Riprendiamo da LIBERO di oggi, 04/06/2019, a pag. 13, con il titolo "Netanyahu troppo duro da abbattere", il commento di Andrea Morigi; da NAZIONE/CARLINO/GIORNO, a pag. 2, l'analisi di Aldo Baquis dal titolo "Ecco perché Israele ha punito Netanyahu".
Ecco gli articoli:
Benjamin Netanyahu
LIBERO - Andrea Morigi: "Netanyahu troppo duro da abbattere"
L'ombra della Casa Bianca non copre ancora tutto lo spazio politico di Israele. A Joe Biden è riuscita l'elezione a capo dello Stato di un avversario di Benjamin Netanyahu, Isaac Herzog. Ma non è detto che la nuova strategia statunitense in Medio Oriente, si completi con la nascita di un esecutivo in discontinuità con l'attuale, guidato appunto da Netanyahu, da dodici anni al potere e per i Democratici troppo amico di Donald Trump. Il progetto parte già con il fiato corto. Domenica Yair Lapid, leader del partito centrista Yesh Atid, annuncia la formazione di un nuovo governo. E subito Yamina, il partito del premier designato Naftali Bennett, inizia a perdere pezzi: Nir Orbach, uno dei suoi deputati sembra sfilarsi dalla nascente coalizione di otto partiti. Un altro parlamentare, Zèev Eldin, è dato fra i dissidenti. Nonostante le smentite, la Israele Netanyahu troppo duro da abbattere maggioranza, pur con l'appoggio esterno degli arabi-israeliani di Ràam, sembra sgretolarsi prima ancora del voto di fiducia. Servono 61 seggi su 120 alla Knesset e la seduta prevista per il 14 giugno potrebbe essere anticipata per evitare defezioni da destra. Ieri, il ministro della Difesa israeliano Benny Gantz, del partito centrista Blu e Bianco, era a Washington, dove vogliono riprendere il dialogo con l'Iran che fornisce i missili per colpire Israele. Anche Gerusalemme deve ricostituire il suo arsenale e rifornire l'Iron Dome, ma non a prezzo di un compromesso con chi cerca di distruggere lo Stato ebraico. Lo scenario è mutevole. Gli unici fedeli alla linea sono i terroristi islamici. Hamas non si fida nemmeno dei fratelli musulmani ingaggiati da Lapid e promette che «continuerà a opporsi all'occupazione, indipendentemente dai suoi colori politici».
NAZIONE/CARLINO/GIORNO - Aldo Baquis: "Ecco perché Israele ha punito Netanyahu"
Dopo aver guidato Israele fuori dal Covid e con 72 deputati di destra fra i 120 della Knesset, Netanyahu probabilmente si interroga come sia mai possibile che la sua carriera sia finita in un vicolo cieco. Se il governo di alternanza messo a punto dal centrista Lapid e dal nazionalista Bennett riuscirà a decollare, nei prossimi mesi il leader del Likud dovrà spartire il proprio tempo fra i banchi dell'opposizione e quelli del tribunale di Gerusalemme, dove è sotto processo per corruzione e frode. Negli ultimi 12 anni la sua sofisticata arte politica ha funzionato a perfezione: pratica bipolare, fondata sul culto della sua persona e sulla delegittimazione di chiunque sembri avversarlo. Il ricorso alle reti sociali (sostenuto da un free-press amico, ad alta diffusione) ha perfezionato il suo controllo del dibattito pubblico. Uno dopo l'altro si sono visti delegittimati gli arabi di Israele, la sinistra, i mass-media, la magistratura e chi indagava su di lui. Al dl là dei vistosi successi internazionali (fra cui gli 'Accordi di Abramo' con Paesi arabi), in politica interna Netanyahu è stato invece accusato di miopia: di aver indebolito il Likud, il governo, il Parlamento e poi anche istituzioni di importanza critica come magistratura e polizia. Queste ultime, ai suoi occhi, si sarebbero prestate ad una trama elaborata con i media «al fine di abbattere un premier eletto». Per mesi folle di dimostranti hanno invocato nelle strade la sua sospensione, fino ad un chiarimento giudiziario. Ma a maggio il confronto ideologico ha assunto toni drammatici quando - in parallelo con i combattimenti a Gaza - in diverse città si sono verificati tumulti fra folle di arabi e di ebrei. Lo Stato è allora apparso confuso, indebolito. Con la polizia sul punto di perdere il controllo: la minaccia di anarchia per la prima volta nella storia di Israele. Non per un caso, due settimane dopo sette partiti (nazionalisti, centristi, progressisti e anche una lista islamica) hanno varato un governo di unione nazionale che spera di riportare quiete sociale. «Un governo di convalescenza».
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