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La Repubblica - Corriere della Sera Rassegna Stampa
04.06.2021 Israele/governo 1: chi sono i protagonisti?
Commenti di Sharon Nizza, Davide Frattini

Testata:La Repubblica - Corriere della Sera
Autore: Sharon Nizza
Titolo: «Riprendere 4 deputati, la strategia di Netanyahu per far fallire il governo - Bennett, il milionario con la kippah. Sarà il nuovo premier di Israele?»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 04/06/2021, a pag. 12 il commento di Sharon Nizza dal titolo "Riprendere 4 deputati, la strategia di Netanyahu per far fallire il governo"; dal CORRIERE della SERA, a pag. 14, con il titolo 'Bennett, il milionario con la kippah. Sarà il nuovo premier di Israele?', l'analisi di Davide Frattini.

Ecco gli articoli:

Approvato dalla Knesset il 35esimo governo israeliano - Israele.net -  Israele.net
La Knesset, il Parlamento israeliano

LA REPUBBLICA - Sharon Nizza: "Riprendere 4 deputati, la strategia di Netanyahu per far fallire il governo"

È un’immagine storica quella che ritrae Naftali Bennett, Yair Lapid e Mansour Abbas mentre firmano l’accordo di coalizione che potrebbe unire le diverse anime della società israeliana. Un nuovo "maapach" – il ribaltone – un termine che nella storia politica israeliana finora ha indicato solo la vittoria del Likud nel 1977 dopo trent’anni di governi laburisti. Ma la strada del "governo del cambiamento" che potrebbe portare alla fine dell’era Netanyahu, è ancora in salita. A poche ore dall’annuncio con cui Lapid informava il capo dello Stato di avere i numeri necessari, l’eterogenea compagine che si basa su una maggioranza stretta di 61 parlamentari, si è trovata ad affrontare la prima insidia: l’iniziativa con cui intendeva sostituire l’attuale presidente della Knesset – il fedelissimo di Netanyahu Yariv Levin – è stata affossata dalla mancata adesione di uno dei parlamentari di Yamina. È Nir Orbach, il deputato ballerino che sta facendo passare le pene dell’inferno al suo leader rischiando di fare saltare l’intera coalizione, non avendo ancora deciso se voterà la fiducia. Dopo una prima defezione che ha ridotto a sei i voti a disposizione di Bennett, ora è Orbach nel mirino, insieme ad altri tre potenziali disertori che il Likud sta cercando di "riportare a casa". Questa è solo una delle strategie messe in atto da Netanyahu per bloccare il governo Lapid-Bennett che ne minaccia la tenuta, dopo 12 anni ininterrotti da premier. Mantenere alla Knesset il suo uomo gli permette di controllare il calendario dei lavori e cercare di posticipare quanto più in là il voto di fiducia, che al momento potrebbe svolgersi il 14 giugno. Molti giorni per attivare tutte le pressioni possibili sugli obiettivi selezionati. Tra cui c’è anche lo stesso Mansour Abbas, il leader del partito islamico Ra’am: i due hanno parlato fino a un momento prima della firma dell’accordo con Lapid e Bennett. «Sono l’unico che può aprire una nuova pagina con gli arabi, solo con un governo forte di destra potrai ottenere i risultati che cerchi», gli avrebbe detto Netanyahu. E lì si cerca di mettere zizzania sollevando la contraddizione sull’impegno per i diritti Lgbt, cavallo di battaglia di Lapid e delle anime liberali dell’alleanza, respinto dagli ultraconservatori di Ra’am. Bibi poi chiede agli alleati rimasti di fare pressione sugli elementi religiosi di Yamina attraverso rabbini influenti. Tra le opzioni al vaglio, una grande manifestazione da organizzare al Muro del Pianto con la partecipazione dei leader spirituali del sionismo religioso. C’è anche il tentativo di rendere sempre meno digeribile la coalizione del cambiamento alle anime di destra che la compongono (oltre a Yamina anche Nuova Speranza dell’ex ministro del Likud Gideon Saar), spingendo Lapid a cercare il paracadute della Lista Araba Unita (Lau) come appoggio esterno nel caso di defezioni. La Lau, 6 seggi, è la lista da cui è fuoriuscito Abbas nei mesi scorsi. È considerata più radicale per l’identificazione con la causa palestinese – che invece Abbas ha accantonato con la sua strategia pragmatica - e una linea rossa per Bennett e Saar, già accusati di "tradimento" da buona parte dei propri elettori. Netanyahu si presenta poi come l’unico leader in grado di affrontare le sfide d’Israele: un altro banco di prova potrebbe presentarsi la settimana prossima, quando è previsto un nuovo capitolo della saga legale sulle evacuazioni da Sheikh Jarrah che potrebbe risvegliare le tensioni con Hamas.

CORRIERE della SERA - Davide Frattini: 'Bennett, il milionario con la kippah. Sarà il nuovo premier di Israele?'

Raccontano sia in grado di citare a memoria le battute di Seinfeld quanto la Torah. E che abbia applicato questa capacità agli slogan della prima campagna elettorale, quando è entrato in politica otto anni fa. «Ci sono eventi che la maggior parte di noi sa non succederanno mai: i Sopranos non torneranno per una nuova stagione e non ci sarà un piano di pace con i palestinesi». Così: senza compromessi e per lui senza contraddizioni. Eppure qualcuna se la porta dietro: Naftali Bennett è stato il direttore del consiglio di Yesha, l'organo politico che rappresenta i coloni in Cisgiordania, ma vive a Raanana sobborgo a nord di Tel Aviv dove ritrova gli anglos come lui — con accenti americani, britannici, sudafricani — ed è abitato in maggioranza da programmatori, ingegneri, inventori di start-up. Quello che faceva e che lo ha reso multimilionario prima di questa corsa — ancora a ostacoli — fino alla poltrona di primo ministro. Porta sulla testa una piccola kippah all'uncinetto che simboleggia il sionismo religioso, ma non ampia come quella dei coloni più oltranzisti e razzisti: potrebbe essere il primo capo del governo a indossarne una nella Storia del Paese, di sicuro il primo rappresentante del movimento che vuole mettere insieme la fede e la fedeltà allo Stato. E osservante, la moglie no: quando sono andati a vivere per un periodo nell'Upper East Side di Manhattan — ha detto orgoglioso al settimanale New Yorker — Gilat ha lavorato come cuoca pasticciera e «ha fatto ricredere alcuni critici sulle virtù della crème brulée». Resta un prodotto delle yeshiva che ha imparato le lezioni del rabbino Abraham Isaac Kook e potrebbe essere in grado — scrive il quotidiano Yedioth Ahronoth — di incoraggiare gli israeliani a ritrovare l'unità perduta: «Il sionismo religioso ha sempre aspirato a costruire ponti tra devoti e laici, umanesimo e fede, nazionalismo e universalismo». Certo non la versione razzista e xenofoba — continua il giornale più venduto nel Paese — di Bezalel Smotrich o Itamar Ben Gvir. Dei due anni in cui è stato capo dello staff per Benjamin Netanyahu, allora all'opposizione, preferisce non parlare. Una volta si sarebbe lasciato scappare che i dissapori sono sorti con Sarah e che aver lavorato con lei è «come essere sopravvissuto a un corso di terrorismo». Tra il 2006 e il 2008 la moglie del premier in carica ha reso la vita difficile anche ad Ayelet Shaked, che dopo ha fondato i nuovi partiti della destra assieme a Bennett e adesso potrebbe diventare ministra degli Interni, una delle otto donne a far parte del governo nascente, sarebbe un record. Netanyahu lo ha coltivato e allo stesso tempo temuto: quando è apparso sulla scena lo ha definito «un estremista pericoloso e messianico». Ha preferito tenerselo vicino per controllarlo e gli ha affidato vari ministeri fino alla seconda rottura: Bennett ha individuato il vuoto politico durante i primi mesi di lotta al Covid-19, è andato all'opposizione e si è trasformato in ministro ombra. Un attivismo sanitario che in una fase ha portato il suo piccolo partito a raggiungere oltre 20 deputati nei sondaggi, la realtà delle elezioni alla fine di marzo lo ha lasciato con 7. Deve tenerseli stretti: in due minacciano di votare no alla fiducia la settimana prossima, su di loro e sugli altri politici di destra nella coalizione si stanno abbattendo le manovre di Netanyahu: bolla Naftali come «un traditore» e il possibile governo «come pericoloso per il Paese», perché — ripetono i suoi megafoni sui social media — è formato da partiti della sinistra storica, fuoriusciti del Likud, il centro di Yair Lapid e una formazione araba islamista. Gli appelli ai picchetti davanti alle case di Bennett e Shaked hanno spinto i servizi segreti interni a mettere sotto protezione l'uomo che potrebbe prendere il posto di Netanyahu dopo 12 anni al potere senza interruzione.

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