Una conferenza a Gaza delinea nei dettagli la distruzione di Israele
Analisi di Nadav Shragai
(da Israele.net)
Yahya Sinwar
Lo scorso 30 settembre si è tenuta a Gaza una conferenza intitolata “Promessa dell’avvenire: la Palestina post-liberazione” durante la quale vari esponenti palestinesi hanno discusso e illustrato come sarà governata la Palestina dopo la sua “liberazione” da Israele. Ne ha dato notizia il Middle East Media Research Institute (Memri) che ha diffuso in inglese parte degli interventi e il documento finale della conferenza, che è stata organizzata dall’Istituto Promessa dell’avvenire, creato nel 2014, finanziata da Hamas e sponsorizzata dal capo di Hamas a Gaza, Yahya Sinwar. Issam Adwan, presidente del Comitato preparatorio della conferenza ed ex capo del Dipartimento profughi di Hamas, ha detto che le raccomandazioni contenute nel documento finale della conferenza verranno sottoposte alla dirigenza di Hamas. In una dichiarazione alla conferenza letta dal membro dell’ufficio politico di Hamas Kamal Abu Aoun, il capo di Hamas Yahya Sinwar ha affermato: “Stiamo sponsorizzando questa conferenza perché è in linea con la nostra valutazione che la vittoria è vicina”, aggiungendo che “la piena liberazione della Palestina dal mare al fiume” è “il cuore della visione strategica di Hamas”.
La dichiarazione conclusiva della conferenza afferma che “la liberazione della Palestina è un dovere collettivo dell’intera nazione [islamica], in primo luogo del popolo palestinese. È cruciale formulare un piano per l’utilizzo delle risorse della nazione e la divisione dei compiti tra le sue diverse componenti, ciascuna secondo le sue capacità: questa è responsabilità del Consiglio per la Liberazione della Palestina. Il Consiglio per la Liberazione della Palestina sarà presieduto da un Segretariato generale, guidato da un Consiglio direttivo che, dopo la liberazione della Palestina, diventerà un Consiglio esecutivo guidato da un Consiglio presidenziale ad interim, fino allo svolgimento delle elezioni presidenziali e parlamentari e alla formazione di un nuovo governo”. Subito dopo la “liberazione”, continua il documento, le forze di liberazione “emetteranno una dichiarazione d’indipendenza palestinese che enunci i principi palestinesi, evidenziando l’identità nazionale palestinese e la sua profonda dimensione araba, islamica, regionale e internazionale. La formulazione di questa dichiarazione sarà supervisionata da un team di esperti nel campo della politica, del diritto e dei media giacché sarà una carta di valore storico sul piano giuridico e umanitario”. “Dopo la liberazione – continua il documento – il sistema giudiziario palestinese sarà direttamente regolato da una legge fondamentale provvisoria che consentirà l’attuazione delle leggi precedenti la costituzione dello stato indipendente, ciascuna nella sua area di applicazione, purché non contraddicano il contenuto la Dichiarazione di indipendenza palestinese o le leggi che saranno promulgate e ratificate dalle autorità giudiziarie in Palestina durante il periodo transitorio e dopo di esso fino all’unificazione delle autorità giudiziarie di Palestina, giacché la scomparsa degli stati [= Israele] non significa la scomparsa degli effetti giuridici, poiché la legge non viene abolita bensì modificata da un’altra legge”.
Quelle che il documento chiama le forze di liberazione “proclameranno una serie di leggi provvisorie, da formulare in anticipo, tra cui una legge fondiaria e immobiliare che garantisca il controllo su tutte le terre e i beni dello stato, nonché leggi su servizio civile, governo provvisorio, esercito palestinese, magistratura e sicurezza, ritorno [dei profughi], controllore [di stato] e autorità municipali. Sarà preparato un [documento] che proclami l’applicazione della sovranità palestinese sui territori del 1948 [= Israele], fissando una posizione circa vari accordi e convenzioni”. Una volta che tutto ciò sarà compiuto, le forze di liberazione dichiareranno all’Onu “che lo stato di Palestina è subentrato allo stato di occupazione [= Israele] e che gode dei diritti dello stato di occupazione sulla base della Convenzione di Vienna del 1978 sulla successione degli stati” (il cui Articolo 2b afferma che per ‘successione di stati’ si intende la sostituzione di uno stato con un altro nella responsabilità delle relazioni internazionali del territorio). Per quanto riguarda gli Accordi di Oslo, la conferenza tenuta a Gaza ha stabilito che “il destino degli accordi nazionali firmati dall’occupazione o dall’Autorità Palestinese sarà a discrezione dello stato palestinese, dato che le circostanze prevalenti durante l’occupazione della Palestina non sono simili alle circostanze che prevarranno in seguito”. Il nuovo stato palestinese “probabilmente erediterà dal defunto stato di ‘Israele’ [tra virgolette] gli accordi che delineano i confini con Egitto e Giordania, nonché gli accordi di delimitazione delle zone economiche con la Grecia nel Mediterraneo orientale, il passaggio e i diritti di navigazione nel Golfo di Aqaba ecc. Una saggia azione diplomatica troverà sicuramente il modo di garantire che non abbiano a risentirne gli interessi di nessuna parte degli accordi internazionali, né quelli dello stato subentrante (Palestina) o di altri stati”.
La conferenza sponsorizzata da Hamas ha inoltre chiarito che “nel trattare con i coloni ebrei in terra palestinese [=tutti gli ebrei israeliani] ci deve essere una distinzione nell’atteggiamento verso di loro: un combattente deve essere ucciso; un [ebreo] che fugge può essere lasciato stare o essere perseguito per i suoi crimini nell’arena giudiziaria; un individuo pacifico che si arrende può essere integrato o gli si può lasciare il tempo di andarsene. Questo è un problema che richiede una profonda riflessione e una dimostrazione dell’umanità che ha sempre caratterizzato l’islam. Gli ebrei istruiti ed esperti nei settori della medicina, dell’ingegneria, della tecnologia e dell’industria civile e militare dovranno essere trattenuti per qualche tempo e non dovranno essere autorizzati a partire e portare con sé la conoscenza e l’esperienza che hanno acquisito vivendo nella nostra terra e godendo della sua generosità, mentre noi ne pagavamo il prezzo”. Una volta che Israele sarà “crollato”, prosegue il documento palestinese, le forze di sicurezza del governo ad interim “devono mettere le mani sui dati riguardanti gli agenti dell’occupazione in Palestina, nella regione e nel mondo, e sui nomi dei reclutatori, ebrei e non ebrei, nel paese e all’estero. Si tratta di informazioni preziose che non devono andare perse, [giacché] utilizzando queste informazioni possiamo purgare la Palestina e la patria araba e islamica dalla feccia ipocrita che ha diffuso la corruzione nel paese. Queste importanti informazioni ci consentiranno di perseguire i criminali in fuga che hanno massacrato il nostro popolo”. In sintesi, la conferenza ha proclamato: “È giunto il momento di passare all’azione”. Nel suo intervento alla conferenza, il capo di Hamas a Gaza Sinwar ha affermato che “la battaglia per la liberazione e il ritorno in Palestina è diventata più vicina che mai”. Sinwar ha sottolineato l’importanza di prepararsi per ciò che deve accadere, citando come esempio la battaglia della “Spada di Gerusalemme”, il termine con cui viene indicato in campo palestinese il conflitto scatenato da Hamas contro Israele lo scorso maggio 2021.
Quel conflitto, ha detto Sinwar, “non è scoppiato tutt’a un tratto … al contrario, la resistenza si era preparata con anni di pianificazione, addestramento e sviluppo militare e di intelligence”. La liberazione, ha proseguito, “è il cuore della visione strategica di Hamas che parla della piena liberazione della Palestina dal mare al fiume, del ritorno dei profughi palestinesi in patria e della costituzione di uno stato palestinese con piena sovranità sulle sue terre, con Gerusalemme come capitale … Stiamo sponsorizzando questa conferenza perché è in linea con la nostra valutazione che la vittoria è vicina”. In un’intervista al quotidiano di Gaza Filastin, il membro dell’ufficio politico di Hamas Mahmoud al-Zahhar ha affermato che il popolo palestinese e l’intera nazione islamica si trovavano all’inizio di una battaglia finale a cui devono partecipare Libano, Siria e Giordania, aggiungendo che “la loro partecipazione la farà finita con l’entità dell’occupazione [=Israele] in un solo giorno”. Il presidente della conferenza, Kanaan Obeid, ha dichiarato: “La scomparsa di Israele sarà un evento storico”. E ha spiegato: “L’obiettivo della creazione nel 2014 dell’istituto La Promessa dell’avvenire era quello di agire per attuare in ogni modo la visione della fase che seguirà la liberazione per quanto riguarda l’economia, la politica, la sicurezza e la società”. Il ritiro di Israele da Gaza nel 2005, ha continuato Obeid, “è stata un’esperienza di liberazione, e da essa abbiamo tratto una lezione: in particolare quando le risorse degli insediamenti [nella striscia di Gaza] sono andate perdute. Ci siamo detti che non si può evitare la creazione di un’istituzione che si occuperà dei preparativi e dell’elaborazione dei piani per la fase post-liberazione. Abbiamo pronto un registro del numero di appartamenti e istituzioni israeliane, istituzioni educative e scuole, distributori di benzina, centrali elettriche e sistemi fognari, e non abbiamo altra scelta che prepararci a gestirli … Siamo convinti che la liberazione [arriverà] entro pochi anni, e che la scomparsa di Israele sarà un evento storico senza precedenti a livello regionale e globale che avrà ramificazioni globali”.
Obeid ha anche esortato i palestinesi a “sbarazzarsi dello shekel [la valuta israeliana] perché avrà valore zero, proprio come l’occupazione avrà valore zero”. Il rappresentante della Jihad Islamica Palestinese, Khader Habib, è intervenuto alla conferenza dicendo: “La resistenza è impegnata in un conflitto esistenziale contro l’occupazione israeliana e ne risulterà vittoriosa, come promesso da Allah … L’unico conflitto di cui il Corano parla in dettaglio è il conflitto tra noi e l’impresa sionista, che è l’apice del male a livello globale”. Esortando i palestinesi a prepararsi alle conseguenze della vittoria divina, Habib ha affermato che la fine dell’entità sionista è menzionata nel Corano ed è certa e credibile.
(Da: Israel HaYom, jns.org)