Autore saudita ai palestinesi: guerra, ostilità e disprezzo non hanno portato nulla di buono
Analisi di Abd Al-'Aziz Munif Bin Razen
(da Israele.net)
Abd Al-'Aziz Munif Bin Razen
Lo scrittore saudita ‘Abd Al-‘Aziz Munif Bin Razen ha firmato un articolo sul quotidiano ‘Okaz in cui chiede ai palestinesi di accettare la ripresa dei negoziati con Israele sotto l’egida dei paesi arabi e del Golfo, spiegando che la politica di ostilità e disprezzo verso lo stato ebraico non ha portato nulla di buono ai palestinesi, non porterà a una soluzione al conflitto e fa solo gli interessi di elementi manipolatori come l’Iran. La regione non può sopportare un’altra guerra, conclude l’autore, specie in tempi di pandemia e della crisi economica che la accompagna. Per questo la necessità di arrivare alla pace, accettando compromessi, è diventata più urgente e vitale che mai.
«Per decenni la questione palestinese, o conflitto arabo-israeliano come amano chiamarlo coloro che ci trafficano, è rimasta senza una vittoria definitiva per entrambe le parti. Coloro che traggono i maggiori benefici dal trafficare [con la causa palestinese ] sono quelli che l’hanno manipolata e vi hanno interferito senza alcuna giustificazione tranne il loro atteggiarsi a poliziotti della regione, sebbene in pratica siano stati più simili a tigri di carta. Gli scontri tra palestinesi e israeliani non hanno portato altro che spargimenti di sangue da entrambe le parti e una barriera psicologica che ogni generazione eredita dalla precedente. Ecco perché non è stato istituito nessuno stato palestinese, nessun profugo è tornato e il diritto internazionale è rimasto inapplicato. Quello che è successo è stata creazione di ostilità fine a se stessa. Questa ostilità e questa barriera psicologica non caratterizzano solo i palestinesi e gli israeliani. Esistono in tutto il Medio Oriente, compresi paesi arabi che non condividono alcun confine con Israele. L’ostilità [verso Israele] scaturiva dal senso di solidarietà con il popolo palestinese, basata sull’arabismo e sui legami di sangue.
Tuttavia, diversi paesi arabi sono giunti alla conclusione che la politica di ostilità e boicottaggio fosse inutile e che disprezzare e ignorare il nemico sia di per sé una sconfitta. Per questa ragione, alcuni paesi del Golfo e altrove hanno cominciato a costruire ponti di pace con Tel Aviv: non per sottomissione od obbedienza, ma per riconoscimento e apprezzamento dell’altro, così da rompere la barriera psicologica e affrontare la questione palestinese in un modo più equilibrato, lontano da slogan altisonanti, pur salvaguardando l’iniziativa saudita nota come iniziativa di pace araba del 2002, che l’Arabia Saudita considera ancora come una base per la pace con Israele. Per risolvere la questione palestinese non c’è bisogno di conflitti armati o guerre funeste, né di round negoziali che portano solo a un’esplosione. Tutto ciò che serve è un dialogo continuo e il desiderio da entrambe le parti di raggiungere una pace autentica, giusta e globale in Medio Oriente, senza che nessuna delle parti insista a voler apparire come il vincitore che ha ottenuto tutto. La mentalità palestinese preserva principi che oggi sono obsoleti, come l’idea che la guerra sia l’unica opzione sebbene gli arabi abbiano perso quattro guerre su larga scala con Israele. Sono sicuro che, se cambieranno questo approccio, i palestinesi otterranno risultati completamente diversi. Giacché, cosa ha mai ottenuto questo approccio fino ad ora? Questa regione non può sopportare un’altra guerra, soprattutto considerando la crisi economica prevalente in molti paesi a causa della diffusione del covid-19, per cui affrontare questo virus è la preoccupazione principale. Di conseguenza, la necessità della pace è diventata più urgente e vitale che mai. Il problema che i palestinesi non riescono a capire è che creare il vuoto nei confronti degli israeliani ha fatto sì che cavalcassero l’onda altri paesi non arabi, a cui non interessano le complicate questioni arabe, cosa che stanno facendo i persiani [iraniani] con l’obiettivo di raggiungere Gerusalemme attraverso diversi paesi arabi. Questo è uno degli approcci più ingannevoli, che ha fatto deragliare la questione palestinese e il dialogo tra arabi e Israele. In definitiva, il modo per risolvere questo prolungato conflitto che dura da generazioni e che ha ucciso tanti nelle generazioni precedenti, è avviare immediatamente negoziati sotto l’egida degli arabi e del Golfo.»
(quotidiano saudita ‘Okaz, 10 novembre 2021)
(Da: memri.org)