e abbiamo pari diritti politici, mentre la situazione nei paesi arabi non è affatto buona”.
(Da: jns.org)
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Il Natale 2021 è stato celebrato in varie città di Israele, un’occasione che ha dato risalto ai ponti costruiti tra le comunità ebraiche e cristiane da gruppi come Jerusalemite Initiative, un’organizzazione senza scopo di lucro fondata nel 2017 con lo scopo di promuovere lo status dei cristiani israeliani di lingua araba nello stato ebraico. Elias Zarina, cofondatore di Jerusalemite Initiative, ne ha parlato in un’intervista con Emily Frances per la rubrica Holy Land Uncovered di i24NEWS. “La Jerusalemite Initiative – ha spiegato Zarina – è un’organizzazione che opera per la comunità locale dei cristiani in Israele, specialmente a Gerusalemme. Siamo ebrei e cristiani che lavorano fianco a fianco concentrandosi sull’obiettivo dell’integrazione dei cristiani in Israele”. Zarina sottolinea in particolare la barriera linguistica che spesso ostacola i contatti fra i cristiani locali (per lo più di lingua araba) e la società israeliana in grande maggioranza di lingua ebraica. Ecco perché la ong si concentra su questo problema. “Per quanto mi riguarda, come cristiano israeliano io vivo in Israele con un documento d’identità israeliano: sono cristiano di lingua araba, ma non mi definisco palestinese – dice Zarina – Se indago le mie radici trovo che provengono dall’ebraismo. Se nego l’ebraismo, nego anche il cristianesimo”. I cristiani israeliani, aggiunge, sono storicamente legati ai loro fratelli nei vicini Libano e Siria e ai cristiani palestinesi. “Ma esiste una divergenza all’interno della comunità – spiega Zarina – C’è una parte filo-palestinese che crede nel nazionalismo palestinese e nega il diritto di Israele ad esistere. Poi c’è la mia parte, che crede nel fatto di vivere insieme, qui, come liberi cittadini dello stato di Israele”.
(Da: Israel HaYom)
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In pieno spirito natalizio, musicisti ebrei e arabi si sono riuniti nella città arabo-israeliana di Nazareth per dare il via alla terza edizione del Festival Liturgico presso la suggestiva Chiesa Salesiana, che domina l’intera città. Il festival di tre giorni organizzato dal Polyphony Conservatory, il primo conservatorio di musica classica di Nazareth, si è aperto giovedì sera con il tutto esaurito del concerto della Galilee Chamber Orchestra dedicato ai 250 anni di Ludwig van Beethoven. Spiega Nabeel Abboud Ashkar, direttore esecutivo del Polyphony Conservatory, che la visione dell’ente è quella di abbattere i confini tra arabi ed ebrei in Israele. Fondato nel 2006, il Polyphony Conservatory gestisce quattro diversi programmi, a partire della musica di base per le scuole materne ed elementari, fino al suo ensemble professionale: la Galilee Chamber Orchestra. Prima della pandemia, arrivava a coinvolgere circa 10.000 allievi all’anno. La violista 25enne Mariah Saleh è entrata al Conservatorio di Nazareth quando era alle scuole medie ed ora si esibisce regolarmente con la Galilee Chamber Orchestra. “Ti apre gli occhi su un mondo completamente nuovo – dice Saleh del programma del Conservatorio – Riguarda la visione che abbiamo, che è fondamentalmente quella di colmare il divario tra arabi ed ebrei attraverso la musica”. Le fa eco Amichai Hefter, violista 22enne di Gerusalemme: “Mi ha incoraggiato a conoscere persone al di fuori della mia cerchia, a capire e aprire la mente oltre la bolla in cui vivevo”. Per Nabeel Aboud Ashkar, anche lui provetto violinista, uno degli obiettivi è sviluppare le potenzialità della sua città natale Nazareth. In quest’ottica, il prossimo marzo porterà la Galilee Chamber Orchestra ad esibirsi alla Carnegie Hall con il famoso violinista Joshua Bell. “Attraverso la cultura – dice – vogliamo promuovere lo status della città all’interno di Israele e a livello internazionale, affinché sia conosciuta non solo per la sua storia unica, ma anche per la ricca cultura che ha da offrire”.
(Da: YnetNews)
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Al Sylvan Adams Children Hospital di Holon è ricoverata Hannah, una bambina birmana di otto anni di famiglia cristiana. Poco prima che scattassero le recenti limitazioni anti-coronavirus Hannah, insieme al padre Joseph, è stata portata in Israele, dal suo paese sconvolto da turbolenze politiche, grazie ai programmi umanitari di Save a Child’s Heart volti a salvare la vita a bambini gravemente cardiopatici. La madre, Marry, è rimasta a casa con le sorelline di Hannah. L’équipe medica che ha in cura Hannah comprende tre medici provenienti da tre paesi e ambiti religiosi diversi: l’israeliano Hagi Dekel, capo del dipartimento cardio-toracico del Wolfson Medical Center, il medico dello Zambia Ziwa Modniso che lavora nella cardiochirurgia pediatrica, e Mervat El-Faraha, una dottoressa dell’Autorità Palestinese che si sta specializzando in anestesiologia. Mentre si sta riprendendo dall’intervento chirurgico al cuore, Hannah ha chiesto al padre Joseph di festeggiare insieme il Natale. Il team medico ha subito accolto la richiesta riunendosi per augurarle Buon Natale e Felice Anno Nuovo.
(Da: Jerusalem Post)
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Documenti, foto e antichi manoscritti del Monastero di Santa Caterina, nella penisola del Sinai, sono ora disponibili gratuitamente sul sito web della Biblioteca Nazionale di Israele. La biblioteca del monastero venne fondata nel VI secolo dall’imperatore bizantino Giustiniano e si ritiene che sia la più antica biblioteca tutt’ora in funzione. La collezione contiene opere in varie lingue tra cui greco, arabo, siriaco, georgiano, armeno e rappresentano un vero “tesoro” di testi legati al primo cristianesimo. La collezione comprende anche foto del monastero e dei terreni circostanti scattate all’indomani della guerra dei sei giorni nel 1967 (che diede inizio al controllo israeliano sul Sinai durato fino al 1982), nonché filmati a colori girati da Jacques Soussana, un fotografo, direttore della fotografia ed ex dipendente della Biblioteca Nazionale d’Israele la cui moglie ne ha recentemente fatto dono alla Biblioteca. Il materiale filmato è stato digitalizzato con l’aiuto dello Steven Spielberg Jewish Film Archive e della Jerusalem Cinematheque. Inizialmente, alla fine degli anni ’60, Israele aveva microfilmato circa 1.600 manoscritti, grazie a un accordo raggiunto con l’arcivescovo greco-ortodosso. Tuttavia i microfilm creati da quella che allora era la Biblioteca Nazionale Ebraica e Universitaria legata all’Università di Gerusalemme si stavano rapidamente deteriorando, il che ha spinto quella che oggi si chiama Biblioteca Nazionale d’Israele a intraprendere la nuova conversione digitale.
(Da: jns.org)
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In onore della Giornata internazionale della lingua araba, gli studenti del Technion, il politecnico di Haifa, hanno sviluppato un’applicazione per aiutare gli israeliani che studiano l’arabo con il programma Madrasa, un’iniziativa tecnologica socio-comunitaria che promuove una sempre migliore comunicazione nella società israeliana attraverso corsi di arabo parlato. Con oltre 100.000 studenti iscritti, Madrasa promuove l’apprendimento delle lingue attraverso una piattaforma che include corsi on-line gratuiti, ampie attività attraverso canali digitali e varie altre collaborazioni. In questo contesto, gli studenti di Technion hanno creato un’infrastruttura per consentire agli studenti di intrattenere conversazioni con componenti di riconoscimento vocale. Questi bot “conversano” in arabo parlato, insegnando agli studenti a pronunciare correttamente le parole e a discutere di vari argomenti. La app, di cui verrà prossimamente rilasciata una versione di prova, terrà continuamente aggiornata l’esperienza di apprendimento degli studenti, fornirà notifiche e annunci e fungerà da base per ulteriori sviluppi come giochi per dispositivi mobili ecc. La Giornata mondiale della lingua araba viene celebrata ogni anno il 18 dicembre, anniversario della risoluzione del 1973 con cui l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite decise che l’arabo (una lingua parlata da circa 350 milioni di persone nel mondo, di cui quasi due milioni in Israele) sarebbe stata una delle lingue di lavoro ufficiali dell’Onu.
(Da: Israel HaYom)