'Ci schieriamo uniti a fianco dei cineasti contro la retorica degli attivisti del boicottaggio che mirano a disinformare, bullizzare e intimidire gli artisti'
Una lettera aperta contro il boicottaggio
(da Israele.net)
Più di duecento personaggi dello spettacolo, tra cui diversi attori di spicco, hanno firmato una lettera aperta con cui respingono fermamente le pressioni a favore di un boicottaggio dell’imminente International LGBTQ Film Festival di Tel Aviv e condannano in generale i boicottaggi culturali contro Israele. La lettera, organizzata dall’organizzazione non-profit Creative Community for Peace, è stata firmata fra gli altri dalle attrici Helen Mirren e Mila Kunis e dagli attori Billy Porter, Neil Patrick Harris e Zachary Quinto (Vedi il testo della lettera in inglese e l’elenco dei firmatari). “Rifiutiamo – afferma la lettera aperta – qualsiasi tentativo di boicottare il TLVFest, il più grande festival cinematografico LGBTQ d’Israele, che si adopera per dare visibilità alle storie di persone LGBTQ a livello globale e creare un futuro migliore per le persone LGBTQ sia in Israele che nel mondo. Ci schieriamo uniti a fianco di tutti i cineasti partecipanti, contro la retorica divisiva abbracciata dagli attivisti del boicottaggio che mirano a disinformare, bullizzare e intimidire gli artisti affinché ritirino i loro film dal festival o vengano mortificati per aver partecipato al festival”. L’inizio dell’evento, noto semplicemente come TLVFest, è in programma per l’11 novembre e prevede la proiezione di decine di film e altri eventi, tra cui un concorso drag e una cerimonia di premiazione finale. La manifestazione viene regolarmente presa di mira dagli attivisti BDS che la accusano di pinkwashing, inteso come l’accusa a Israele di adottare politiche di tutela dei diritti degli omosessuali al solo scopo di “abbellire” la propria immagine e distrarre l’attenzione dalle sue attività nei confronti dei palestinesi. In una dichiarazione pubblicata in vista dell’edizione di quest’anno, il direttore del TLVFest, Yair Hochner, ha sottolineato che il festival è un evento privato e non governativo, che include sempre voci palestinesi e che il boicottaggio non fa nulla per promuovere gli sforzi verso la pace. “Questi movimenti – ha scritto Hochner – prendono di mira l’obiettivo sbagliato e, invece di promuovere la causa palestinese, cercano di ridurre al silenzio coloro che si battono per la libertà di parola”. Boicottare il festival, ha aggiunto Hochner, servirebbe solo a “fomentare voci violente, senza esercitare nessuna pressione sul governo israeliano” affinché cambi le sue politiche sui diritti umani. La lettera firmata martedì dai duecento artisti riecheggia queste considerazioni. “Siamo convinti – vi si legge – che chiunque operi per ostruire il TLVFest non fa che aggiungere un altro ostacolo alla libertà, alla giustizia, all’uguaglianza e alla pace che tutti noi desideriamo disperatamente, specialmente per la comunità LGBTQ che è perseguitata in tutto il Medio Oriente e in tutto il mondo. Gli artisti non dovrebbero mai essere messi a tacere e l’arte non dovrebbe mai essere ostruita per obiettivi politici”. Tra i firmatari figurano anche l’attrice Mayim Bialik, la personalità televisiva Sharon Osbourne, l’ex star di boy band Lance Bass, la cantautrice Diane Warren, l’attore Stephen Fry, l’attrice e conduttrice televisiva Melissa Rivers, il produttore e regista Greg Berlanti, l’attrice Emmanuelle Chriqui, l’attore Jonathan Lipnicki e tutta una serie di altri personaggi del settore compresi agenti, dirigenti, produttori e registi.
(Da: Times of Israel)