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Il Giornale - Shalom Rassegna Stampa
28.05.2021 L'Onu criminalizza ancora Israele
Due analisi di Fiamma Nirenstein

Testata:Il Giornale - Shalom
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «L'ultimo sfregio dell'Onu: 'Crimini di guerra i raid di Israele su Gaza' - Israele e la nuova frontiera di difesa»
Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 28/05/2021, a pag. 13 con il titolo "L'ultimo sfregio dell'Onu: 'Crimini di guerra i raid di Israele su Gaza' ", l'analisi di Fiamma Nirenstein; da SHALOM online l'articolo "Israele e la nuova frontiera di difesa".
Ecco i due commenti:

Ecco gli articoli:

IL GIORNALE: "L'ultimo sfregio dell'Onu: 'Crimini di guerra i raid di Israele su Gaza' "

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Fiamma Nirenstein

Non è un giocattolo, qualcuno dovrebbe dire al Consiglio dell'ONU, non sono roba vostra i Diritti Umani tanto che possiate usarli a vostro piacimento per delegittimare Israele con una risoluzione, una commissione, un'accusa insensata. L'accusa è facile da gestire, "crimini di guerra": poiché ci sono dei civili morti anche se su 283, 254 sono, secondo l'IDF (Esercito israeliano), in realtà guerriglieri o leader di Hamas. Il fatto che fossero in edifici civili, ha dato legittimazione tecnica per sostenere che Israele ha agito contro degli innocenti. Anche se è ovvio che nella guerra di Hamas i civili sono gli scudi umani che il gruppo terrorista usa per difendere le sue postazioni da cui partono missili progettati e programmati per lo scopo di colpire i civili israeliani. È impossibile, quando il nido di missili che ti spara è dentro una casa o un ufficio, far finta di niente per compiacere l'ONU, ignorare i tuoi cittadini. Se non fermi il missile, verranno feriti o uccisi. Il nominalismo è il genitore legittimo della menzogna, e la menzogna serve, in questo caso, alla legittimazione dell'odio contro Israele: dei civili sono stati uccisi. Perché? Di chi è la responsabilità? Erano davvero civili? Stavolta il movimento di odio è più vasto del solito, dalle organizzazioni terroriste che si auto-legittimano come movimenti di liberazione si estende alle Istituzioni, dalle Istituzioni alle piazza di sinistra specie negli USA. L'ultimo episodio, dopo le accuse del Tribunale Internazionale, dopo quelle dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, dopo la richiesta dei Deputati americani democratici a Biden di tagliare i fondi a Israele, alla presa di posizione del Consiglio per i Diritti Umani. Attenzione, vorremmo avvertire la presidente signora Bachelet: il giuoco è vasto, come è stato spesso nel passato quando ci si avventura nell'antisemitismo. La religione dei diritti umani mostra, essa stessa,una grave crisi poiché vuole incriminare uno Stato, lo Stato ebraico aggredito per motivi ideologici con 4500 missili da un'organizzazione terrorista. Questo rischia di creare una valanga ideologica: la religione dei Diritti Umani infatti è quella dominante dalla fine della Seconda Guerra Mondiale: dopo che la Storia d'Europa, della grande civilizzazione occidentale, franò sulle ceneri create dall'odio contro gli ebrei, ai giorni nostri si sbrecciano le istituzioni di un mondo di umanità e rispetto, soprattutto l'Onu, mentre si accende di nuovo un cespuglio ardente di odio contro Israele e contro gli ebrei che si espande alla piazza. E come allora si crearono una cultura ramificata e istituzioni molteplici per giustificare l'odio antisemita, ecco che oggi siamo di fronte allo stesso fenomeno. La civiltà dei diritti umani, il Palazzo di Vetro, brucia oggi sulle menzogne che costruisce sullo Stato del Popolo ebraico, ovvero su Israele, ovvero sugli Ebrei. Certo, ci sono ebrei che sono parte della medesima cultura, come quelli del giornale Ha'aretz che ha pubblicato ieri in prima pagina le foto dei bambini morti a Gaza. Un'accusa non a caso copiata dal New York Times, che ha condotto per tutta la guerra una campagna contro Israele. Che Ha'aretz lo segua non stupisce: la sacrosanta moralità ebraica è sovente preda di confusione, e la delegittimazione dell' impresa del popolo ebraico di tornare alla sua terra è oggetto di molti fanatismi, da quello ultrareligioso a quello comunista, ambedue antisionisti. E oggi, Israele è fra gli oppressori bianchi nella testa malata di chi ha bisogno di nemici. Ieri è accaduto di nuovo, un altro mattone della delegittimazione dello Stato Ebraico, della speranza di vederlo sparire nel disprezzo dei suoi nemici: l'UNHRC, ovvero il Consiglio per i diritti umani dell'ONU ha messo all'Ordine del giorno addirittura un embargo di armi a Israele mentre stabilisce una Commissione, una delle tante che esistono solo per Israele, per investigare quelli che già definisce "crimini di guerra contro i palestinesi". La Risoluzione è di iniziativa palestinese e pakistana, a nome dell'Organizzazione della Cooperazione Islamica. Sarebbe la prima volta che l'UNHRC crea una sua Commissione permanente dedicata a uno Stato. Deve essere davvero uno Stato molto pericoloso. D'altro canto quando nel 2006 la "Commissione" fu rinominata "Consiglio" proprio per cercare di mettere un velo sull'odio anti-israeliano che ne aveva sempre permeato il lavoro, dei 191 Stati membri, compresi, che so, l'Iran e la Cina, nessuno fu dichiarato violatore dei Diritti umani, e Israele lo fu 27 volte. L'ONU è fatta tutta così, Consiglio di Sicurezza, Assemblea Generale, Commissioni... : un terzo e più di tutte le sue Risoluzioni di condanna sono dedicate a Israele, le maggioranze sono un'automatica costruzione islamico- terzo-mondista, col contributo dell'opportunismo, della paura dei Paesi occidentali. Compresa l'Italia, anche questa volta. Il crimine di guerra indagato sarebbe dunque difendere la propria gente da un'aggressione terrorista, operata da un gruppo omicida che domina due milioni di persone con una ideologia omicida dedicata non solo agli ebrei, ma a tutto l'Occidente. Il crimine di guerra è difendere la popolazione, apartheid, stabilire un confine come farebbe qualsiasi Paese specie se il vicino vuole ucciderti e permettere la maggiore libertà di movimento e la più grande eguaglianza di diritti... Perpetratore di pulizia etnica mentre la popolazione sia arabo-israeliana che palestinese oltre la linea verde si sono quintuplicata, razzista anche se soccorre con amore persino le vittime della guerra in Siria e ha spesso vent'anni a riportare tutti i suoi ebrei neri dall'Etiopia. Il disegno è chiaro: delegittimare fino a distruggere. Ma è un disegno stantio, inutile, Israele ha tutti i mezzi per impedirlo.

SHALOM: "Israele e la nuova frontiera di difesa"

Non ci proverò ancora una volta a insistere nello spiegare le buone ragioni di Israele, nel raccontare la storia, nell'insistere sulla evidente vicenda dei compromessi e patteggiamenti, sulla ricerca di pace sempre elusa dai palestinesi. Non c'è logica che possa convincere coloro che marciano nelle strade contro Israele con le bandiere di Hamas, come non c'è mai stata logica, nella storia, che abbia potuto convincere chi odia, o disprezza, o biasima il popolo ebraico. La guerra è stata, nelle sue ragioni e nel suo svolgimento, molto semplice: Hamas ha attaccato i cittadini nella sua guerra di distruzione terroristica, Israele ha risposto. Anche la storia del popolo ebraico nel suo ritorno a casa è semplice: Israele è l'unico Paese che da tremila anni abbia avuto la medesima capitale, ideale o reale. Ma ambedue vengono, insieme, messe in discussione, e il diritto a difendersi viene travestito da apartheid, occupazione, pulizia etnica... Ogni elemento è parte della cucina nel calderone della delegittimazione di un popolo indigeno, per la gran parte strappato dalla sua terra, che ha sofferto nel mondo persecuzioni incomparabili, fino a costruire il proprio ritorno in una terra contestata, ma mai abbandonata del tutto. Chi sa la storia sa che Gerusalemme è stata una città a maggioranza ebraica già dall'800, che gli ebrei pur cacciati, non hanno mai abbandonato il presidio di molte città, e anche che Gerusalemme è rimasta la stella polare, morale, culturale, religiosa dell'ebraismo così come la lingua ebraica ha seguitato a essere una lingua viva alle più diverse latitudini, fino alla grande rinascita di Eliezer Ben Yehuda. Questa convinzione, ovvero quella della legittimità nazionale di Israele è stata di nuovo contestata proprio mentre qui la gente correva nei bunker per ripararsi dalla pioggia di missili: quando si sente gridare dalla folla a Londra o a Roma "from the rever to the sea Palestine will be free" non è libertà di opinione. “Free” vuol dire libera: libero, vuol dire finalmente se stesso; nella interpretazione più estrema dell'antisemitismo: un mondo privo di ebrei, privo di Israele delegittimato della sua presenza fondamentale in quanto Stato del Popolo ebraico. Questo si sente adesso: il rifiuto di consentire a Israele il palese diritto all'autodifesa di ogni popolo, perché il popolo ebraico non l'ha mai avuto nei secoli. Quando l'Unione Europea insinua che Israele agisca senza moderazione, prima di tutto non conosce i numeri e non sa quindi che Hamas ha sparato 4340 missili di cui kipat Barzel ha bloccato il 90 per cento, ma che hanno distribuito terrore, distruzione, feriti e 12 morti in tutta Israele, fino nella capitale e fino a Tel Aviv, e che ogni nido di missili era nascosto secondo i piani di guerra di Hamas, ben preparato, in una struttura civile, case, scuole, ospedali. Israele ha messo un'immensa cura nel cercare di evitare, nell'impossibile situazione, la perdita di civili, tanto che sui 200 morti circa 160 sono terroristi, con nome e cognome. L'IDF non poteva altro che ottemperare all'indispensabile dovere di fermare i missili: ogni esitazione, ogni ritardo, sarebbe stata semplicemente complicità con un nemico che ha giurato nella sua stessa Carta costitutiva di uccidere gli israeliani e gli ebrei in generale. Le risoluzioni dell'UE, per fortuna bloccata dal gesto coraggioso dell'Ungheria che ha posto il veto, chiedeva un immediato cessate il fuoco. Sarebbe stata un'altra forma di delegittimazione del diritto di Israele alla vita in quanto Paese libero nei suoi confini: è chiaro a chiunque che una guerra giuocata da Hamas mettendo a difesa dei suoi missili i due milioni di cittadini di Gaza non può essere conclusa lasciando in piedi il sistema terroristico che spara nelle vite delle persone. Questo significa che Israele non avrebbe potuto, neppure secondo il diritto internazionale, abbandonare i suoi cittadini alla strategia di Hamas che fa proprio della casualità terrorista dei suoi attacchi, per altro coordinati e finanziati nell'ambito della strategia di dominio islamista dell'Iran, il nocciolo della sua Guerra Santa. Adesso possiamo solo sperare che i risultati ottenuti dalla legittima difesa di Israele blocchi il fuoco per un tempo lungo. Che gli aiuti umanitari non si trasformino in potere e armi per Hamas. Ma qui interviene l'elemento della delegittimazione, che ha tante strade diverse, e che abbiamo visto all’opera sul tema del diritto alla vita. L'Italia ha diritto a difendersi, ce l'ha la Francia e ce l'hanno gli USA: se qualcuno ne bombardasse la capitale, finché l'esercito non fermasse la fonte del danno bloccando i nidi dei missili, questi Paesi non si fermerebbero. Israele ha accettato la tregua assediata dalla pressione internazionale, pur consapevole che sarebbe stato in suo potere distruggere il nemico se l'avesse voluto, certa che l'odio e la propaganda nemica avrebbe immaginato subito la prossima puntata, avrebbe proseguito sulla stessa strada. D'altra parte, c'è ormai, come si è visto anche nell'atteggiamento di Biden, la chiara sensazione che a causa della strategia islamista guidata dall'Iran, non solo Israele ma l'intero mondo occidentale corra un pericolo senza precedenti. Sono due pensieri antagonisti e compresenti, che in questi giorni si scontrano a Vienna dove si discute il ripristino del folle accordo JCPOA con l'Iran. Gli USA in una deriva insensata lo perseguono, rischiando la destabilizzazione di tutto il Medio Oriente. La prossima guerra di difesa si combatte su questa frontiera.

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